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Violenza negli stadi, dall’Uruguay la possibile (ma rischiosa) soluzione

Una scelta coraggiosa quella del presidente dell’Uruguay José Mujica, simbolo mondiale della lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie. Mujica ha infatti deciso poche settimane fa di non garantire più la presenza delle forze dell’ordine durante le partite allo stadio. Atto di forza per coinvolgere le società a contrastare la violenza e il razzismo dilagante nel calcio del suo paese.

Ecco la critica fatta dal politico al calcio nazionale:

“Basta con questa irrazionalità e con questa stupidaggine. Non possiamo continuare così, bisogna reagire. O fermiamo questo fenomeno o non potremo continuare ad avere il piacere degli spettacoli dello sport. Dovremo fermare il calcio. Ogni volta viene chiesta più sicurezza negli stadi, dopo però niente viene rispettato. E per di più è la polizia a finire sotto accusa”.

Prima di queste affermazioni, Josè Mujica aveva chiesto, insieme alla Federcalcio, alle due più importanti squadre locali, Nacional e Penarol, i nomi degli ultrà violenti “barras bravas”, senza però ottenere alcuna risposta. Di fronte all’atteggiamento non collaborativo dei due club quindi ha disposto il ritiro di tutti gli agenti di polizia per la sicurezza dagli stadi, azione che ha costretto alle dimissioni il Consiglio della Federcalcio locale e a fermare il campionato di chiusura come attuale precauzione.

Un mezzo terremoto quindi per la Federcalcio uruguaiana e per l’intero sistema calcio celeste, giustificato cosi da capo dello stato: “Nacional e Penarol sono le due società che devono essere le prime a reagire, visto che rappresentano il 90% del nostro calcio. Questo significa dare un segnale forte contro le violenze ed il razzismo negli stadi. Ma questa decisione è ancora più importante perché significa far prevalere l’interesse sociale su quello economico”.

Parole forti sottolineate da decisioni drastiche, quelle di Mujica, uomo di potere che guarda alla nazione con gli occhi di un padre. Eletto nel 2010 con un passato da guerrigliero durante la dittatura, il presidente dell’Uruguay preleva dallo Stato circa 12.000 dollari al mese per il suo lavoro alla guida del paese, ma ne dona circa il 90% a favore di organizzazioni non governative e a persone bisognose. “Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto menoè il suo diktat.

L’Italia guarda quindi Oltreoceano, e sembra ispirarsi proprio a lui Renzi, che in questi giorni dopo i fatti incresciosi di Roma ha dichiarato: “Non è possibile che chi va allo stadio debba pagare per la sicurezza al suo interno, dovranno essere le società a farlo. Abbiamo le idee chiare, dopo le elezioni ne riparleremo tutti insieme”.

Vedremo se i fatti seguiranno le parole di queste giornate. Sarebbe una soluzione importante ma rischiosa quella proposta da Mujica, che stroncherebbe alla radice quell’ indulgenza e complicità di alcune società nei confronti delle frange violente del proprio tifo.