Trentadue Nazionali, un unico obiettivo: salire sul tetto del mondo e alzare al cielo la coppa. Lo stesso trofeo sollevato da grandi capitani come Casillas, Cannavaro, Cafu, Deschamps, Matthäus, Maradona, Zoff e Pelé. Proviamo a conoscere meglio ciascuna delle squadre partecipanti attraverso due appuntamenti giornalieri, uno alle 9 e uno alle 18. Manca poco al calcio d’inizio, meglio non farsi cogliere impreparati!
Oggi è il turno della nave pirata: la Grecia.
AMARCORD MONDIALE
La Grecia torna alla fase a gironi dei Mondiali di calcio per la terza volta nella sua storia, la seconda consecutiva. Saranno pure passati i tempi di quell’Europeo di dieci anni fa, dove la magia e la forza morale di un gruppo fantastico spazzarono via tecnica e tattica altrui, ma sono pure alle spalle i ricordi di tornei mai iniziati o abbandonati in malo modo. In Sudafrica, la truppa dell’allora CT Rehhagel si arrese con onore ad Argentina e Corea del Sud. In Brasile, invece, dovrà dare battaglia a Colombia, Costa d’Avorio e Giappone.
LA STRADA PER IL BRASILE
Il Gruppo G non era tra i più proibitivi, ma era popolato da quelle compagini coriacee che, se sottovalutate e lasciate libere di pungere, sanno il fatto loro. Il Liechtenstein, pur essendo il più temibile calcisticamente tra i micro-stati, non ha dato problemi, così come le due baltiche, affrontate e sconfitte in maniera intelligente sia a Riga, sia a Vilnius, sia ad Atene. La Slovacchia, nonostante un prestigio internazionale in crescita e una buona vagonata di nomi di tutto rispetto, è apparsa in involuzione, pasticciona e autrice di troppi passi falsi. Santos si libera di Hamšík e compagni con un doppio 1-0, cosa che non riesce contro la Bosnia Erzegovina. Se al Pireo si esce con uno 0-0, a Zenica il risultato è rotondo: un 3-1 per i padroni di casa, frutto di un’impostazione di gioco aggressiva, che ha mandato in frantumi l’organizzazione ellenica, essenziale per una formazione così celebrale e serafica. Morale, sebbene a pari punti con i bosniaci, la Grecia arriva seconda e la qualificazione viene centrata solo dopo i playoff contro la Romania, finiti con un complessivo 4-2.
LA DIFESA (Voto: 6,5)
Tra defezioni e scelte impreviste, la difesa è il settore del campo che più ha dato problemi, a cominciare dalla porta. Nonostante la grande stagione, Tzorvas resta a casa, dando spazio agli altrettanto meritevoli Glykos e Kapino, ma soprattutto lasciando titolare Orestis Karnezis, che, nonostante abbia vissuto una stagione da dodicesimo a Granada, viene confermato senza indugi come il portiere del presente. Davanti al termatofylakas, si schiera una retroguardia a quattro, molto solida e rodata, vero punto di forza del gioco di rottura messo in pratica da Santos. Due potenziali titolari come Dimitris Siovas e Kyriakos Papadopoulos hanno dovuto alzare bandiera bianca per infortunio, mentre Avraam Papadopoulos è stato accantonato per scelta tecnica. Al suo posto, Vangelis Moras, premiato dopo la bella stagione a Verona, nonostante qualche screzio di troppo col c.t. portoghese. La linea titolare dovrebbe essere però così composta: Torosidis a destra, Papastathopoulos e Manolas centrali e Holebas a sinistra, con Tzavellas come valido sostituto ed eventualmente centrale riadattato. Sarà dei 23 anche Loukas Vyntra, titolare fisso del Levante ed elemento poliedrico del reparto arretrato, più probabilmente vice Torosidis.
IL CENTROCAMPO (Voto: 6,5)
Una distinzione netta tra reparto avanzato e centrocampo non è semplicissima, dato l’utilizzo di schemi eclettici come il 4-2-3-1 e il 4-3-3, che comportano molti cambiamenti di ruolo. Certo è che i mediani svolgono un compito di bilanciamento essenziale e sono ben identificabili. Innanzitutto Maniatis, giocatore importante nell’Olympiakos e, crediamo, puntello su cui ruoteranno i compagni di reparto, a seconda della partita. Se Santos punterà sulla mediana dura e pura, Tziolis è il giocatore ideale, così come Katsouranis, anche se quest’ultimo sarà forse più utile come centrale in caso di guai fisici dei titolari, dato che, oltre a Moras, nessun altro gioca stabilmente in quel ruolo. Mentre, se il portoghese vorrà qualcuno che imposti l’azione, la scelta ricadrà su Samaris, una tra le più piacevoli sorprese della Super League, capace di passare dal Panionios alla Champions League senza problemi, o Tachtsidis, adattabile anche a incursore e soprattutto mancino. Tra tanti dubbi, una certezza: Karagounis. Oltre 130 presenze in Nazionale maggiore, 37 anni suonati, ma cuore e gamba da ventenne, il capitano correrà il triplo degli altri, si sacrificherà e si imporrà sui ben più giovani avversari, tutto per onore della numero 10. Una boccata di offensivismo arriva anche da Kone, disegnato per essere il riferimento tra le ali e la punta, ma tutto dipenderà dal tipo di gara che il c.t. vorrà impostare.
