Verso Brasile 2014: l’Argentina

Trentadue Nazionali, un unico obiettivo: salire sul tetto del mondo e alzare al cielo la coppa. Lo stesso trofeo sollevato da grandi capitani come Casillas, Cannavaro, Cafu, Deschamps, Matthäus, Maradona, Zoff e Pelé. Proviamo a conoscere meglio ciascuna delle squadre partecipanti attraverso due appuntamenti giornalieri, uno alle 9 e uno alle 18. Manca poco al calcio d’inizio, meglio non farsi cogliere impreparati!
Questa volta è il turno dell’Albiceleste: l’Argentina.

AMARCORD MONDIALE
La Nazionale sudamericana veste per l’ennesima volta i panni di grande favorita. Dopo i trionfi del ’78 e dell’86, la Selección ha faticato non poco a ritagliarsi un ruolo da protagonista. Gli argentini non superano i quarti di finale da Italia ’90, quando persero nella finalissima contro la Germania (dopo aver eliminato l’Italia). I successivi Mondiali in Usa, Francia, Corea e Giappone e Germania hanno regalato solo delusioni. Nell’ultimo torneo sudafricano, con Diego Armando Maradona in panchina, i biancocelesti hanno rimediato un sonoro 4-1 nei quarti contro la Germania, lasciando in modo prematuro la rassegna mondiale. Ora, il Brasile con i suoi colori e la sua storia. L’Argentina proverà a riscriverla proprio nella terra dei rivali di sempre.

LA STRADA PER IL BRASILE
Un percorso netto, senza ostacoli. Nove vittorie, cinque pareggi e appena due sconfitte. L’assenza del colosso verdeoro ha privato l’Albiceleste delle due classicissime del continente, ma ha favorito – e spianato –  la qualificazione alla truppa di Sabella. Impressionante il ruolino interno, con venti punti raccolti sui ventiquattro a disposizione. Tra goleade (4-1 al Cile, 3-0 all’Uruguay) e spettacolo, ma anche solidità di squadra e compattezza. Vitali anche i successi ottenuti sugli infuocati campi di Colombia e Cile, entrambi maturati soffrendo e al termine di prove convincenti, sia dal punto di vista mentale che tecnico. Il brillante percorso di qualificazione  non ha però contribuito a far guadagnare posizioni nel ranking Fifa: l’Argentina, infatti, si trova al 7° posto, ed è preceduta dal terzetto sudamericano formato da Brasile, Colombia e Uruguay.

LA DIFESA (Voto: 7)
Le stelle riempiono la mediana e l’attacco, ma latitano nel reparto arretrato. Il cittì Sabella ha sempre fatto leva sull’organizzazione difensiva per costruire i suoi successi, allestendo in ogni annata squadre propositive e, allo stesso tempo, mai “garibaldine”. Romero dovrebbe ricoprire il ruolo di primo portiere, con Garay (reduce dalla consacrazione con il Benfica) centrale e Zabaleta sulla destra a dirigere l’intera zona difensiva. Fernández del Napoli e la rivelazione Rojo sembrano le prime opzioni per completare il reparto, con Otamendi e Campagnaro relegati – almeno all’inizio – ad un ruolo marginale. Il consolidato 4-3-3 del Pachorra baserà molte delle sue fortune sulla tenuta della chiacchierata (e mai troppo apprezzata) linea difensiva. Un segnale dei tempi. E delle scelte oculate di un tecnico molto “europeo”.

IL CENTROCAMPO (Voto: 7)
La duttilità come un fattore. Un mix di classe e poliedricità “anima” la zona centrale del campo. Mascherano l’unico sicuro del posto, con Biglia e Gago a battagliarsi l’altro spazio nel cuore della mediana, alle spalle di Messi, regista e fantasista di un’armata votata all’attacco e senza paure. El Fideo Di María e Álvarez completano il reparto: il calciatore del Real Madrid appare imprescindibile per il gioco arioso del tecnico albiceleste, anche se Ricky Maravilla conta sulla fiducia e la stima dell’intero staff tecnico, e quindi non è da escludere un suo impiego a partita in corso. Le convocazioni di Maxi Rodríguez e dello stesso Gago colmano il vuoto di atletismo e fisicità presenti nelle passate edizioni. Entrambi reduci da stagioni altalenanti (per via degli infortuni) con Vélez e Boca Juniors, cercano fortuna nell’ultimo (forse) grande palcoscenico della loro luminosa carriera.

