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Rugby League, Inghilterra: pazza stagione, guida St Helens e Castleford stupisce

In qualsiasi sport, le stagioni postmondiale acquistano un surplus di significato. Nel rugby league, gioco la cui dimensione internazionale è in parte legata all’impegno di giocatori inglesi o australiani con le nazioni d’origine di genitori e nonni, il concetto è davvero estremizzato, tanto che possiamo parlare di un vero e proprio anno zero, ogni volta che archiviata la Coppa del Mondo si riprende col football di club.

Che questa stagione postmondiale sarebbe stata straordinaria e particolare lo avevamo detto e lo avevano previsto un po’ tutti. Il campionato inglese, stretto tra una necessità di riforma e la crisi di qualche club storico, ha visto fenomeni come Pat Richards, Sam Tomkins, Steve Menzies e Lee Mossop salutare la truppa e volare nell’Emisfero Sud, lasciando ad allenatori e dirigenti il dovere di inventare, creare rugby, rinnovare e ricostruire progetti.

L’ormai imminente riduzione da 14 a 12 del numero di squadre, con la creazione di una sorta di “Super League 2” al posto dell’attuale Championship come serie cadetta, ha messo inoltre pressione sulle società di bassa classifica, perché mai come quest’anno il rischio retrocessione è alto, con le conseguenze del caso. Tradotto: coloro che chiudono all’ultimo e penultimo posto, retrocedono. Ed è vero che in linea teorica tornare su sarà possibile, ma date le differenze nei budget tra i campionati sarà un’impresa titanica: della serie, si salvi chi può. Adesso e sino a nuovo ordine.

Foto St Helens Rugby Football Club
Foto St Helens Rugby
Football Club

Tale prospettiva ha reso frizzante l’intera classifica della Super League, perché ora chi va male non ha prove d’appello e soprattutto perché la partenza di molti giocatori verso la NRL è andata a mescolare le carte. Chi ne fa le spese è chi non ha azzeccato la programmazione, chi ha sbagliato qualche acquisto, o chi semplicemente non ci sta capendo niente. Anche il calendario influisce, perché delle volte una infausta combinazione di gare in casa contro le forti e in trasferta contro le media può terrorizzare, come nel caso recente dei Catalan Dragons. Se però il sole è nuovamente alto (almeno per ora) nella Francia meridionale, altre piazze storiche (Bradford) e strategiche (Londra) del campionato rischiano, in un rimescolamento di valori che coinvolge anche i top team, il cui club appare meno esclusivo di un tempo.

Guida la classifica, nella pausa dello scorso weekend per gli impegni di Challenge Cup, St Helens. La presenza dei Saints in testa non stupisce, trattandosi di una delle squadre più vincenti del ventunesimo secolo, però è un dato in controtendenza rispetto all’anno scorso, chiuso al quinto posto in regular season senza mai dare l’impressione di lottare per il titolo. Ora i ragazzi della Merseyside, forse contagiati dalle fortune delle vicine squadre di calcio, possono guardare tutti dall’alto verso il basso. A punteggio pieno: merito del gruppo, dell’allenatore Nathan Brown, dei veterani alla Paul Wellens di nuovi acquisti come Luke Walsh, ex Newcastle e Penrith. Quello dei Saints è un primo posto condito da un +130 di differenza punti, passando anche per big match come quelli contro Warrington o Leeds. In particolare la sfida ai Rhinos è stato un vero spot per il rugby league, con la meta finale dell’ala Tom Makinson a firmare l’attimo poetico dopo 80′ di pura intensità.

Foto Leeds Rhinos Rugby League Football Club
Foto Leeds Rhinos
Rugby League Football Club

Gli stessi Rhinos, imbattuti sino alla gara di Langtree Park, stanno vivendo una stagione molto positiva. Superba la vecchia guardia, con Jamie Peacock semplicemente indistruttibile e i soliti Sinfield, Burrow e McGuire abili costruttori di trame di gioco, perfetti architetti di un sistema che funziona, punge e vince le partite. In questo senso, diabolici e perfetti si sono rivelati gli innesti di Briscoe e Aiton, giocatori di livello internazionale perfettamente a loro agio col tecnico Brian McDermott. Leeds, che sa come si vincono le finali, può arrivare sino in fondo anche e soprattutto per la lunghezza della rosa, che permette di far riposare di tanto in tanto i giocatori col maggior chilometraggio: a fine stagione conterà.

