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Oppure, per dirla all’inglese, “to boldly go where no Italian women has gone before”. Mi si perdoni l’inciso tratto da Star Trek ma questa è la prima frase che mi è venuta in mente quando ho saputo dell’esito della partita tra Venezuela e Italia, partita che ha consegnato un bronzo storico alla nazionale azzurra ai Mondiali di Calcio.

Qualcuno di voi starà già chiedendosi se siamo impazziti o se abbiamo viaggiato nel tempo dicendo una cosa del genere riferendoci al futuro Mondiale in Brasile. Niente di tutto questo.

Non stiamo parlando di calcio maschile, ma di calcio femminile. E, per essere più precisi, della rappresentativa Under 17 della Nazionale Italiana che ha partecipato ai Mondiali di categoria in Costa Rica, partecipazione che già di per sé aveva dello storico per il movimento del calcio femminile. Il pass era stato staccato agli Europei, dove le ragazze di Enrico Sbardella avevano conquistato il terzo posto ai danni dell’Inghilterra e conquistato sia uno storico gradino del podio che un’inedita qualificazione ai Mondiali.

In sordina e con serietà, come le ragazze hanno saputo fare benissimo, tutte le atlete in questi mesi hanno preparato se stesse e il Mondiale come meglio non potevano: la partenza per la Costa Rica e le gare nel girone di qualificazione avevano portato due vittorie contro lo Zambia e le padrone di casa, e la sconfitta proprio contro il Venezuela, con la qualificazione ai quarti.

Da lì il quarto di finale con il Ghana vinto al cardiopalma ai rigori quando si era dominata una partita intera, e poi la sconfitta contro una Spagna non sembrata, a onor del vero, così irraggiungibile. Il nome nella storia le ragazze lo avevano già scritto ma, arrivati a quel punto, era quasi d’obbligo sognare qualcosa di più. E quel qualcosa è arrivato nella notte tra venerdì e sabato, quando le azzurrine hanno vinto ai rigori una rocambolesca partita contro il Venezuela ricca di gol.

Abbiamo avuto il privilegio, come testata, di vivere in diretta le emozioni che le ragazze ci hanno donato. Non è stato semplice, viste le ore tarde della trasmissione delle partite (complice il fuso orario) ma ne è valsa la pena. Il fatto che ben poco se ne sia parlato in giro ci ha portato a essere cercati e letti da tantissime persone, le quali hanno concesso di poter fare al meglio il nostro lavoro, ovvero informare. E credetemi, credeteci, lo abbiamo fatto con grande piacere.

Vorrei, vorremmo concludere questo piccolo editoriale dando un abbraccio virtuale alle 21 eroine del Mondiale, 21 piccole donne che hanno dimostrato, oltre ogni dubbio, di meritare tanto dalla loro futura vita, sia sportiva che personale. È per questo che, senza fare distinzione alcuna tra titolari e riserve, ci permettiamo di ringraziare e congratularci con i portieri Cartelli, Durante e Toniolo, con i difensori Boattin, Mella, Merlo, Peressotti, Rizza, Tortelli e Vergani, con le centrocampiste Abati, Cavicchia, Giugliano, Mascarello e Simonetti e con le attaccanti Bergamaschi, Ceccarelli, Garavelli, Marinelli, Piemonte e Serturini. Grazie mille ragazze. Che questo sia solo l’inizio per voi.

Un altro ringraziamento va al mister, a quell’Enrico Sbardella che da anni sta gestendo la Nazionale Under 17 Femminile in maniera eccellente portando risultati mai visti sinora e dimostrando una volta di più le sue qualità tecniche ed umane. Grazie mille Mister.

L’ultimo ringraziamento va a voi lettori di MondoPallone al femminile, che ci avete seguito numerosissimi in questi giorni e che siete sempre stati pronti al dialogo e alla collaborazione, permettendoci di fare il nostro lavoro al meglio. Grazie mille a tutti, è stato un onore.

In coda mi permetto di ringraziare i ragazzi della redazione di MondoPallone al Femminile per l’ottimo lavoro svolto, ovvero Matteo Portoghese, Stefano Pantano, Luigi Recchia, Luciano Savarese e Adolfo Iacomino. Senza di loro io non sarei il coordinatore che riesco a essere. Grazie mille ragazzi, mi fate sentire fiero di essere parte di voi.

E ora, ragazze, via, andate lì, dove nessuna donna è arrivata finora. Perchè un vecchio adagio insegna che l’appetito… vien mangiando.