L’ATTACCO (Voto: 6,5)
L’attacco greco si basa su di una punta centrale di peso e due ali molto mobili e rapide, che sappiano alternarsi, aiutare in difesa e dare poi profondità alla manovra. Qui si collocano due giocatori eclettici, capaci di recitare tutti i ruoli del reparto avanzato, come Salpingidis e Samaras. Non esiste dettame tattico restrittivo per questi due signori, che sanno inventare, proporsi e sacrificarsi con la stessa efficacia. I loro sostituti rispondono ai nomi di Fetfatzidis e Christodoulopoulos. Entrambi autori di una bella stagione sotto i nostri occhi, hanno dalla loro velocità e tecnica, ma soprattutto sanno interpretare vari ruoli, fatto molto positivo, poiché probabilmente la posizione occupata in Serie A non sarà la stessa in cui giocheranno in Nazionale. E ora, l’artiglieria pesante. Kostas Mitroglou è uno dei volti più noti di questa squadra, grazie alle voci di mercato che lo riguardano. Nonostante sia afflitto da una serie di infortuni da novembre e non abbia giocato praticamente mai nel Fulham, Mitrogol rimane il principale riferimento offensivo della Grecia. Attaccante prolifico, possente, ma mobile, dalle prestazioni dell’ex Olympiakos dipenderà, per buona parte, l’esito della gara. Nel caso, c’è Fanis. Highlander della Nazionale della penisola, Gekas è sempre lì, pronto a intervenire con una zampata nel finale. In Turchia ha un’ottima media realizzativa, così come con l’Ethniki.
IL CAPITANO
Ininterrottamente in Nazionale dal 1999, Giorgos Karagounis rappresenta in tutto e per tutto la sua gente. Coriaceo e di gran cuore, con ben 132 presenze (che gli auguriamo di aumentare il più possibile) è il giocatore con più esperienza in Ethnikì, dopo aver superato Thodoris Zagorakis, storico capitano dell’Europeo 2004. Gran lavoratore di centrocampo, la sua bassa statura non gli è mai stata d’impiccio, anzi, gli ha permesso di sviluppare una propensione al dribbling e una certa esperienza nel procurarsi calci di punizione a favore. Abilissimo nello smistare il pallone, Karagounis è e resterà uno dei calciatori più amati della sua terra: un metro e settantacinque di instancabile operosità, con una faccia che più greca non si può.
LA STELLA
Trovare una stella in una Nazionale che fa della coesione uno dei suoi punti di forza non è mai semplice. Per prestigio e rispetto, si potrebbe parlare di Karagounis, se facessimo riferimento alla passione di chi vi scrive, nessun dubbio, Salpingidis. Alla fine, Kostas Mitroglou sembra la scelta migliore. Dopo la mega offerta del Fulham di 15 milioni che ha battuto la concorrenza italiana e grazie ai ritmi elevatissimi con cui sfornava gol, è senza dubbio lui il giocatore più conosciuto della rosa, sebbene si parli di una Nazionale che non dà spazio a goleade. L’infortunio di fine 2013 lo ha messo in difficoltà, ciò nonostante, Fernando Santos non se la sente di partire per il Brasile senza la sua punta più prolifica. Mitrogol ha mille motivi per disputare un grande mondiale: far sbarcare la Grecia agli ottavi per la prima volta, dimostrare che nonostante lo stop non ha perso il fiuto e di conseguenza riattirare su di sé gli appetiti delle grandi d’Europa.
IL COMMISSARIO TECNICO
Il cittì della Grecia nasce allenatore in Portogallo, ma ha alle spalle anni di esperienza nella penisola ellenica con AEK, Panathinaikos e PAOK. Erede del pesante lascito di Otto Rehhagel, Fernando Santos allena la Nazionale greca dal 2010. Se il tedesco applicava tattiche difensive estreme e vetuste, il portoghese ha svecchiato il modulo con libero, aumentando allo stesso tempo l’efficacia della difesa ellenica, che è risultata un vero punto di forza durante le qualificazioni, dove i gol subiti sono stati solo quattro. Gli schemi offensivi non sono così puliti e rodati, ma tutto verrà puntato sulla velocità delle ali. Questo concerne una mediana forte e fisica, pronta a interdire e a far ripartire l’azione. Le tattiche di Fernando Santos saranno quindi una spina nel fianco di qualsiasi Nazionale che predilige il bel gioco, dato che di spazi ne troveranno pochi e faranno una gran fatica ad arrivare in porta.
LA FORMAZIONE TIPO (4-3-3)
Karnezis; Torosidis, Papastathopoulos, Manolas, Holebas; Maniatis, Karagounis, Katsouranis; Salpingidis, Mitroglou, Samaras.
VOTO GLOBALE: 6,5
Da questa analisi non vien fuori il ritratto di una Nazionale che possa puntare al titolo, ma di una squadra unita e con un collettivo importante, conscio dei propri limiti e delle proprie forze. Quando la Grecia riesce a tenere sotto controllo l’avversario, sa cosa fare e non si perde in gloria, ma va subito a pungere, sfruttando rapidità, precisione e soprattutto spirito. L’assenza, nel Gruppo C, di Nazionali da top 10 può forse essere un problema: contro il Brasile la Grecia si chiude a riccio, contro il Giappone può magari pensare di fare un passo avanti. Uscire dal seminato può, però, essere rischioso e comportare la perdita della bussola. Chiudiamo con un’osservazione: i greci sanno dominare chi è in loro controllo; gli unici gol in qualificazione li hanno presi dalla Bosnia, la sola squadra che ha mostrato fin da subito un gioco introiettato, continuo e aggressivo. Il Gruppo C è popolato da compagini dalle idee chiare e di mentalità offensiva consolidata. Può essere un problema.
Il 3-1 sulla Romania che ha gettato le basi per la qualificazione. Video in alta definizione con la doppietta di Mitroglou e le reti di Salpingidis e Stancu, con una coreografia e un tifo tutti da godere.