L’ATTACCO (Voto: 9)
Alla play station un attacco con Messi, Higuaín, Lavezzi, Agüero e Palacio farebbe la fortuna anche dei principianti del gioco. Nella realtà, invece, la giusta alchimia tra i vari cecchini albicelesti stenta a realizzarsi. La Pulga porterà la bandiera, con Lavezzi e Agüero in ballo per il posto di seconda punta da affiancare al Pipita Higuaín. Il finale di stagione anonimo del dieci di Rosario ha destato qualche preoccupazione nei media argentini, senza tuttavia scalfire le certezze del tecnico; Palacio rivestirà il ruolo di “riserva di lusso”, pronto all’occorrenza a gettare sul prato verde il carattere e le grandi doti di lottatore, oltre al suo feeling con il gol. L’intesa tra i tenori offensivi e la vena di Leo Messi sono la chiave del mondiale argentino. Da valutare le condizioni del Kun, che rientra dal duplice infortunio rimediato col City, mentre il Pocho Lavezzi appare in forma smagliante e in piena sintonia con l’ambiente e le direttive tecniche affidategli. Lo sterminato tasso tecnico degli avanti argentini appare unico, senza eguali. E da titolo, almeno sulla carta.

IL CAPITANO
Lionel Messi da Rosario, una “pulce” divenuta grande in terra catalana. Il contrasto tra il rendimento con il Barcellona e la selezione argentina stride, evidenziando le percentuali realizzative completamente diverse. Le 84 presenze bagnate da 37 reti non sono bastate nel decennio precedente a trascinare l’Argentina ai tanto agognati successi, quelli ottenuti con cifre da capogiro in Catalogna. Si attende la consacrazione in patria, la resa dei conti con la storia. Il Mondiale brasiliano è un banco di prova da non fallire, perché il sorriso perso nello scorcio finale della Liga può risplendere dove non ha mai avuto “cittadinanza”. Messi e l’Argentina, un binomio indissolubile, ma mai vincente. Le giocate tra le linee, le accelerazioni e le invenzioni di Leo sono il sale della pietanza dello chef Sabella; senza di queste, nelle Pampas rischiano di assistere a un film già visto.

LA STELLA
Se ristabilito pienamente dai malanni fisici che l’hanno perseguitato negli ultimi mesi, Sergio Agüero può essere il vero trascinatore offensivo e realizzativo della squadra. Sempre determinante in qualsiasi club dove ha militato, dall’Independiente (squadra di cui è tifosissimo) al Manchester City, passando per l’Atlético Madrid con cui vinse l’Europa League da protagonista assoluto. Il suo continuo cercare degli spazi da attaccare, unito a un fiuto unico per la porta avversaria, fanno del Kun il prototipo perfetto dell’attaccante immarcabile per qualsiasi difesa. Le sue medie gol – del resto –  parlano chiaro.

IL COMMISSARIO TECNICO
Alejandro Sabella può rivelarsi il valore aggiunto della spedizione mondiale. Dopo un vita da vice alle spalle di Passarella, il tecnico capitolino si è consacrato alla guida dell’Estudiantes di La Plata, vincendo sia l’Apertura che la Copa Libertadores. Un capolavoro tattico il suo “Pincha”, al limite del miracolo sportivo. Solo un gol di Messi  (siglato a tempo scaduto) gli negò lo storico successo della Coppa Intercontinentale e il completamento di uno straordinario tris. Sulla panchina dell’Argentina – dopo il disastro della rassegna Sudafricana – ha raccolto i cocci dell’era del Pibe de Oro, donando subito un’identità definita e un’impostazione solida alla squadra sudamericana. I risultati – almeno per ora – sono dalla sua parte.

LA FORMAZIONE TIPO (4-3-3)
Romero;  Zabaleta, Fernández, Garay, Rojo; Mascherano, Biglia (Gago), Di María; Messi, Higuaín, Agüero (Lavezzi).

VOTO GLOBALE: 7.5
Inserita nel gruppo F con Bosnia Herzegovina, Nigeria e Iran la truppa albiceleste appare la favorita netta per l’accesso agli ottavi. L’Argentina vivrà molto sulle magie dei suoi talenti e sulla tenuta difensiva, vera incognita più da un punto di vista individuale che di reparto. Il banco di prova per molti calciatori (tra tutti Messi) sarà mentale. Mai come in questa edizione, gli argentini possono giocarsi molte fiches sul tavolo brasiliano, partendo in posizione non proprio di favorita e con meno pressione rispetto alla sciagurata Copa America, persa in casa (ai rigori) con l’Uruguay.

Video: i gol di Messi e Higuaín sono valsi all’Argentina un’importante vittoria sul campo del Cile.