La moda dei “selfie” fa capolino anche negli spogliatoi della Roma. Al termine della vittoriosa trasferta di Firenze, che ha decretato l’accesso acquisito dei giallorossi alla prossima Champions League, De Rossi, Totti e Florenzi hanno affidato al web l’immagine della loro gioia per il ritorno dei capitolini tra i grandi d’Europa. Romani e romanisti, era giusto che fossero proprio loro a consegnare ai tifosi l’immagine simbolica del traguardo raggiunto.
Un regalo atteso e arrivato con un giorno di anticipo su Pasqua e due sul Natale di Roma (2.727 primavere della Città Eterna, auguri). L’inseguimento era partito molto prima, probabilmente fin dal giorno successivo alla grande delusione di quel derby di Coppa Italia perso con la Lazio quasi un anno fa.
All’epoca, in panchina c’era Andreazzoli. Oggi al timone siede saldamente Rudi Garcia.
La differenza tra il debuttante ex collaboratore di Spalletti e il preparato ex tecnico del Lille c’è e si è vista.
L’allenatore francese ha riportato nel sovraeccitato ambiente giallorosso quella personalità carismatica necessaria a contemperare le autonomie concesse ai giocatori con la lucidità degli obiettivi finali. Con personalità, serenità e tenacia, Garcia si è fatto immediatamente conoscere, dando un saggio di bravura e organizzazione che dovrà far riflettere molti allenatori italiani attestati su posizioni tattiche conservative.
Difesa impostata su centrali aggressivi e di stazza, fughe laterali affidate all’estro di Gervinho (“se segnasse anche, sarebbe Cristiano Ronaldo”, Totti dixit) e davanti un gioco offensivo capace di trovare spazi di manovra nelle fortificazioni avversarie. Un meccanismo che finché resterà oliato, non deve temere lo scontro con altre filosofie di gioco. Probabilmente, nemmeno la Roma di Spalletti, che pure esprimeva un calcio spumeggiante e tatticamente evoluto, mostrava un bilanciamento così calibrato ed efficace tra fase offensiva e fase difensiva.
Quella che si presenterà in Europa è già una squadra capace di esprimere valori tecnico – tattici competitivi, comunque vada la campagna acquisti estiva. Del resto, le cessioni di Osvaldo e Lamela, hanno dimostrato che dei solisti poco inclini a suonare nel coro, la Roma e il suo spogliatoio possono fare a meno. Il discorso tecnico a conti fatti ha funzionato meglio con interpreti diversi, ma coinvolti. Perfino giocatori prima finiti al margine, come Rodrigo Taddei, sono risultati rivitalizzati, motivati dall’adesione ad un progetto di gioco partecipato e condiviso. A conti fatti, sono stati ben diciassette i giocatori andati in gol.
Certo, la Juventus di Conte ha dimostrato un passo marziale in grado di reggere sulla lunga distanza (senza entrare nel merito delle recriminazioni arbitrali che, quando a torto e quando a ragione, non finiranno mai di accompagnare l’ambiente romanista), ma la Roma qualcosa ha già dimostrato: è la squadra del futuro. Italia e Europa non potranno più permettersi di non conoscere il calcio di Rudi Garcia. Da parte sua Garcia, qualcosa ha già accennato: non intende ripetere l’esperienza vissuta alla guida del Lille, quando la partecipazione alla Champions si limitò alla fase a gironi. Stavolta sarà lui a voler prendersi una rivincita.