G4, verso Lisbona
Dal confine europeo di Lisbona, nel 1500 Pedro Álvares Cabral partì alla scoperta del Brasile. Un po’ come succederà ai nostri eroi della pedata, sulla rotta per il Mondiale, una volta terminata la stagione continentale.
Giunti a questo punto, le quattro grandi rimaste in gara giocano senza nascondersi e guardano verso l’orizzonte ottico, puntando a scrutare il cielo sopra Lisbona. Qui, il 24 maggio, due di loro si sfideranno all’ Estádio da Luz, contendendosi la copertina dell’almanacco di quest’annata calcistica europea. Atletico Madrid, Real Madrid, Bayern Monaco e Chelsea rappresentano il poker d’assi di un’edizione particolarmente affascinante, entrata nel vivo con i quarti, dopo una serie interminabile di preliminari, tra gironi spesso annacquati e piccole eliminazioni tra amici.
All’interno di questo poker di squadre, sicuramente quello dell’Atletico Madrid era ad inizio stagione il nome meno prevedibile. Tra i primi a complimentarsi per l’impresa dei colchoneros, Arrigo Sacchi (tra l’altro, ex allenatore dei biancorossi), che si è detto ammirato dal solido impianto difensivo e dal pressing alto della squadra di Simeone. Tecnico grintoso, “mentalist” ma anche stratega, “El Cholo” condivide con i suoi giocatori la fame di vittoria e la voglia d’impresa. Ovvero il miglior propellente motivazionale, a tre partite dall’impresa. Dopo aver goduto negli anni passati dei gol di Aguero e di Radamel Falcao e aver incassato dalle loro cessioni, l’Atletico può contare nello sprint sull’ultima macchina da gol della casa, l’inarrestabile Diego Costa. Per lui, la consapevolezza che questo è il treno della vita, che passa probabilmente all’apice della carriera, in uno stato di forma forse irripetibile.
Dall’altro lato della plaza, troviamo il Real Madrid, con il suo bagaglio di consapevolezze storiche e campioni in campo. Carletto Ancelotti, unico rappresentante italiano, rappresenta una garanzia di tenuta sul rettilineo finale, per un club ossessionato dal ritorno sul tetto d’Europa, dopo tanti anni di mansarda galattica. Fallire adesso, significherebbe spiumarsi le ali in volo anche per il Pallone d’Oro Cristiano Ronaldo, chiamato a vincere per dovere di Pantheon.
E certamente, l’altro portoghese che sogna d’essere incoronato profeta in patria, è Mourinho, che forse si ritrova in una situazione già vissuta ai tempi del Porto. Tra le quattro squadre infatti, attualmente il Chelsea sembrerebbe, forse, la meno attrezzata per vincere nell’immediato (ma solo a condizione di tacere del genio di Hazard). Ma la vittoria in rimonta sul PSG di Ibrahimovic rappresenta un punto di svolta importante. Mourinho, “neuroallenatore” ed erede legittimo di una scuola di motivatori che da Bela Guttmann passa per Helenio Herrera, feroce lettore di tattica tanto prima di ogni partita, quanto durante, è sempre credibile quando si parla di vittorie. E che rivincita sarebbe, verso il Real Madrid.
Infine il Bayern Monaco di Guardiola. La squadra più ricca d’Europa, dominatrice tirannica del proprio campionato, e, per non dimenticare, campione in carica. Per i bavaresi, addirittura la possibilità di aprire un ciclo. Anche se i precedenti del Bayern, per quanto riguarda le finali, non mancano di storiche delusioni (per fare una finale appassionante, comunque solitamente è indispensabile una squadra tedesca).
Così si accostano al sorteggio le quattro grandi d’Europa, pronte a vivere il mese più caldo della stagione.
Intanto, in Europa League, la Juventus approda in semifinale e sogna una finale da giocare in casa. Resta però una curiosità. Guardando ai colleghi del G4, potrà bastare questo, all’ambizioso Antonio Conte? Forse, per l’anno prossimo, c’è qualcuno che sta protendendo lo sguardo anche oltre Lisbona.