Verso Brasile 2014: il Brasile
Trentadue nazionali, un unico obiettivo: salire sul tetto del mondo e alzare al cielo la coppa. Lo stesso trofeo sollevato da grandi capitani come Casillas, Cannavaro, Cafu, Deschamps, Matthäus, Maradona, Zoff e Pelé. Proviamo a conoscere meglio ciascuna delle squadre partecipanti attraverso due appuntamenti giornalieri, uno alle 9 e uno alle 18. Manca poco al calcio d’inizio, meglio non farsi cogliere impreparati!
Oggi presentiamo i Pentacampeões, la Seleção padrone di casa: il Brasile.
AMARCORD MONDIALE
Scrivere della storia del Brasile ai Mondiali è un po’ come scrivere della storia stessa della Coppa del Mondo: la Seleção verdeoro ha infatti partecipato a tutte le venti edizioni (2014 compresa) dei Mondiali di calcio, primeggiando nell’albo d’oro con cinque trionfi. Ai due consecutivi vinti nel 1958 e 1962, hanno infatti fatto seguito il successo a Messico ’70 (che è valso la definitiva conquista della Coppa Rimet) e i titoli più recenti conquistati nel 1994 e nel 2002. A questi vanno aggiunti due secondi posti (nel mondiale casalingo del 1950, col tragico Maracanaço, e a Francia ’98), due medaglie di bronzo (1938 e 1978) e un quarto posto, nel 1974. In pratica, in ben dieci delle 19 partecipazioni passate il Brasile è arrivato nei primi quattro posti.
LA STRADA PER IL BRASILE
Come Paese ospitante, il Brasile è stata la prima squadra a qualificarsi al Mondiale 2014, certo di parteciparvi già dal giorno dell’assegnazione, il 30 ottobre 2007. In realtà, la Nazionale ha iniziato a prepararsi all’evento casalingo sin dal 2010: la delusione per la prematura eliminazione dai Mondiali sudafricani, infatti, si è presto trasformata in desiderio di rivalsa. A ciò si è aggiunto l’obbligo di non fallire (nuovamente) davanti al proprio pubblico e una giovane generazione di talenti che stava pian piano esplodendo. La squadra fu dunque affidata a Menezes, con l’obiettivo di crescere un progetto vincente per il 2014; non è un caso, quindi, l’escalation di risultati: eliminati ai quarti di Copa America, finalisti alle Olimpiadi (con l’under 23 più i fuori quota Thiago Silva, Hulk e Marcelo) e poi, dopo l’esonero di Menezes per Scolari, il successo in Confederations Cup 2013. Attualmente il Brasile occupa il quarto posto nel ranking FIFA.
LA DIFESA (Voto: 8)
Dani Alves – Thiago Silva – David Luiz – Marcelo, con riserve illustri Maicon, Dante e Maxwell: se non è la linea difensiva più forte della storia brasiliana, poco ci manca. Sicuramente, insieme a quello spagnolo, è il reparto arretrato più completo e di qualità di tutto il Mondiale. Schierati con la difesa a quattro, guidata dal capitano Thiago Silva – unico inamovibile -, alla sicurezza difensiva aggiungono sia ottime doti di palleggio e impostazione, rare nei difensori, che la solita spinta offensiva funambolica degli esterni brasiliani. Oltre i sette sopracitati, chiude il reparto la controversa scelta di Henrique, che Scolari ha esplicitamente firmato: se da un lato può fare scalpore l’assenza di Miranda, dall’altro è pur comprensibile che Felipão, soprattutto tra i non titolari, scelga gente che conosce e ha già gestito, come l’ex capitano del suo Palmeiras. In porta, il titolare sarà Júlio César, con Jefferson e Victor come alternative.
IL CENTROCAMPO (Voto: 8)
Al contrario di quanto ci si aspetti dal Brasile, il centrocampo verdeoro non si contraddistingue per i tanti palleggiatori, come può esser la Spagna, o per un regista basso dai piedi fatati, alla Pirlo per intenderci. La mediana a tre brasiliana, con l’opzione di un Oscar più avanzato, è infatti formata dai classici volante sudamericani, con annesse grandi doti balistiche e di incursori. Il più sicuro del posto è Oscar, che all’occorrenza può fare anche l’esterno d’attacco. Con lui a completare il reparto Luiz Gustavo e Paulinho, ma Ramires (in primis), Fernandinho, Willian, ed Hernanes (più tecnico e meno rapido dei sopracitati) non possono esser considerati riserve. Probabile ampia rotazione, anche a gara in corso, a seconda di forma, avversari e risultato. Escluso eccellente Lucas Moura, presente tra gli eventuali sette sostituti.