La sopresa vera è che tra Saints e Rhinos c’è un intruso, quella Castleford troppo ingenuamente data per spacciata in preseason. Si temevano i contraccolpi della cessione di Rangi Chase, passato all’ambiziosa e ricca corte dei Salford Red Devils, eppure la squadra si è unita, compattata e riscoperta capace di giocare, vincere le partite, spaventare le più forti. Arrivare ad aprile con 6 vittorie e 1 sconfitta vuol dire stare bene e tenere lontanissime le zone calde della classifica, al sicuro dalla lotta per retrocedere. Difficile dire se questi Tigers dureranno ma nel frattempo, per i più curiosi, ecco il consiglio: guardate come calcia i piazzati Marc Sneyd, nazionale irlandese arrivato proprio dagli ex Reds.

Foto Leeds Rhinos
Foto Leeds Rhinos

Stupisce in positivo Widnes, acclamata da più parti come l’esempio della bontà del sistema delle franchigie e del blocco delle retrocessioni, zoppicano i rinnovati, ricchi e spendaccioni Red Devils: che ci sarebbe voluto del tempo lo avevamo detto, l’importante è che Marwan Koukash dia a Brian Noble e i suoi giocatori la tranquillità di lavorare.

E le altre big? Wigan si è ripresa, a piccoli passi, dalle partenze dei suoi pezzi da novanta, oltre che dai postumi del viaggio in Australia per il World Club Challenge. Non è mai facile riprendersi dopo le settimane passate dall’altra parte del mondo, a sfidare i più forti, ma i Warriors paiono sulla buona strada: troppo facile prevedere una chiusura ai primi posti, la sensazione è che però serva un kicker degno, pronto a raccogliere l’eredità di Richards. Se il kicking game di Matty Smith ha iniziato a dare dividendi, nei piazzati resta il senso di inadeguatezza.

In ritardo rispetto alla brillantissima regular season dell’anno gli Huddersfield Giants, le cui fortune dipendono sempre e comunque dalla vena di Danny Brough, capitano e leader, capace di fare e disfare tutto in una frazione di secondo. Bellissima la partita dei 7 marzo, chiusa 12-12 in uno scontro tra titani contro il Leeds. A preoccupare, nell’ultima giornata, è arrivato il tonfo in casa contro Warrington, altra big in cerca di certezze in una prima parte di stagione tutta luci e ombre: il 14-33 del The John Smith’s Stadium rilancia le ambizioni dei Wolves, aumentando il distacco dei vincitori dell’ultima stagione regolare dalla vetta.

Chiudiamo con la lotta per la salvezza, che appare un discorso molto complicato. Un’agonia sta diventando la stagione dei London Broncos, che nonostante il trasferimento al The Hive faticano ad attirare il grande pubblico, per via specialmente dei risultati: deprimono non le 7 sconfitte su 7 partite in sé, ma i 48 punti presi a partita. Che significa che, statisticamente, i Broncos incassano in media 35 punti in più di quelli che riescono a produrre. L’ultimo passaggio televisivo del XIII di Tony Rea, da questo punto di vista, è stato paradigmatico: 6-54 in casa contro i Tigers, davanti a poco più di 1.000 spettatori. Se oggi Londra non è ultima lo deve alla penalizzazione, causa amministrazione controllata, dei Bradford Bulls, squadra capace però di vincere le sue partite chiave e di giocarsela ad armi pari con le altre in lotta per salvarsi. Come i Dragons catalani, o Wakefield o i deludenti Hull Kingston Rovers, che pure vengono dal successo nello scontro salvezza con i Wildcats.

Super League XIX – Ultimi risultati

London Broncos-Castleford Tigers 6-54
Wigan Warriors-Catalan Dragons 22-16
Hull FC-Salford Red Devils 30-8
St Helens-Leeds Rhinos 14-10
Widnes Vikings-Bradford Bulls 22-18
Hull KR-Wakefield Wildcats 44-6
Huddersfield Giants-Warrington Wolves 14-33

CLASSIFICA: 

St Helens 14
Castleford 12
Leeds 11
Widnes 10
Wigan 8
Warrington 8
Hull FC 6
Huddersfield 6
Salford 6
Hull KR 5
Wakefield 4
Catalans 2
London B. 0
Bradford -2

N.B.: Widnes e Wigan 1 partita in meno; Bradford -6 per amministrazione controllata.