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La retrocessione del Catania tra errori di mercato, sindrome da appagamento e quel “paracadute”…

Il 28 maggio 2006, dopo un’astinenza lunga 22 anni, il Catania tornò in Serie A, rimanendoci con pieno merito sino alla sciagurata quanto inutile vittoria esterna di domenica scorsa sul campo del Bologna; risultato che ha condannato, complici gli avvenimenti sugli altri campi, sia gli etnei, sia i felsinei al mesto ritorno nella serie cadetta.

La retrocessione è arrivata nella stagione successiva a quella 2012/2013, annata splendida nella quale il Catania, sotto l’illuminata guida di Rolando Maran, aveva conquistato il record di punti nella storia della società (58). E sono state proprio queste inattese “montagne russe”, con le quali i rossazzurri sono stati catapultati in B, ad aver lasciato di stucco molti appassionati.

Per otto stagioni abbiamo ammirato una squadra capace di conquistare la salvezza, di offrire a più riprese un gioco spettacolare e di mettere in mostra grandi talenti, rigenerati o da poco noti ai grandi palcoscenici (su tutti, in ordine sparso: Baiocco, Stovini, Legrottaglie, Spinesi, Jorge Martinez, Mascara, “El Papu” Gómez, Barrientos, Bergessio, Spolli, Silvestre, Izco,Lodi, Maxi López – nella sua prima apparizione -), e allenatori emergenti (Marino, Zenga, Montella, Mihajlović, Simeone, Maran).

Per molti di loro, calciatori e tecnici, la squadra rossazzurra ha rappresentato un vero e proprio trampolino: per alcuni di lancio, per altri di “tuffo”, considerato che in tanti a Catania hanno saputo rendere molto meglio in confronto alle loro successive esperienze.

Impossibile dimenticare il “dodicesimo uomo in campo”: un pubblico tra i più calorosi della penisola, legato indissolubilmente alla propria maglia, senza che la categoria abbia mai rappresentato una variabile rilevante, nonostante nell’ultimo periodo il tifo “novello” (quello di chi si è avvicinato alla squadra solo da quando è approdata in serie A), abbia mostrato segnali di appagamento.

Tra le peculiarità che hanno contraddistinto il Catania nelle sue stagioni in Serie A c’è stata, sino ad aprile del 2012, la presenza nei quadri societari di Pietro Lo Monaco, “Il Direttore”: personaggio accentratore e capace di attirare su di sé numerose critiche per i modi a volte troppo diretti con i quali amministrava la società e si rapportava verso l’esterno, ma che, indubbiamente, ha saputo portare la squadra a risultati di eccellenza, contribuendo, peraltro, alla costruzione del centro sportivo di Torre del Grifo Village, tra i più moderni d’Italia.

Nonostante “Il Direttore” avesse lasciato la società, nella stagione seguente al suo addio il Catania ha saputo rinnovarsi conquistando, come detto, il record storico di 58 punti e piazzandosi all’ottavo posto in classifica. Ed è proprio dopo questa meravigliosa cavalcata che il sogno dei rossazzurri si è sbriciolato, culminando nell’amara retrocessione di questi giorni.

Le cause appaiono molteplici: come suggerito nel titolo certamente il mercato ha inciso negativamente, con le illustri cessioni, su tutte, di Gómez e del capitano Lodi (poi tornato all’ovile nel mercato di gennaio, quando ormai molto era compromesso) e l’incapacità di rinnovare il collaudatissimo gioco della stagione precedente, gioco che passava in gran parte dal morbido sinistro del regista napoletano.

Nulla, però, lasciava presagire un tonfo così sonoro, perché sono arrivati calciatori esperti come Plašil, è stato confermato Maran in panchina e l’ossatura della squadra è rimasta la stessa. Può aver inciso, probabilmente, l’appagamento dopo una stagione esaltante, ma la causa che molti tifosi indicano come principale freno alla conquista di una salvezza alla portata della rosa del Catania è il così detto “paracadute” economico per le squadre retrocesse in B.

Il “paracadute” è un indennizzo in denaro riconosciuto alle società retrocesse dalla A alla B, tanto più sostanzioso quanto più lungo sia stato il periodo di permanenza nella massima serie della società beneficiaria. Di questo bonus si avvalse, tra gli altri, il Palermo nella stagione precedente e, per il Catania, dovrebbe ammontare a circa 12,5 milioni di euro.

Se da un lato un freno del genere, laddove fosse stato veramente “tirato”, possa stridere con gli aspetti strettamente sportivi, cui sono ovviamente legati i tifosi, dall’altro potrebbe aver rappresentato una lucida o inconscia, ma necessaria strategia per risanare i conti della società e riportare, con rinnovata linfa, i rossazzurri nella serie che compete a una piazza come Catania.

L’augurio è che i rossazzurri tornino in Serie A già dalla stagione 2015/2016 e possano restituirci il calore che hanno portato in questi lunghi otto anni di militanza nella massima serie, il quasi inespugnabile fortino dell’Angelo Massimino e tante gioie per gli amanti dello spettacolo e, perché no, del Fantacalcio, perché il Catania è stato senza dubbio uno dei migliori serbatoi per i fantallenatori negli ultimi anni.