Ci sono storie che non esistono.
O, meglio, ci sono storie che esistono, ma che sono talmente assurde da renderle incredibili ai nostri occhi.
Questo è sicuramente il caso del Benfica e della famosa maledizione di Béla Guttmann, allenatore ungherese bi-campione d’Europa sulla panchina dei portoghesi, che, in seguito a un mancato accordo sui premi vittoria con la dirigenza, se ne andò dal club di Lisbona sbattendo la porta. Non prima, però, di avere pronunciato la ormai diventata celebre maledizione “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni”.
Detto, fatto. Quel Benfica, il suo Benfica, da allora non ha più vinto una coppa europea che sia una, perdendo cinque finali di Coppa dei Campioni (l’ultima nel 1990 contro il Milan, nonostante Eusebio fosse andato a pregare — piangendo — sulla tomba del suo ex allenatore) e una di Europa League, l’anno scorso contro il Chelsea, al termine di una partita dominata in lungo e in largo.
L’allenatore del Benfica quella sera era Jorge Jesus, che siede tuttora sulla panchina delle Aquile. Lo stesso Jorge Jesus che ieri sera, con la vittoria per due a zero contro la Olhanense, ha alzato il titolo di campione del Portogallo, il 33° della storia per i lusitani.
La storia di Jorge Jesus al Benfica è inevitabilmente segnata dai continui ricordi e continui accenni a Guttmann. L’allenatore di Amadora, nei suoi cinque anni sulla panchina rosso-bianca, ha sì vinto due titoli nazionali, ma si è sempre perso sul più bello nelle competizioni europee.
Quarti di finale di Europa League nel 2010, Semifinale (quella tutta portoghese contro il Braga) nel 2011, Quarti di finale di Champions League nel 2012. Fino a quel 2013 dove è riuscito nell’impresa di perdere tutto nel giro di sette giorni: campionato, coppa nazionale e Finale di Europa League.
Le parole su Guttmann, sulla maledizione e su Jorge Jesus scelto come “vittima preferita” dal grande allenatore ungherese si sono sprecate. Ma Jesus, alla fine, è ancora lì, alla guida della squadra, portandola all’ennesimo trionfo nazionale e all’ennesima Semifinale europea.
Questa volta di fronte troverà la Juventus e il compito sarà arduo. Ma volete mettere con il lottare tutti i giorni con una maledizione che dura da 52 anni?
Ci sono storie che non esistono.
O, semplicemente, ci sono storie che devono essere ancora scritte.