Confermati, Ciro

Ciro Immobile, capocannoniere del campionato italiano, lascia Torino in direzione Germania. Nello specifico Dortmund, non un posto qualsiasi: secondi in Europa un anno fa, i ragazzi di Jürgen Klopp sono una delle squadre più frizzanti d’Europa e mantengono questo status reinventandosi, cessione dopo cessione, innesto dopo innesto.

In questo contesto, chi scrive non fa parte della schiera di chi è preoccupato se il miglior bomber della Serie A 2013-2014 lascia il campionato: è semplicemente questo il momento storico che attraversa questo sport e prenderne atto è la prima medicina. Il primo passo verso la risalita, se vogliamo.

Insomma, adesso la palla passa a Ciro. Che sino a quest’anno era stato una promessa mantenuta solo a metà e poi a Torino ha trovato la condizione perfetta. Quell’annata in cui segneresti anche con la nuca da lancio di 50 metri: ma siamo sicuri che sia tutto qua?

Questo è, a mio modo di vedere, il punto: serve, ad Immobile e tutto il movimento italiano (Nazionale compresa) che quello di questo campionato non rimanga un exploit isolato, ma si dimostri il primo passo di una carriera sfavillante.

A questo proposito, il Signal Iduna Park sembra il posto ideale, perché permette al calciatore di crescere sul piano dell’esperienza, calandosi in un’altra realtà e incontrandosi/scontrandosi con altre tattiche, un’altra cultura, nuove abitudini, e gli apre le porte dell’elite del calcio europeo, di quella Champions League che è il Sacro Graal di chi pratica questo sport nel Ventunesimo secolo.

Perché, diciamoci la verità, tolto il mondiale (visto che è periodo…) non c’è nulla che un bambino non sogni di più della musica di questa coppa, dell’inno e di tutto ciò che circonda la coppa dalle grandi orecchie: abbiamo ancora negli occhi il trionfo del Real sull’eroico Atlético e ci piace pensare che una delle favorite del prossimo anni dovrebbe puntare, in attacco, su un giovane azzurro pronto a spaccare il mondo.

Se è vero dunque che la Juventus, co-proprietaria del calciatore (a questo proposito, l’abolizione della comproprietà apre scenari interessanti), ha fatto altre scelte e sono anche comprensibili, meglio Immobile all’estero di un Immobile fuori dalla coppa dei migliori, dove l’asticella si alza sempre un po’ di più.

L’unica perplessità è sempre la solita, è in chiave azzurra. E parla dell’ostracismo che spesso colpisce chi gioca all’estero, che deve dimostrare tutto e forse anche un 20-25% degli altri, quasi ci si dimenticasse che il calcio è diventato globale: incrociamo le dita che non sia così, perché il ragazzo c’è tutto e il talento non si discute.

Chiudo un sabato mattina premondiale, a questo punto, con una richiesta: confermati, Ciro. Anzi, sali ancora un po’ di più.

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Matteo Portoghese