Eredivisie, 10 motivi per cui l’Ajax ha meritato il titolo

Trentatreesimo titolo nazionale, il quarto consecutivo.

Un simile dominio non si spiega semplicemente con un laconico “l’Ajax è la squadra più forte”. O, almeno, non solo. Frank de Boer ha plasmato questa squadra a sua immagine e somiglianza, ha costruito un blocco granitico che nelle ultime quattro stagioni ha saputo lasciare solo le briciole agli avversari e tanti saluti a Psv Eindhoven, Feyenoord, Twente e Vitesse.

Certo, i Lancieri si sono confermati una volta di più come squadra da battere e sono partiti col favore del pronostico, complici anche le difficoltà riscontrate dalle contendenti a stagione in corso (nelle quali gli ajacidi hanno però messo lo zampino): la ristrutturazione del Psv targato Cocu, il Vitesse che ha cambiato tre o quattro titolari anche quest’anno, un Twente dalla panchina corta e un Feyenoord che conferma puntualmente la tendenza a perdersi in un bicchier d’acqua contro le piccole. Adesso in tanti parlano di un possibile approdo del timoniere ajacide, de Boer, verso lidi più pregiati a livello europeo e segnatamente al Barcellona, nonostante le smentite di rito proprio dell’ex difensore blaugrana (“Io in Catalogna? Ma no! Cosa mai dovrei poter insegnare a gente come Xavi, Iniesta o Messi?” ha detto il mister biancorosso qualche settimana fa).

Intanto però ad Amsterdam si godono il quarto campionato consecutivo, il cui approdo con merito all’ArenA si può spiegare con dieci piccoli concetti:

1 – Una difesa granitica. Sono ormai quarant’anni che l’Olanda viene vissuta come una terra dove le partite sono sempre apertissime e gli scommettitori sanno bene quanto gli over siano di casa in Eredivisie. Tuttavia de Boer è un uomo molto più pragmatico di quel che possa sembrare e tutti i suoi successi sono arrivati grazie a dei pacchetti di retroguardia spesso e volentieri chiusi a tenuta stagna. Una controprova sono le cessioni dei difensori scuola Ajax degli ultimi anni, non esattamente finiti in club di seconda fascia: van der Wiel (PSG), Alderweireld (Atlético Madrid), Vertonghen (Tottenham). Anche il pacchetto arretrato di quest’anno non ha deluso: miglior difesa di Eredivisie con addirittura nove gol subiti in meno della seconda in questa speciale graduatoria (Twente) e meno di uno a partita.

2 – Morto un Papa se ne fa un altro. In questa formula proverbiale è raccolta tutta la filosofia Ajax: abbiamo appena finito di crescere e svezzare un campioncino? Cediamolo tirando su un bel gruzzolo di milioni e investiamo su nuovi giovanissimi o sui talenti semi nascosti del campionato, vedrai che riusciremo a sostituirlo. Un esempio? Il faro del gioco dello scorso anno, Christian Eriksen, è stato ceduto al Tottenham senza problemi perché in rosa sono esplosi Klaassen e soprattutto Lasse Schøne. Ovviamente il caso non c’entra nulla: ad Amsterdam sapevano già che sarebbe successo.

3 – Sempre più difficile, eppure… Spesso, in ambito calcistico, si dice che vincere è difficile ma rivincere è ancora più complesso. Dato per assodato questo concetto, non ci si può non inchinare all’Ajax per come ha saputo confermarsi al vertice in queste ultime stagioni nonostante un Feyenoord formato macchina da gol, nonostante il fortissimo Psv dello scorso anno, nonostante un Vitesse economicamente imbattibile e in collaborazione continua col Chelsea, nonostante un Twente sempre più solido e campione nel 2010. Le avversarie parevano sempre rinforzarsi, i biancorossi perdere i loro pezzi migliori. Eppure, ancora una volta, ha vinto de Boer.

