Il teatro Augusteo di Salerno ha ospitato ieri sera la manifestazione “Overtime – la vita oltre il calcio nel nome di AGO“, ideata e voluta fortemente dall’allenatore Nicola Provenza per ricordare Agostino Di Bartolomei a vent’anni dalla sua morte, avvenuta il 30 maggio 1994. Un evento dove le emozioni e i ricordi del Capitano della Roma Campione d’Italia 1982/1983 e della Salernitana promossa in serie B nel 1990 dopo 24 anni di attesa hanno recitato la parte del leone, ma che ha rappresentato anche un’ottima occasione per discutere dei problemi che stanno affliggendo il calcio italiano.
La serata si è aperta con i saluti di rito da parte dell’organizzatore, del Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e del Presidente del Comitato Regionale Campania della FIGC Vincenzo Pastore. Poi, Adriana Fiorillo ha dato lettura del saluto della vedova di “Ago”, la signora Marisa Di Bartolomei. Un saluto toccante, nel quale la signora Di Bartolomei ha posto l’accento sul fatto che è ancora possibile costruire un calcio come lo voleva “Ago”, benché si sia perso tempo prezioso e molte volte chi di dovere ha fatto finta di non vedere e di non sentire determinate situazioni. A seguire, l’attore Ciro Girardi ha recitato la lettera “Un Ago nel cuore” scritta dal giornalista salernitano Giovanni Perna, grande amico di Di Bartolomei.
La seconda parte della manifestazione ha visto la proiezione del docufilm “Zero a Zero” di Paolo Geremei, incentrato sulla storia di tre ex calciatori delle giovanili della Roma che sono arrivati a sfiorare il debutto in prima squadra, ma che poi hanno dovuto lasciare, per alterne vicissitudini, il calcio giocato e affrontare il difficile reinserimento nella vita quotidiana. Un difficile reinserimento confermato anche dalle parole del capitano della Salernitana, Francesco Montervino, intervenuto subito dopo la proiezione del film. “Per chi lo vede dall’esterno, il calcio può sembrare un mondo ovattato. Ma chi ne è partecipe, lo fa con passione. E staccarsi è molto difficile. Anche io attualmente non riesco a vedermi lontano dal calcio“, queste le parole del centrocampista granata.
La terza e ultima parte dell’evento è stata incentrata su un dibattito, moderato dal giornalista di Sky Sport Gianluca Di Marzio, con tema il post attività calcistica ma che ha trattato anche i vari problemi del nostro calcio. Tra gli interventi, molto apprezzato quello di Ezio Glerean. L’ex allenatore del Cittadella ha affermato come bisogna ripartire dal basso, dai bambini che sognano di diventare calciatori, per rifondare il mondo del pallone italiano. “Al giorno d’oggi, i bambini già a 5 anni hanno tutto: strutture attrezzate, allenatori, ecc. Ma forse manca la cosa più importante: la libertà del gioco. E se viene a mancare la libertà, viene a mancare anche la passione del gioco e dello stare insieme agli altri“, ha detto Glerean. Al dibattito hanno partecipato anche il direttore del Guerin Sportivo Matteo Marani, il regista Paolo Geremei, il presidente del Comitato Regionale Campania della FIGC Vincenzo Pastore e la scrittrice Elisabetta Bucciarelli.
Nel corso della serata, la giornalista Rai Gabrielle Greison ha declamato una lettera di Gianni Mura dedicata proprio a “Overtime“. Un evento che la storica firma de La Repubblica ha definito “bello, giusto e doloroso“, mentre, in uno dei passaggi della lettera, parlando di Di Bartolomei, ha scritto: “Non era lento, era riflessivo. Parlava dell’importanza dell’educazione, della formazione, sosteneva la necessità di inserire, nelle scuole elementari, la storia dello sport. Non del calcio soltanto, di tutto lo sport, perché il Capitano aveva l’occhio lungo“. Sarebbe bello che queste parole arrivassero alle orecchie di chi di dovere. E sarebbe bello che il calcio italiano possa voltare pagina. Seguendo la strada descritta da “Ago”.