Verso Brasile 2014: l’Olanda

Trentadue Nazionali, un unico obiettivo: salire sul tetto del mondo e alzare al cielo la coppa. Lo stesso trofeo sollevato da grandi capitani come Casillas, Cannavaro, Cafu, Deschamps, Matthäus, Maradona, Zoff e Pelé. Proviamo a conoscere meglio ciascuna delle squadre partecipanti attraverso due appuntamenti giornalieri, uno alle 9 e uno alle 18. Manca poco al calcio d’inizio, meglio non farsi cogliere impreparati!
Proseguiamo oggi con l’Arancia Meccanica, l’Olanda.

AMARCORD MONDIALE
L’Olanda, insieme col celeberrimo Brasile del Maracanaço, è l’unica squadra che il mondo ricorda per essere arrivata in finale e non aver vinto i Mondiali. Nel 1974, infatti, la mitica Arancia Meccanica di Johan Cruijff, Neskeens, Rensenbrink e Rep perse l’atto conclusivo della manifestazione iridata contro i padroni di casa tedeschi, dopo essere anche andata in vantaggio ma, soprattutto, mostrò al mondo il suo total voetbal (in italiano “calcio totale”), che ha notoriamente sconvolto gli allora imperanti dogmi calcistici. La rappresentativa arancione, da allora, ha raggiunto altre due finali, venendo sempre sconfitta, e si presenta anche a questa nuova edizione del Mondiale verdeoro da vicecampione.

LA STRADA PER IL BRASILE 
Un cammino semplicemente impressionante quello degli Oranje nelle qualificazioni alla fase finale: l’Olanda ha infatti vinto nove delle dieci gare del girone in cui era stata sorteggiata e dove non mancavano possibili insidie. A far le spese del dominio dei Tulipani anche vittime eccellenti come la Romania, l’Ungheria e soprattutto la Turchia, tutte sconfitte due volte su due. A sorpresa, l’unica squadra a fare punti con la compagine di van Gaal è stata l’Estonia, che ha fermato van Persie e compagni tra le proprie mura pareggiando 2-2 e sfiorando la vittoria (il pareggio del centravanti dello United è arrivato al 94′, su rigore). Restano sconvolgenti le statistiche: appena cinque gol subiti in 900 minuti a fronte dei 34 fatti (uno ogni 26 minuti e mezzo).

LA DIFESA (Voto: 6,5)
La retroguardia è decisamente il tasto dolente della compagine. A protezione della porta, infatti, c’è il reparto più inesperto dell’intera Nazionale. Considerando i dieci difensori pre-convocati, balza all’occhio immediatamente il dato dell’età media: 23 anni e mezzo (che non si è alzato granché nemmeno con la lista definitiva). Davvero basso, soprattutto considerando quanto sia importante l’esperienza per un uomo di retroguardia nel calcio di oggi. Mancando Heitinga, escluso per scelta tecnica, a guidare il reparto sarà senz’altro Ron Vlaar, il quale però non è certo un veterano: solo poco più di 20 presenze per lui in Nazionale. Quello che dovrebbe essere l’altro “esperto” del gruppo, Verhaegh, capitano 30enne dell’Augsburg, ha indossato la maglia oranje appena due volte in carriera per un totale di 91 minuti. Gli altri membri del pacchetto di retroguardia olandese non possono comunque vantare più di una quindicina di caps nei casi migliori o appena un paio in quelli peggiori. Sapendo che si tratta di uomini (sia i più giovani, sia i più esperti) che anche a livello di club hanno giocato pochissimo in competizioni internazionali, la preoccupazione che la difesa scelta da van Gaal per affrontare il difficile Mondiale brasiliano possa non essere all’altezza della competizione è più che giustificata.

IL CENTROCAMPO (Voto: 7,5)
Inutile nasconderlo: il grave infortunio di Kevin Strootman di qualche mese fa ha privato questa squadra di uno dei suoi giocatori chiave. Il centrocampo olandese può senz’altro contare sul solito (e solido) Nigel de Jong, ma chi dovrà condividere col milanista il peso dell’interdizione e la responsabilità di far ripartire l’azione è ancora un bel rebus. L’incombenza certamente non toccherà a Rafael van der Vaart, il quale già non veniva esattamente dalla sua miglior stagione in carriera (il suo Amburgo s’è salvato al pelo dalla retrocessione) e in più ha rimediato un brutto infortunio che lo costringerà a saltare la rassegna iridata. Al suo posto potrebbe avere una chance Jordy Clasie del Feyenoord o, in caso di centrocampo a tre, anche de Guzmán dello Swansea (adattandosi), senza dimenticare che, a guidare le transizioni offensive dei Tulipani, c’è sempre un certo Wesley Sneijder. Nonostante non sia al massimo del suo vigore, il Folletto di Utrecht resta sempre un giocatore in grado di mandare in porta chiunque, se è in giornata. L’infortunio non preventivato di van der Vaart, inoltre, fornisce una chance anche a Fer, non particolarmente brillante in Premier con il Norwich, di riscattare una pessima stagione con la maglia oranje.

