Home » La quinta di Buffon

Nel mondo dei calciofili, le partiture temporali sono inesorabilmente scandite a ritmi quadriennali. A ogni scadenza mondiale, corrisponde un tratto di strada e una casella della memoria. Dov’ero, quando Di Biagio colpì quella maledetta traversa? E quando l’arbitro Byron Moreno affondò insieme al coreano Ahn l’Italia di Trapattoni? E nella notte di Dortmund, quando Fabio Grosso indovinò il giro vincente che avrebbe aperto agli azzurri di Lippi la via di Berlino? Dove eravamo quando i mesti ex campioni del mondo lasciavano il Sud Africa dopo uno sconfortante trittico di figuracce?

Per Gigi Buffon però, la risposta sarà sempre la stessa: era al seguito degli azzurri, nel bel mezzo dello svolgersi degli eventi, spesso sulla linea dei sette metri e trentadue che intercorre tra un palo e l’altro della porta azzurra. Monumento al valor difensivo del calcio nostrano, icona spaziotemporale per quanti si ricordano dell’esistenza del calcio solo durante la massima competizione mondiale, quando tra un ‘insalata di riso e una birra chiara in lattina, risuona l’inno e l’afrore estivo si stempera strombettando alla lettura delle formazioni. Per un ventenne di oggi non c’è stato altro portiere a guardia della porta italiana se non Buffon, un po’ come era accaduto anni prima con Dino Zoff. Dall’era Maldini a quella Trapattoni, da Lippi a Prandelli (passando per Zoff e Donadoni), il volto mondiale dell’Italia, magari meno sbarazzino e più navigato, è sempre il suo. “Gioca ancora Buffon?” ci chiederanno i fidelizzati dell’ultima ora. Sì, gioca. Come sempre, da sedici anni a questa parte.

Nel 1998 non scese in campo, ma contribuì alla qualificazione subentrando a Pagliuca nello spareggio contro la Russia. Fu convocato come terzo portiere e nel corso della manifestazione divenne secondo, stante un infortunio occorso a Peruzzi. Nel 2002 invece guidò la difesa nelle quattro partite disputate dall’Italia del Trap e condivise il destino truffaldino della squadra, pur avendo parato un rigore al coreano Ahn, al quarto minuto della summenzionata sfida di Daejon.

Nel 2006, Gigi Buffon realizzò le promesse che gli addetti ai lavori avevano ravvisato nel suo zodiaco tecnico, fin dal ’95, anno del suo esordio in A, non ancora maggiorenne. Al culmine della maturazione tecnica e della reattività fisica, diventò campione del mondo da protagonista e firmò con i suoi guantoni il successo degli azzurri. Non vinse il Pallone d’Oro, che andò al collega di reparto Cannavaro, ma in molti ritennero che lo avrebbe meritato di nuovo un portiere, dopo il caso unico e raro della leggenda russa Jascin nel 1963.
Nel 2010 invece l’avventura di Buffon terminò ancor prima di quella degli altri azzurri, per via di un infortunio durante la partita con il Paraguay che lo costrinse alla resa. Fu l’unica occasione per vedere all’opera un altro portiere, Marchetti, ma i risultati confermarono che non era giunto ancora il momento di abdicare.
Come Buffon solo due giocatori hanno disputato cinque mondiali, il messicano Carbajal (1950, 1954, 1958, 1962 e 1966) e il tedesco Mattheus (1982, 1986, 1990, 1994 e 1998). Davanti al numero uno azzurro sono sfilati nel tempo campioni come Ronaldo e Zidane, Rivaldo e Batistuta, Ronaldinho e Beckham.

Una vita tra i protagonisti, con la voglia di rimanere ancora sul proscenio. Pronto a chiudere lo specchio della porta in uscita, a coprire sul palo, a respingere di pugno e a rimediare all’errore di un difensore, emanando sicurezza ai compagni e deprimendo gli avversari, come una porta blindata di fronte ai malintenzionati. Con l’obiettivo, recentemente dichiarato, di raggiungere Zoff nel primato di longevità e magari, a 40 anni, stabilire un record storico di presenze, con un sesto mondiale. Ma è ovviamente presto per parlarne, probabilmente Buffon ha solo voluto mettere le mani avanti. Come del resto si addice al suo ruolo. Il 14 giugno, all’esordio contro l’Inghilterra, Buffon sarà pronto invece a mettere avanti i guantoni, da protagonista, ancora una volta. Manco a dirlo, nell’ultima sfida tra le due squadre giocata a Kiev per l’Europeo 2012, Buffon era lì. E parò un rigore ad Ashley Cole.