Verso Brasile 2014: la Costa Rica
Trentadue Nazionali, un unico obiettivo: salire sul tetto del mondo e alzare al cielo la coppa. Lo stesso trofeo sollevato da grandi capitani come Casillas, Cannavaro, Cafu, Deschamps, Matthäus, Maradona, Zoff e Pelé. Proviamo a conoscere meglio ciascuna delle squadre partecipanti attraverso due appuntamenti giornalieri, uno alle 9 e uno alle 18. Manca poco al calcio d’inizio, meglio non farsi cogliere impreparati!
Questa volta è il turno de Los Ticos: la Costa Rica.
AMARCORD MONDIALE
La Costa Rica ha esordito al Mondiale in concomitanza con Italia ’90. Da allora, i centroamericani possono vantare quattro partecipazioni alla Coppa del Mondo; l’apparizione più felice resta senza dubbio quella nel Belpaese, con la squadra guidata dal tecnico giramondo Milutinović, che raggiunse addirittura gli ottavi di finale (dove fu sconfitta dall’allora Cecoslovacchia), battendo Svezia e Scozia. Nell’edizione del 2006, invece, i costaricani spaventarano la Germania nel match inaugurale, ma persero 4-2, nonostante la doppietta di Wanchope. Assenti in Sudafrica, i ragazzi di Luis Pinto vogliono ben figurare nel torneo verdeoro.
LA STRADA PER IL BRASILE
Il secondo posto sorprendente nel gruppo centroamericano di qualificazione è il fiore all’occhiello della squadra. Un biglietto da visita migliore non potevano presentarlo i costaricani, capaci di battere Usa e Messico e di strappare il pass mondiale con largo anticipo. Dopo le prime due fasi, superate in modo brillante, i rossoblù nell’ultimo girone hanno “rischiato” di eliminare il Messico, spedendolo allo spareggio con la Nuova Zelanda, dopo lo 0-0 dell’Azteca. La formazione centroamericana occupa il 34° posto nel Ranking Fifa, un piazzamento di assoluto prestigio, che testimonia la costante crescita dell’intero movimento.
LA DIFESA (Voto: 5,5)
Nel consolidato 4-4-2 a trazione “scandinava”, il punto di forza della difesa è senza dubbio il portiere Keylor Navas, autentico leader dell’intero reparto e protagonista di una splendida stagione al Levante. Gamboa del Rosenborg e González del Columbus Crew dovrebbero essere i due pilastri della difesa, supportati da Júnior Díaz e dal roccioso centrale Michael Umaña, elemento di grande esperienza chiamato a dirigere i compagni. Nel complesso, la linea arretrata resta il vero tallone d’Achille de Los Ticos, vuoi per l’assenza di nomi da urlo, vuoi per la scarsa tecnica di base presente in tutti gli elementi.
IL CENTROCAMPO (Voto: 6)
Il reparto di centrocampo è formato da un mix di calciatori “europei” e costaricani. I nomi di maggiore rilievo sono Christian Bolaños dell’Fc Copenhagen e José Miguel Cubero dell’Herediano, squadra del campionato locale, che formeranno la cerniera di centrocampo. Il loro ruolo di filtro tra la linee sarà determinante sia per i rifornimenti offensivi che per la copertura della lenta difesa rossoblù; completano la linea mediana il poliedrico Celso Borges dell’Aik Stoccolma (14 centri in 61 presenze con la maglia della Nazionale) e il giovane Yeltsin Tejeda, promessa del Deportivo Saprissa. Centrocampo roccioso, con molta dinamicità e una discreta dose di individualità.
L’ATTACCO (Voto: 6)
Tutte (o quasi) le speranze della Costa Rica di compiere il miracolo e accedere alla fase a eliminazione diretta sono vincolate al rendimento del reparto offensivo. I tre tenori che lo compongono sono Bryan Ruiz, Joel Campbell e Álvaro Saborío; probabilmente il cittì Pinto sacrificherà, almeno inizialmente, il bomber del Real Salt Lake per affidarsi alla coppia Ruiz-Campbell, da sempre garanzia di spettacolo e gol. E risultati. La giusta alchimia offensiva sarà da ricercarsi soprattutto nelle transizioni offensive, marchio di fabbrica del terzetto de Los Ticos.
IL CAPITANO
Il ventottenne Bryan Ruiz si carica da anni sul groppone l’intera selezione della Costa Rica. Passato in Europa dalla gloriosa Alajuelense, l’attaccante costaricano si è consacrato in Eredivisie con la maglia del Twente, meritandosi la chiamata prima del Fulham e successivamente del PSV. Il dribbling nello stretto e il controllo di palla in corsa sono il marchio di fabbrica del talento di San José, capitano e anima di una squadra che si identifica in pieno con lui.
LA STELLA
Da giovane promessa a stella in rampa di lancio. Joel Campbell sembra aver trovato la sua dimensione nell’Olympiakos, dopo aver girovagato per mezza Europa senza grosse fortune. La velocità è l’arma principale del ventiduenne costaricano, mai esploso dal punto di vista realizzativo, anche se è ancora giovane, va detto, ma costantemente in crescita per quanto concerne gli assist dispensati e la capacità di “spaccare” in due le partite. Le sue sgroppate in contropiede saranno fondamentali per tenere alta la squadra e pungere le difese avversarie.
IL COMMISSARIO TECNICO
Il colombiano Jorge Luis Pinto si ripresenta alla guida della Costa Rica dopo l’avventura del 2004. Il tecnico di San Gil vanta una lunga esperienza con club centro e sudamericani e pratica da sempre un calcio molto pratico e poco spettacolare. Ha raccolto l’eredità pesante di Ricardo La Volpe, consolidando l’egregio lavoro svolto dal collega argentino e puntando molto sulle ripartenze e la freschezza dei giovani talenti a disposizione.
LA FORMAZIONE TIPO (4-4-2)
Navas; Gamboa, González, Umaña, Díaz; Bolaños, Cubero, Tejeda, Borges; Ruiz, Campbell.
VOTO GLOBALE: 6
Per un Paese che vive di calcio, la sola partecipazione al Mondiale è un’esperienza da raccontare ai posteri. La complessità del girone D con le corazzate Italia, Uruguay e Inghilterra lascia poche chance di qualificazione ai Los Ticos, apparentemente vittime sacrificali delle big. Se la difesa può vantare uno dei migliori portieri dell’intera Liga, il resto del reparto non offre garanzie e rischia d’imbarcare acqua in ogni momento. A un centrocampo medio, invece, fa da contraltare un attacco impreziosito da classe, potenza e velocità. Solo essere in Brasile è tanto per la Costa Rica, ma – dopo il percorso netto delle qualificazioni – la speranza è l’ultima a morire.
http://www.youtube.com/watch?v=ns4cuCVRcT0
Video: il brillante 3-1 contro gli Usa griffato da Borges, Campbell e Acosta.