Il campionato che verrà
Finalmente una giornata normale: giocano (quasi) tutte in contemporanea e basta con lo spezzatino. Imminente la Pasqua, il campionato di Serie A torna a un formato più vicino a quello di un tempo e “collega” in qualche modo tutti i campi, anche perché con l’approssimarsi del finale di campionato certe variazioni d’orario avrebbero finito per falsare la corsa delle squadre che hanno ancora un obiettivo.
Insomma, l’unico “problema” è che ci sarebbe piaciuta una lotta al vertice, ma la Juventus ha pensato bene di restare la più forte di tutte: tanto di cappello a Conte e ai suoi ragazzi, focalizzati sul doppio obiettivo senza perdere brillantezza, almeno sul piano dei risultati. Mi hanno lasciato contrariato, ad essere sincero, le voci sul futuro del tecnico bianconero, che io onestamente non riesco a vedere lontano da Torino: troppo aperta la ferita del mancato salto di qualità in campo europeo perché Conte, uno che certe ambizioni non le nasconde, possa lasciare per cercare fortuna in altri lidi. Sia chiaro, tre scudetti su altrettanti tentativi (applaudo la Roma ma calendario alla mano non le do una chance) restano un risultato ragguardevole ma l’amaro in bocca qualche juventino ce lo avrà senz’altro.
La chiave? Vincere l’Europa League, perché aiuterebbe il cambio di mentalità di questo gruppo, dandogli quella spinta supplementare che potrebbe aiutare nella coppa più importante: l’esempio è l’Atlètico Madrid, senza ombra di dubbio. Pronto, pratico, pragmatico e degno d’essere percorso, in particolare per una Juventus che in patria ha avversarie meno attrezzate del Barça e del Real Madrid di turno: Juve come Borussia prima e Atlètico poi, Conte ci pensi. Perché oltre il budget c’è di più più.
Il discorso sulla concorrenza in patria, senza addentrarci sul tema del campionato poco allenante, non vuole sminuire la stagione della Roma, brillante sorpresa di questo 2013-2014. Diciamoci la verità: Coppa Italia persa con la Lazio, contestazione, tecnico straniero e polemiche su stemma, sigla e altri discorso da puristi non promettevano bene. E invece Rudi Garcia, gran conoscitore di calcio evidentemente preparato alla sfida della Serie A, ha sorpreso tutti, sfruttando una stagione senza coppe europee, elementi esperti come De Sanctis e Maicon, i soliti big e qualche giocatore rivalutato (Gervinho). È un finale di stagione per fare più punti possibile e non porgere orecchio alla radio (ops, agli smartphone) per i risultati della Juve, ma è anche una conclusione degna in cui sentirsi orgogliosi. Alzi la mano, tra i tifosi giallorossi, chi non avrebbe messo la firma sul secondo posto e l’ingresso diretto nella fase a gironi della Champions: nessuno, mi pare di capire.
Col pensiero fisso al campionato che è e a quello che sarà, mi rendo conto di aver parlato soprattutto della prossima stagione: è venuto naturale, visto che con Garcia e Benitez entrambi al secondo anno in carica una vera corsa scudetto ce l’avremo. Forse, se Conte e la sua forte Juventus permetteranno.
E allora mancano 5 giornate e stavolta ne abbiamo 8 partite in contemporanea. Qualcosa che assomiglia al calcio di una volta. Restano tanti verdetti da stabilire, come i pass per la prossima Europa League (che col ridimensionamento del nostro calcio a livello continentale inizierà a fare gola) o una corsa salvezza in cui conteranno le motivazioni dei club già salvi eppure alle prese con chi ha l’acqua alla gola: buon calcio, buon sabato e poi buona Pasqua sperando che tutti diano il 100%.