C’era un Mondiale: Svizzera 1954, la battaglia di Berna e la Grande Ungheria, prima della disfatta
Nel 1954 i Mondiali tornarono in Europa dopo 16 anni di assenza. Ad ospitarli fu la Svizzera, che in tal modo celebrava in casa i 50 anni della FIFA. Ma ad avallare questa scelta c’erano anche ulteriori motivazioni: quella economica, in quanto la Svizzera disponeva delle risorse necessarie ad organizzare la competizione nel dissestato dopoguerra europeo e quella politica, in quanto nazione neutrale dopo che due grandi blocchi ideologici contrapposti si erano ormai delineati nel Vecchio Continente.
Un ulteriore evento rese memorabile quell’edizione dei Mondiali: per la prima volta erano coperti da programmazione radiotelevisiva. Una rivoluzione per i media e per le platee di spettatori.
Tra le partecipanti, arrivarono dal Sud America i campioni del mondo dell’Uruguay, guidati da Schiaffino, e il Brasile. I “verdeoro” debuttarono con l’attuale casacca, abbandonando la precedente maglia bianca con il colletto blu, accusata di aver portato mala sorte dopo la tragica finale del Maracanà di quattro anni prima. Il Brasile poteva vantare ottime credenziali, forte di Djalma Santos, Nílton Santos, Didi – tutti campioni del mondo quattro anni dopo, con il giovane Pelé – e Julinho, favoloso attaccante funambolico che in Italia l’ anno dopo trascinò la Fiorentina alla conquista del primo storico scudetto.
Ma la vera favorita era una squadra europea, proveniente dal blocco dell’est del Vecchio Continente: la Grande Ungheria di Puskás, Czibor, Kocsis, Hidegkuti e Boczik, schierata dall’allenatore Sebes con il modulo a doppia W (ma modificato in modo da accentuare le caratteristiche offensive). Maestri nel palleggio stretto, gli ungheresi rimasero imbattuti per quattro anni, vincendo le Olimpiadi di Helsinki nel ’52. Ma la vittoria che diede fama planetaria alla squadra fu quella contro l’Inghilterra, a Wembley, nel ’53. Per la prima volta, l’Inghilterra perse la propria imbattibilità interna e in maniera clamorosa: l’Ungheria si impose per 6-3, infrangendo l’Home Record degli inglesi, destando enorme stupore. Nella rivincita giocata a Budapest sette mesi dopo, stavolta le reti dell’Ungheria furono ben sette. Al mondiale svizzero l’Ungheria si presentò con un 9-0 alla Corea del Sud, un 7-0 alla Turchia e un 8-3 alla Germania Ovest. Tuttavia in questa partita rimase infortunato Puskás, confinato fuori fino alla finale.
Brasile e Ungheria si affrontarono nei quarti di finale, in una partita rimasta famosa come “la battaglia di Berna”. Le due prestigiose scuole si confrontarono su un piano tecnico assoluto, sfidandosi su tecnica e fraseggio ma anche su carattere e presunzione.
Dopo soli quattro minuti, l’Ungheria andò in vantaggio con un’insistita azione di Hidegkuti. E prima ancora dello scoccare del decimo minuto, Czibor aveva già raddoppiato. Solo nella ripresa, approfittando del leziosismo degli ungheresi e di un rigore, il Brasile riuscì ad accorciare le distanze. Ma un altro rigore, generoso, consente agli ungheresi di portarsi sul 3-1. In campo iniziano a volare i primi schiaffi tra i giocatori avversari. Al 65’ è Julinho ad incantare il pubblico con uno stupendo esterno da lontano, portando il Brasile sul 3-2. La partita si accende ancor di più e Niltos Santos e Bozsik vengono espulsi. Le speranze del Brasile si infrangono sul palo colpito da Didi, mentre subito dopo l’arbitro espelle un altro brasiliano. All’88’ è Kocsis a siglare il definitivo 4-2, sotto la pioggia.
Al fischio finale è rissa tra le due squadre. Nel sottopassaggio degli spogliatoi Puskás, assente in campo per l’infortunio, spaccò una bottiglia in testa al brasiliano Pinheiro, in puro stile saloon.
Di seguito, il tabellino dell’incontro:
UNGHERIA: Grosics, Buzánszky, Lóránt, Lantos, Bozsik, Zakariás, J. Tóth, Kocsis, Hidegkuti, M. Tóth, Czibor. All. Gusztáv Sebes.
BRASILE: Castilho, Djalma Santos, Nílton Santos, Brandãozinho, Pinheiro, Bauer, Julinho, Didi, Baltazar, Maurinho, Humberto. All. Zezé Moreira.
Arbitro: Ellis (ING)
Espulsi: al 71’ Bozsik e Nilton Santos. Al 79’ Humberto.
Reti: 4’ Hidegkuti; 7’ Kocsis, 18’ Djalma Santos (Rig), 60’ Lantos (Rig; 65’ Julinho; 88’ Kocsis.
Il resto della storia è abbastanza noto. Superato l’Uruguay al termine di un’altra semifinale acccesa, l’Ungheria ritrovò in finale la Germania Ovest. Recuperato anche Puskás, l’incontro avrebbe dovuto avere un esito scontato, tanto più che l’Ungheria dopo pochi minuti era già in vantaggio per 2-0. Ma quel giorno si disputò un incontro ancor più prodigioso del precedente. Dopo la “battaglia” contro il Brasile, Berna ospitò un’altra partita destinata a meritare un appellativo epico: il “miracolo” di Berna. Finì 3-2, per la Germania Ovest, con una rimonta clamorosa dei tedeschi. Al netto delle accuse di doping, mai provate, il Mondiale del ’54, tra le più belle edizioni di sempre, si concluse con la nascita di una stella destinata a durare: la Germania, fino a quel momento presenza modesta del panorama calcistico internazionale.
Breve, folgorante e leggendaria, fu invece l’avventura della squadra d’oro, l’Aranycsapat ungherese, probabilmente insieme all’Olanda di Crujff, la più meravigliosa perdente mai apparsa sul rettangolo verde.
Puntate precedenti:
1 Camerun – Colombia e i colori di Italia 90;
2 Uruguay 1930 e il primo gol della Coppa del Mondo;
3 Corea e Giappone 2002, un mondiale di… cose turche;
4 Germania 1974, “E tu dov’eri, quando segnò Sparwasser?”;
5 Italia 1934, il “Wunderteam” austriaco si arrende agli azzurri;
6 Cile 1962, il torneo di Garrincha. E di Masopust;
7 Francia 1938, la semifinale di Marsiglia e il bis dell’Italia;
8 Messico ’70, Italia-Germania 4-3 – “El partido del siglo”;
9 Argentina 1978, Olanda-Argentina e il palo che fece tremare i generali;
10 Brasile 1950, il Miracolo di Belo Horizonte. Gloria e tragedia di “Joe” Gaetjens;
11 Messico ’86, la breve favola della Danimarca