Giro d’Italia 2014: parte dall’Irlanda una corsa incertissima

Due “E”. Il Giro d’Italia 2014, che parte oggi dall’Irlanda del Nord con una cronometro a squadre in quel di Belfast, può essere definito con due parole che iniziano per la seconda vocale dell’alfabeto.“E” come eccezione, “E” come equilibrio. L’eccezione è dovuta al fatto che, vista la partenza dall’isola britannica (undicesima partenza dall’estero in assoluto della corsa rosa), per la prima volta in assoluto il Giro partirà di venerdì (e non, come avviene usualmente, di sabato) e avrà tre giorni di riposo anziché i canonici due. Una decisione “eccezionale” effettuata grazie a una deroga dell’Unione Ciclistica Internazionale. Ma la “E” che più interessa ai tifosi e agli appassionati è quella di “equilibrio“. Non vi è infatti un favorito in assoluto, ma vi è un elenco corposo di corridori che possono ambire alla Maglia Rosa finale di Trieste.

Il percorso è, come sempre, molto duro. Saranno ben nove gli arrivi in salita di questa edizione composta da 21 tappe per un chilometraggio complessivo che tocca quota 3449,9. Le prime tre tappe saranno in terra irlandese. La prima e la seconda avranno come teatro Belfast, che sarà sede di partenza e di arrivo di una cronometro a squadre e di una tappa in linea. L’ultima recita in terra d’Irlanda vedrà i “girini” arrivare a Dublino. Saranno frazioni dall’altimetria non impegnativa, ma dove la maggior insidia per i corridori sarà senz’ombra di dubbio il vento. Il primo giorno di riposo consentirà alla carovana rosa di tornare in Italia. Il Giro ripartirà da Giovinazzo per arrivare a Bari, per una quarta tappa destinata ai velocisti. La frazione precede i primi due arrivi in salita, quelli di Viggiano e di Montecassino. Ascese impegnative ma non troppo dure, dove non si capirà chi vincerà il Giro, ma probabilmente si capirà chi non lo vincerà. Velocisti di nuovo in scena nella 7a tappa a Foligno, ma nei due giorni successivi tocca di nuovo agli scalatori con gli arrivi in salita di Montecopiolo e di Sestola. Erte che scremeranno ulteriormente l’elenco degli aspiranti al successo finale. Secondo giorno di riposo e l’indomani probabile volatone in quel di Salsomaggiore Terme. La frazione successiva, quella di Savona, sarà destinata a una fuga da lontano composta da uomini fuori classifica. I “big” si “riposeranno” in vista della delicata 12a tappa, la “cronometro dei vini” da Barbaresco a Barolo. 46,4 chilometri ondulati dove si potranno rimescolare le carte in classifica. Segue una tappa interlocutoria con arrivo a Rivarolo Canavese e poi vi è il quinto arrivo in salita, sul santuario di Oropa, dove nel 1999 Marco Pantani scrisse una pagina epica di ciclismo. Il ricordo del “Pirata” sarà forte anche l’indomani, quando per la 15a tappa si salirà a Plan di Montecampione, laddove Marco vinse la resistenza di Tonkov ipotecando il Giro 1998. L’ultimo giorno di riposo apre alla terza, decisiva, terribile settimana di Giro. La “rumba” incomincia con l’arrivo in salita della Val Martello dopo aver scalato in precedenza il Gavia e lo Stelvio. Piccola pausa con il traguardo per fughe da lontano di Vittorio Veneto e poi tocca ai tre giorni da urlo, dove ci si giocherà la Maglia Rosa. Si inizia con l’arrivo in salita del Rifugio Panarotta, si prosegue con la cronoscalata del Monte Grappa, si termina con il “Mostro“, il Monte Zoncolan. E non può esserci scenario più degno della salita più dura d’Europa per stabilire chi vincerà questo Giro. Chiusura con la passerella di Trieste.

