Il nostro viaggio nella storia dei Mondiali volge al termine e si conclude con la puntata di ieri, in attesa che domani in Brasile esordisca l’ultima super accessoriata edizione.
Inevitabilmente, soprattutto nell’ultimo mese, il panorama editoriale e mediatico si è riempito di memorabilia e narrazioni tematiche, come era lecito aspettarsi in un’epoca di condivisione in rete dei saperi. Speriamo, comunque, di aver trovato un approccio interessante, cercando di raccontare attraverso il filtro di partite che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato il segno oltre lo scadere dei minuti regolamentari. A volte, anche per le connotazioni storiche che le hanno permeate, come nel caso di Argentina – Olanda del ‘78 o di Germania Ovest – Germania Est del ‘74.
Abbiamo raccontato di Ronaldo, Maradona e Zidane, non solo nel momento delle loro vittorie, ma anche quando hanno incontrato sconfitte cocenti. Ma anche di chi non riuscì a vincere, come il cecoslovacco Masopust nel ‘62 ed Eusebio nel ‘66. O la Danimarca dell’86.
E abbiamo ricordato storie di calciatori la cui vita ha avuto risvolti tragici, come “il Mozart del pallone”, Matthias Sindelar, stella del Wunderteam austriaco negli anni ’30 e poi “suicidato” dopo l’avvento del nazismo. O come Park Seung-Zin, il calciatore coreano – membro della squadra che nel ’66 rifilò una storica sconfitta all’Italia – che stando ad alcune testimonianze finì nei campi di lavoro del regime, ridotto a vivere come una larva. O la storia dello sfortunato Joe Gaetjens, dapprima eroe americano, per aver segnato il gol dell’incredibile vittoria statunitense contro i maestri inglesi nel ‘50, poi ucciso per mano del dittatore haitiano Papa Doc Chevalier. A riprova di come i fatti calcistici possano andare ben oltre le contingenze del rettangolo di gioco, a volte anche molti anni dopo (a voler confessare delle preferenze, alla storia di Gaetjens, va, su tutte, la nostra personale simpatia).
In altre occasioni abbiamo preferito raccontare partite che sono rimaste celebri per la propria intensità agonistica, come Francia – Germania Ovest dell’82 o Italia – Germania Ovest a Messico ’70. Curiosamente, come spesso accade nella storia del calcio, le storie più affascinanti passano per una sconfitta dei tedeschi (tranne nel caso della Grande Ungheria del ‘50, che invece proprio contro i tedeschi vide implodere la propria leggenda).
Altre storie, come quella dell’Italia nell’82, dell’Olanda nel 1974, della stessa Ungheria del ‘54 o del Brasile nel ‘50 sono invece rimaste appena accennate, non certo per mancanza di fascino o di interesse, piuttosto per evitare una sovrabbondanza narrativa, rispetto ad argomenti già largamente e felicemente trattati dalla letteratura calcistica.
Ci congediamo quindi ricordando nell’elenco sottostante le puntate trattate, per chi volesse rileggerne qualcuna o averne una visione completa. Sperando che vi siano piaciute.
1 Camerun – Colombia e i colori di Italia 90;
2 Uruguay 1930 e il primo gol della Coppa del Mondo;
3 Corea e Giappone 2002, un mondiale di… cose turche;
4 Germania 1974, “E tu dov’eri, quando segnò Sparwasser?”;
5 Italia 1934, il “Wunderteam” austriaco si arrende agli azzurri;
6 Cile 1962, il torneo di Garrincha. E di Masopust;
7 Francia 1938, la semifinale di Marsiglia e il bis dell’Italia;
8 Messico ’70, Italia-Germania 4-3 – “El partido del siglo”;
9 Argentina 1978, Olanda-Argentina e il palo che fece tremare i generali;
10 Brasile 1950, il Miracolo di Belo Horizonte. Gloria e tragedia di “Joe” Gaetjens;
11 Messico ’86, la breve favola della Danimarca;
12 Svizzera 1954, la battaglia di Berna e la Grande Ungheria, prima della disfatta;
13 Spagna 1982, la notte di Siviglia e l’uscita di Schumacher su Battiston;
14 Francia ’98, la sfida tra Zidane e Ronaldo e Usa-Iran, “la madre di tutte le partite”;
15 Svezia 1958, Pelé alla conquista del mondo;
16 Germania 2006, il ritorno di Zidane e la marcia della Francia:
17 Inghilterra 1966, la parabola della Corea e la stella di Eusebio nella Swinging London;
18 USA 1994, Argentina-Grecia e il destino di Maradona, triste, solitario y final;
19 Sud Africa 2010, la prima volta della Spagna.