Il campione del mondo dell’idiozia

L’ultimo week-end della corsa rosa c’ha portato sull’attesa salita dello Zoncolan, da sempre una montagna mitica per gli amanti delle due ruote. Una salita aspra con punte del 22%. Una serie di versi danteschi lungo il tragitto che ne fortificano la durezza, un vero e proprio inferno in cui non si può scattare, ma bisogna semplicemente resistere. Una montagna tattica dove è fondamentale avere la cognizione precisa delle proprie forze per saperle dosare al meglio al fine di evitare di piantarsi e alzare in anticipo bandiera bianca.

Uno spettacolo che ogni anno viene contornato dallo spettacolare pubblico che giunge in massa, chi in bici e chi con altri mezzi, e si piazza lungo i bordi della strada, attendendo l’arrivo dei propri beniamini. Uno stadio naturale del ciclismo come lo hanno definito molti addetti ai lavori. Purtroppo tra i tanti appassionati si mischiano tifosi o presunti tali, che osano troppo e vanno oltre le normali regole del seguire civilmente una gara ciclistica. Elementi presenti in quasi tutte le grandi corse a tappe e non solo. Gente protagonista di inutili spinte, alcuni con la tendenza di piazzarsi davanti al ciclista per scattare una foto, senza pensare che quel movimento può ostacolare il ciclista. Poi ci sono quelli che corrono troppo vicino ai ciclisti e vederli in televisione mette sempre dei grossi brividi.

Il più delle volte va bene anche se questa eccessiva presenza rischia di essere fastidiosa. In alcuni casi, purtroppo, arriva il patatrac. Nel 1999 Giuseppe Guerini venne fatto cadere da un fotografo imprudente, ma riuscì lo stesso a concludere primo sull’Alpe d’Huez. Oggi, invece è stata la volta di Francesco Manuel Bongiorno: il ciclista della Bardiani stava seguendo la ruota dell’australiano Rogers in testa alla corsa, ma il gesto sconsiderato di un tifoso, una spinta totalmente evitabile, lo ha costretto a una brusca frenata e alla perdita dell’equilibrio. Uno stop che si paga a caro prezzo su salite come queste e che ha praticamente tolto dai giochi il povero Bongiorno.

Probabilmente Rogers avrebbe avuto la meglio in uno sprint a due, ma sarebbe stato sicuramente più giusto che se la fossero giocata fino alla fine e senza interventi di fattori esterni. Il tifoso in questione aveva indosso la maglia di campione del mondo e questo gli è valso il soprannome di “campione del mondo degli idioti” da parte di tutti gli appassionati, inviperiti per l’accaduto.

Quello dei tifosi e della loro esultanza fuori controllo è un problema da sempre presente, ma di difficile soluzione. Improponibile transennare tutto il tratto finale. Non resta che affidarsi al buon senso degli spettatori, che puntualmente viene meno. Purtroppo questi personaggi non sono in grado di capire l’esatta consistenza della fatica di un corridore: un incitamento può aiutare, ma tutto il resto fa solo da intralcio e costringe il ciclista ad aggiungere altri ostacoli oltre a quelli già imposti dalla natura della strada. Non si può controllare tutta la strada e allora si rende necessario l’intervento degli stessi tifosi, quelli veri, che devono allontanare tali personaggi o almeno illuminarli sui danni che possono provocare. Non dobbiamo permettere che uno spettacolo come quello a cui abbiamo assistito oggi debba essere rovinato da un gesto sconsiderato.

Cari tifosi, diplomiamoci in ottimi sostenitori. Non intralciamo la corsa e soprattutto “Facciamo il tifo, non facciamo gli idioti”.

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Elia Modugno