L’ATTACCO (Voto: 8)
Se pensiamo agli attaccanti del Brasile, il primo nome che viene alla mente è certamente Neymar. Sarebbe però sbagliato credere sia solo lui l’attacco brasiliano. Hulk e Fred è vero che giocano in campionati con meno appeal per gli europei, ma oltre a segnare – e tanto – con l’ex Santos formano un tridente completo e affiatatissimo. Non a caso, Fred, il vertice centrale, si è rivelato il capocannoniere della Confederations Cup (insieme a Torres che quattro dei cinque gol l’ha siglati a Tahiti). Completano il reparto Jô e Bernard (il più giovane della rosa), vincitori della Libertadores 2013, con il primo eletto anche capocannoniere.
IL CAPITANO
Il capitano della Seleção è l’ex milanista Thiago Silva, ora in forza al Paris Saint-Germain. Trentanni a settembre, fece le prime apparizioni in Nazionale come fuori quota nella selezione olimpica del 2008. Dal 2010 è titolare inamovibile al centro difesa: in totale ha vestito la maglia verdeoro in 45 incontri, segnando due gol. Difensore con ottimi piedi, in rossonero fu impiegato anche a centrocampo, come vertice basso, e all’occorrenza può impostare la manovra. Pericoloso di testa sui calci da fermo, è dotato anche di un ottimo tiro.
LA STELLA
Neymar è sicuramente il giocatore più atteso, oltre che il talento più cristallino della squadra. Ancora 22enne, alla sua prima esperienza in Europa con la maglia del Barcellona ha ben figurato dimostrando il suo talento anche a chi inizialmente ne dubitava. Miglior giocatore della Confederations Cup 2013, con il Santos ha vinto la Copa do Brasil 2010 e la Libertadores 2011. Tra i tanti premi individuali spiccano i due titoli di miglior giocatore del Sud America (2011 e 2012) e quello di capocannoniere della Libertadores 2012. Attaccante completo, spazia su tutto il fronte d’attacco: ambidestro, molto veloce e dotato di un ottimo dribbling, è anche abile nei calci da fermo e nel gioco aereo. Con il Brasile ha disputato 47 gare, realizzando 30 gol.
IL COMMISSARIO TECNICO
Dopo la cocente delusione dell’oro olimpico fallito, la Federazione brasiliana decise di puntare tutto sull’usato sicuro. Luiz Felipe Scolari a gennaio 2013 tornò dunque sulla panchina della propria Nazionale dopo averla guidata nei vittoriosi Mondiali del 2002. È indubbiamente il più vincentre tra i CT presenti: oltre il successo sopracitato e la Confederations Cup 2013, ha ottenuto un secondo posto agli Europei 2004 alla guida del Portogallo.
A livello di club, Felipão ha conquistato due Libertadores (Grêmio 1995, Palmeiras 1996), un campionato brasiliano nel 1996, sempre col Grêmio, e quattro Copa do Brasil. La sua ultima esperienza prima del nuovo incarico da cittì l’ha visto conquistare col Palmeiras la coppa nazionale, salvo poi essere esonerato per la precaria situazione di classifica, in piena zona retrocessione. Il cambio di allenatore non permise comunque ai Verdão di salvarsi.
Schiera il Brasile principalmente col 4-3-3, variando all’occorrenza in un 4-2-1-3 con Oscar davanti la mediana. È considerato un allenatore dal carattere forte e deciso, che non si è fatto problemi in passato a non convocare nomi illustri (Romario nel 2002 su tutti).
LA FORMAZIONE TIPO (4-3-3)
Júlio César; Dani Alves (Maicon), Thiago Silva, David Luiz (Dante), Marcelo (Maxwell); Paulinho, Luiz Gustavo (Ramires), Oscar; Hulk, Fred, Neymar.
VOTO GLOBALE: 8
In molti hanno definito la rosa attuale la più scarsa della storia del Brasile; io, al contrario, la considero la più forte degli ultimi dieci anni. Una squadra sì molto giovane, ma non per questo inesperta; ha, come detto, tra i suoi punti di forza le debolezze passate: la difesa e la coralità, l’esser squadra. Uno dei più grossi problemi delle ultime due delusioni mondiali era infatti l’avere tante prime donne, più portate alle giocate individuali che non a creare un vero gioco di squadra. Il gruppo attuale, invece, gioca insieme da un bel po’, tra i giocatori vi è l’alchimia giusta e, pure se non mancano le stelle (Neymar su tutti), non vi è in campo quel dualismo che ha contraddistinto i recenti mandati. Hanno dalla loro il supporto del proprio pubblico, che però può rivelarsi anche un contro: forte sarà infatti la pressione, specialmente in una nuova eventuale finale al Maracanã, da non perdere. La Nazionale olimpica nel 2012 ha pagato lo scotto dell’oro “inedito” da vincere, ma i convocati di oggi sono ovviamente più maturi. E in panchina non c’è più Menezes, ma l’esperto Scolari, che una Coppa del Mondo l’ha già vinta: la Confederations Cup l’hanno dominata, per Brasile 2014 sono sicuramente tra i favoriti.
Video: gli highlights della finale della Confederations Cup 2013, vinta dal Brasile per 3-0 contro la Spagna.