Quelli che sulla carta dovrebbero essere gli uomini da battere, parlano tutti la stessa lingua: lo spagnolo. La lingua dei colombiani Nairo Quintana (Movistar) e Rigoberto Uran (Omega Pharma – Quick Step) e dell’iberico Joaquim Rodríguez (Katusha). Sono questi i tre corridori da tenere in maggior considerazione per quanto riguarda il successo finale. Quintana ha corso poco in questo inizio stagione e viene al Giro dopo un periodo di preparazione sulle Ande, sperando di avere la stessa condizione del Tour 2013, dove arrivò secondo. Uran, che dodici mesi fa si piazzò alle spalle di Nibali, ha emesso i primi vagiti importanti al recente Giro di Romandia. Rodríguez è il grande punto interrogativo. Le cadute all’Amstel Gold Race e alla Freccia Vallone potrebbero aver lasciato conseguenze importanti nel fisico di “Purito“, benché lo staff della Katusha ostenti tranquillità al riguardo. La pattuglia straniera di pretendenti si completa col francese Rolland (Europcar), il colombiano Duarte (Colombia), il polacco Niemec (Lampre-Merida), il belga Monfort (Lotto-Belisol) e quattro coppie tutte da verificare: quella della Tinkoff-Saxo formata dall’irlandese Roche e dal polacco Majka, quella della Belkin costituita dagli olandesi Kelderman e Kruijswijk, quella della Trek con il croato Kiserlovski e il colombiano Arredondo e quella della Garmin-Sharp formata dall’altro irlandese Dan Martin (cugino del connazionale) e da quel Ryder Hesjedal che si impose al Giro a sorpresa due anni fa, ma che non è mai riuscito a tornare a quei livelli. Tranquilli, non ci siamo dimenticati di Cadel Evans. L’australiano della BMC è in buona condizione, tant’è vero che ad aprile si è portato a casa il Giro del Trentino. Ma su di lui pesa la carta d’identità, che recita 37 anni e che, molto probabilmente, non consentirà a Evans di essere brillante su tutte le salite del percorso. L’Italbici, orfana di Nibali destinato al Tour, si gioca due carte: Michele Scarponi (Astana) e Domenico Pozzovivo (Ag2r – La Mondiale). Il primo però dovrà fare i conti in casa con Fabio Aru, atteso a un Giro di conferme dopo il buon esordio dello scorso anno, il secondo (liberatosi della scomoda convivenza col colombiano Betancur) è reduce da un inizio di stagione dove ha confermato la sua straordinaria regolarità (non è mai uscito dai primi dieci nelle corse che ha disputato) ma, come ha lui stesso affermato, dovrà mostrare più continuità nelle tappe di montagna. Puntano a un piazzamento nei primi dieci Franco Pellizotti (Androni Giocattoli), Matteo Rabottini (Neri Sottoli), Manuel Bongiorno (Bardiani – CSF Inox), Dario Cataldo (Sky) e il campione d’Italia Ivan Santaromita (Orica-GreenEdge). Il ruolo di  “Cadel Evans” italiano spetta di diritto a Ivan Basso. Il capitano della Cannondale, due volte vincitore del Giro nel 2006 e nel 2010, è classe 1977 come l’australiano della BMC ma non ha emesso alcun acuto in questa prima parte di stagione. Conoscendo però la meticolosità del varesino nella preparazione fisica, non c’è da meravigliarsi se Basso si fosse preparato in maniera da ottenere il picco di forma durante la Corsa Rosa. Se così fosse, potrebbe stupire tutti positivamente.

Accreditata la lista dei velocisti. Vero, manca Mark Cavendish, che destinerà le sue energie alla ricerca della maglia verde al Tour de France. Ma fa il suo esordio sulle strade italiane un pezzo da novanta come Marcel Kittel. A far compagnia al tedesco della Giant-Shimano vi sono il francese Bouhanni (FDJ), lo statunitense Farrar (Garmin-Sharp), lo spagnolo Ventoso (Movistar), l’inglese Swift (Sky), l’australiano Matthews (Orica-GreenEdge). E una nutrita pattuglia italiana. Le nostre ruote veloci in gruppo saranno Appollonio (Ag2R – La Mondiale), Colbrelli (Bardiani – CSF Inox), Chicchi (Neri Sottoli), Ferrari (Lampre-Merida), Nizzolo (Trek) ed Elia Viviani (Cannondale). Senza dimenticare di citare un “giovanotto” di 40 anni: Alessandro Petacchi (Omega Pharma – Quick Step).

In mezzo, tra gli uomini di classifica e gli sprinter, vi sono i cacciatori di tappe, cioè tutti quei corridori che hanno le potenzialità per potersi ritagliare una giornata di gloria in questo Giro. La Lampre-Merida ne schiera ben tre: Damiano Cunego, che celebra il decennale del suo successo al Giro (avvenne nel 2004 in maglia Saeco) lasciando – almeno sulla carta – perdere qualsiasi velleità di classifica, Diego Ulissi e il colombiano Winner Anacona. Un occhio di riguardo lo meritano anche gli spagnoli Daniel Moreno (Katusha) e Samuel Sánchez (BMC), l’eterno Luca Paolini (Katusha) e un trio di giovani azzurri tutti da seguire: Moreno Moser (Cannondale), Enrico Battaglin (Bardiani – CSF Inox) e Diego Rosa (Androni Giocattoli).

Tra tante previsioni, una cosa è però certa: sarà un Giro dove il gioco degli abbuoni al traguardo conterà un po’ di meno, dato che sono sì presenti in tutte le tappe, ma a contenuto ridotto. Al vincitore di ogni singola frazione andranno 10 secondi di bonus (fino all’anno scorso erano 20), al secondo 6 e al terzo 4. Una decisione che, in un Giro che si prevede equilibrato, potrebbe penalizzare chi andrà a caccia di successi parziali premiando invece la regolarità. Due “E”. Eccezione ed equilibrio. Starà ai corridori far scattare negli appassionati la terza “E”. Quella dell’entusiasmo. Buon Giro a tutti.

Published by
Giuseppe Pucciarelli