La Juventus fa 102, polverizzato il primato di punti in Serie A

Si è concluso (formalmente) oggi il campionato di Serie A 2013/2014; lo ha vinto la Juventus e lo si sapeva già da qualche tempo, ma la squadra di Conte non si è accontentata di vincere, ha voluto onorare fino in fondo l’impegno e, sulle ali dell’entusiasmo, ha sbriciolato il primato di punti ottenuti in una sola stagione nel campionato italiano.

Andiamo a snocciolare alcuni degli incredibili numeri che, quando tra qualche lustro saranno cristallizzati nella storia, appariranno certamente ancor più straordinari:

  • 102 punti (primato europeo nei campionati più importanti);
  • 3° Scudetto consecutivo;
  • 19 vittorie su 19 partite casalinghe;
  • 33 vittorie, 3 pareggi e 2 sole sconfitte complessive;
  • migliore attacco con 80 reti realizzate;
  • migliore difesa con 23 reti subite;
  • migliore differenza reti, +57;
  • 15 punti in più rispetto alla stagione 2012/2013;
  • 17 punti di vantaggio sulla seconda classificata;
  • 24 punti di vantaggio sulla terza classificata;
  • Scudetto conquistato aritmeticamente con 3 gare ancora da giocare;
  • 3 marcatori in doppia cifra: Tévez (19), Llorente (16), Vidal (11).

Rileggere questi dati tutti d’un fiato lascia una sensazione di incredulità, ma, come scritto poc’anzi, tali numeri sono forse ancora troppo recenti per essere metabolizzati. E invece capita che qualcuno storca il naso, che l’impresa venga sminuita dai detrattori della Juventus, ma anche da alcuni dei suoi stessi tifosi.

Si dice, a ragione, che il campionato italiano abbia perso in competitività, che la Juventus abbia fatto benissimo in Italia, ma meno di quel che poteva in Europa (considerazione condivisibile), per poi scivolare, come di consueto, nei discorsi riguardanti le decisioni arbitrali, nati assieme alla capacità del pallone di rotolare.

Probabilmente occorrerebbe maggiore rispetto per l’impresa di questa squadra, perché ripetersi per tre anni di seguito è difficilissimo, perché farlo migliorando di anno in anno lo è ancora di più, perché stampare un record dopo l’altro significa scrivere una storia che resterà negli almanacchi, perché alcuni degli stessi juventini (quelli ipercritici) dovrebbero portare rispetto ai molti avversari che darebbero chissà cosa soltanto per vincere uno Scudetto (che festeggerebbero chissà quanto a lungo).

Ciò non significa accontentarsi passivamente della vittoria in campo nazionale, perché è naturale che si possa, e si debba, sempre tendere al miglioramento; è altrettanto chiaro che degli errori ci siano stati, anche evidenti in alcuni casi: il girone di Champions League era ampiamente alla portata della Juventus, così come la squadra aveva le potenzialità per portare a casa almeno il “premio di consolazione” rappresentato dall’Europa League.

Occorre però anche riconoscere i limiti di una rosa che non è, per profondità, al livello delle migliori d’Europa e che non consente, a meno di improbabili improvvisazioni, variazioni tattiche su un tema (il 3-5-2) che viene riproposto uguale a se stesso più per mancanza di calciatori adatti a moduli diversi che per carenza di coraggio o fantasia da parte dell’allenatore.

Perché lo stesso allenatore ha dimostrato di saper abbandonare, nei tre anni di militanza bianconera, il suo modulo preferito (il 4-2-4) per passare al 4-3-3 prima e al 3-5-2 poi, plasmando la tattica sulle caratteristiche degli uomini a disposizione, uomini messi nelle condizioni di rendere, a volte, anche più di quello che sarebbe stato lecito attendersi.

Per ambire quindi al salto di qualità, che è mancato sino a ora per migliorare in campo internazionale, sarà necessario intervenire in maniera strutturale sulla rosa, aggiungendo elementi capaci di modificare il tema tattico, nonché di sopperire alle assenze dei titolari senza far subire alla squadra un sostanziale calo qualitativo.

Vedremo, nella prossima stagione, se quello che è stato fatto sino a oggi rappresenterà il trampolino di lancio per una ulteriore crescita in Europa. Quello che appare evidente è che la mancanza non sia nella guida tecnica che, con il materiale a disposizione (eccellente per l’Italia, ma solo buono per l’Europa), ha saputo raggiungere i risultati incredibili di cui si è ampiamente scritto.

Per ora è giusto fermarsi un attimo e riflettere sulla grandezza storica dell’impresa della Juventus, perché la vittoria non è mai la regola, ma nella normalità delle cose è l’eccezione e perché, per rispetto di chi ha vinto, ma soprattutto di chi avrebbe voluto vincere ed è arrivato dietro, risultati simili vanno onorati e ricoperti dell’importanza che i numeri conferiscono loro.