L’ATTACCO (Voto: 8,5)
Robben, van Persie, Huntelaar, l’immarcescibile Kuyt come chiocce; Depay, Promes Boëtius come talenti in rampa di lancio; Lens e Wijnaldum per il definitivo salto di qualità anche in Nazionale. L’attacco dell’Olanda è come una bomba pronta a scoppiare in qualunque momento e rappresenta il reparto di maggior talento della compagine, con tanti e tali nomi da far invidia a quasi tutte le altre partecipanti, un mix letale di abilità cristalline, esperienza e gioventù scavezza-collo potenzialmente in grado di far saltare il banco sempre e comunque. Senza dimenticare che, come si diceva poc’anzi, a ispirare questa moltitudine di talenti c’è sempre uno come Sneijder.

IL CAPITANO
Robin van Persie ha decisamente poco bisogno di presentazioni. È il centravanti del Manchester United, ha quasi 31 anni e scorrazza per i campi di Premier League da ormai dieci, dopo essere cresciuto nel Feyenoord. Sono già stati spesi fiumi di inchiostro su di lui, nato come esterno d’attacco e successivamente reinventato prima come trequartista (e/o seconda punta) e poi come numero 9 puro (sebbene sia un numero che veste solo in Nazionale). Capocannoniere di Premier League in due delle ultime tre edizioni, van Persie è anche il miglior realizzatore della storia della Nazionale olandese, nonché il top scorer delle qualificazioni ai Mondiali per la sezione europea.

LA STELLA
Considerando sia lo stato di forma attuale dei giocatori olandesi sia il curriculum sia le doti tecniche, non c’è molto su cui tergiversare: il giocatore simbolo della compagine è Arjen Robben. L’ala destra del Bayern Monaco è colui sul quale gravano più attese, perché Sneijder non è più quello di quattro anni fa e van Persie arriva ai Mondiali dopo un lungo infortunio. “Cocco” di van Gaal che già lo volle fortemente in Baviera cinque anni fa, Robben ha dimostrato nella sua carriera di poter essere spesso decisivo, andando anche a segno nella finale di Champions del 2013. Giocatore poliglotta (parla cinque lingue), è capace di decidere da solo le partite, ha vinto ovunque sia andato (soprattutto nel Bayern, però) tranne, manco a dirlo, che con la sua Nazionale. Difficile dire se questa sarà la volta buona: certamente il numero 10 del Bayern, come sempre, è determinato a provarci.

IL COMMISSARIO TECNICO
Louis van Gaal. Tre parole, una leggenda. Allenatore che impone il suo calcio e le sue idee in Europa da oltre vent’anni, durante i quali ha vinto quasi tutto in ogni Paese sia andato, l’ex tecnico dell’Ajax Campione d’Europa nel 1995 è alla sua seconda esperienza alla guida della rappresentativa del suo Paese. La prima risultò disastrosa con gli Oranje che fallirono addirittura la qualificazione per l’edizione nippo-coreana della massima rassegna calcistica internazionale. Stavolta, van Gaal ha già fatto molto meglio e, sebbene il Girone B sia il più duro in assoluto, l’ex mister di Barcellona e Bayern si giocherà al meglio le sue carte per portare i suoi più avanti possibile. In realtà, l’obiettivo che la Federcalcio pare avergli dato era quello di forgiare un nuovo gruppo di giovani su cui costruire l’Olanda del futuro anche attraverso la partecipazione ai Mondiali: se davvero fosse tutto qui, allora van Gaal avrebbe già finito il lavoro. Il mister però è ambiziosissimo, come sempre, per cui, se ci sarà anche solo una minuscola chance di andare oltre le aspettative… Beh, l’allenatore olandese non starà certo a guardare.

LA FORMAZIONE TIPO (4-2-3-1)
Cillessen; Janmaat, Vlaar, Martins Indi, Blind; de Jong, Clasie; Robben, Sneijder, Lens (Kuyt); van Persie.

VOTO GLOBALE: 7,5
Il 7,5 finale che la redazione ha assegnato alla squadra di van Gaal risente pesantemente del vuoto causato dall’assenza di un giocatore chiave come Strootman, unico per caratteristiche nella rosa, e di una difesa veramente molto giovane e inesperta per un simile palcoscenico. Per di più, l’Arancia Meccanica è stata sorteggiata in un girone davvero tosto, dove Spagna, Cile e Australia sicuramente sono tra i clienti più difficili che potevano capitare nelle rispettive fasce d’estrazione. La sensazione è che sarà già complesso arrivare agli ottavi: fatto questo, probabilmente, a meno di miracoli, quest’incarnazione dell’Olanda non può ambire ad andare oltre i quarti di finale.

Video: la mostruosa affermazione interna dei Tulipani ai danni della malcapitata Ungheria nel corso delle partite di qualificazione. Bella immagine l’abbraccio di van Persie a Kluivert, subito dopo che l’asso dei Red Devils ha firmato il gol che gli ha consentito di raggiungere come numero di reti in Nazionale proprio l’ex giocatore del Barça.