Oh capitano, mio capitano
E’ da quando Alessandro Gentile è stato insignito della fascia di capitano che, tra i tifosi dell’Olimpia Milano, è iniziato a fermentare questo perenne dubbio sulle capacità di leadership, attaccamento alla maglia e carisma. Al di là delle valutazioni soggettive che, tutti noi, facciamo ogni giorno sui vari cestisti che calcano i campi da gioco della Serie A, l’altra sera è andato in scena uno spettacolo meraviglioso al Mediolanum Forum di Assago; per chi non avesse avuto il piacere di assistere al derby con Cantù, i biancorossi hanno totalizzato il secondo sold-out consecutivo, dopo l’incredibile cornice di pubblico che ha spinto i padroni di casa contro il Barcellona.
Milano ha condotto per gran parte dell’incontro sino a essere in vantaggio per diciotto punti, e in quel momento il pubblico era ragionevolmente e giustamente in delirio. Poi, però, il solito blackout che ha permesso a Cantù di rientrare, trascinati anche dall’altro Gentile, Stefano: a quel punto il pubblico ha iniziato a rumoreggiare, a non sostenere più i ragazzi come aveva fatto in precedenza, esultando a ogni canestro come se fosse un gol. Un po’ quello che succede in tutte le grandi arene d’Europa, anche se dai più grandi, Milano, ha ancora molto da imparare: a quel punto è salito in cattedra il Capitano, quello con la C maiuscola, che ha chiesto con un gesto eloquente tutto il supporto possibile ai 12mila del forum. E come ogni grande leader, poi, alle parole sono subito succeduti i fatti e l’esempio: palla rubata nel momento peggiore della propria squadra, coast-to-coast in contropiede e appoggio vincente con tanto di fallo subito.
Peccato che su quella ricaduta, Gentile, si è giocato almeno i playoff di Eurolega: una vetrina importante per un giovane che, al termine di questa stagione sportiva, sarà automaticamente eleggibile per il draft NBA. Le lacrime sono state quelle di un giocatore affranto, deluso e comprensibilmente triste perché, con ogni probabilità, immaginava già che l’infortunio fosse più grave del previsto: dalle quattro alle sei settimane, nel suo momento migliore dopo che aveva finalmente ingranato. 29 punti contro Montegranaro, 24 contro l’imbattuto Barcellona e la costante sensazione di dominio a tutto campo, il tutto condito ovviamente con i soliti colpi di genio – in positivo e in negativo – che rappresentano il personaggio più di ogni altra cosa.
La staffetta involontaria che si è creata con Langford, al ritorno dopo un mese, ha fatto bene alla crescita individuale del giocatore perché i due in campo hanno dimostrato di pestarsi i piedi l’un l’altro, volendo entrambi avere la palla tra le mani per gran parte dell’azione, con l’inevitabile conseguenza che a rimetterci è il baby campione ex Benetton Treviso. Il ritorno del texano è fondamentale, sia in ottica campionato che Eurolega: anche perché, facendo tutti gli scongiuri del caso, Gentile potrebbe tornare per un certo evento, discretamente importante, che si disputerà a Milano a metà maggio. Esserci sarebbe la ciliegina sulla torta di una stagione incredibile, vissuta sull’onda dell’entusiasmo dopo un inizio faticoso, ma tra il dire e il fare… c’è di mezzo il Maccabi.