4 – La fucina dell’Academy. Se ogni anno ci si può concedere il lusso di cedere un giocatore chiave sapendo per certo che si riuscirà a sostituirlo non è solo una questione di buona programmazione ma anche di coraggio, coraggio nel lanciare in prima squadra i giocatori della Primavera e dell’Academy senza timori di sorta e credendo che possano lasciare subito un segno. Qualche esempio di quest’anno? Cillessen titolare, Riedewald, Kishna…

5 – Tutti sono utili, pochi fondamentali. A parte pochissimi punti non fermi, ma inamovibili, come Schøne, Cillessen, van Rhijn, Serero, Poulsen, Klaassen o Blind, praticamente tutti gli altri, per scelta o per forza di cose, sono stati fatti giocare a turni alterni. In particolar modo l’attacco, che è stato il reparto più “liquido”, nel quale il più presente è stato Sigþórsson ma molto spesso è subentrato (dieci caps partendo dalla panchina). Soli sette elementi imprescindibili in una rosa di 28 giocatori, con almeno 18 uomini pronti a fare anche panchina senza mugugnare perché consapevoli di poter avere le loro chance, sono forse la più grande conquista di de Boer nonché la riprova di quanto il mister abbia in mano la squadra.

6 – La cooperativa del gol. È vero, ben tre squadre hanno segnato più dell’Ajax. Si tratta delle due compagini dei due superbomber Pellè e Finnbogason, Feyenoord ed Heerenveen, insieme con il Twente, il quale ha trovato ben tre giocatori in doppia cifra (Tadić, Promes, Castaignos) ma l’Ajax ha comunque segnato molto nonostante i migliori realizzatori, Sigþórsson e Klaassen, si siano fermati a soli dieci gol. Il trucco? Hanno segnato tutti, ma proprio tutti gli altri almeno una volta. A becco asciutto solo i difensori Ligeon (cinque presenze) e van der Hoorn (due apparizioni), e i due esterni alti Sana e Andersen (quattro presenze il primo, otto il secondo). Tutti questi quattro, complessivamente, hanno però giocato per soli 1047′, con una media di 261 minuti a testa (nemmeno tre partite intere per uno).

7 – Non perdere mai. L’Ajax s’è concesso il lusso di perdere per tre sole volte in questa edizione di Eredivisie, una sola di fronte al pubblico amico. Quella sconfitta, patita contro il Vitesse all’AmsterdamArenA, è arrivata il due novembre. Da allora una striscia positiva mostruosa di 21 risultati utili consecutivi. Il Twente, la seconda squadra meno battuta del campionato, ha comunque concluso due volte in più i 90′ senza punti.

8 – Intensità per 90′. Lancieri sono la tipica squadra che non muore mai, specialmente in trasferta. Se contassero infatti i risultati maturati solo entro i primi 45′, la compagine di Amsterdam sarebbe terza. L’Ajax ha infatti saputo rimontare completamente in due occasioni su quattro fuori casa e smuovere il risultato dal pareggio, assicurandosi la vittoria, in cinque occasioni su dieci, totalizzando ben 17 punti nelle riprese.

9 – La bolgia dell’ArenA. Impressionante il ruolino di marcia in casa: in sole tre occasioni su 16 i Lancieri hanno perso punti, lasciando per strada sette punti su un possibile totale di 48. Piuttosto indicativo anche il dato sui gol presi ad Amsterdam: appena 7, cioè nemmeno mezza rete a partita.

10 – Solidità mentale assoluta, ovvero: vincere prima ancora di giocare. Paradossalmente, proprio l’ingrediente che manca a questa squadra per fare il “salto di qualità” a livello continentale è invece il suo marchio di fabbrica entro i confini oranje, specialmente in Eredivisie. L’Ajax è una squadra che crede ciecamente in sé stessa e non si fa intimorire mai da nulla e nessuno. All’inizio si diceva delle difficoltà riscontrate lungo l’annata dalle contendenti: ebbene, parte del merito è anche stato dei biancorossi, capaci di mettere addosso una tale pressione alle avversarie dirette macinando risultati su risultati che, alla lunga, le compagini avversarie non hanno più retto psicologicamente. Esemplificativi i confronti col Vitesse e il Feyenoord: i gialloneri, che avevano chiuso in testa il girone d’andata, persa la testa della classifica prima di Natale, sono piombati in una mediocrità continua che li ha condotti fino al quinto posto, a -15 dai Lancieri. I Rotterdammers, invece, non hanno saputo fare punti negli scontri diretti nonostante siano andati in vantaggio in entrambe le occasioni, schiacciati dall’autostima di un gruppo che ha saputo annichilire le velleità della seconda in classifica proprio quando se l’è ritrovata di fronte.

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