Zenit, l’accusa di Hagen e la corruzione. Ma le prove dove sono?
Secondo Erik Hagen, lo Zenit avrebbe comprato l’arbitro in una sfida della coppa Uefa 2004/2005, ma il suo racconto è pieno di incongruenze e contraddizioni; siccome molti media italiani hanno, senza alcuna riflessioni, etichettato il glorioso club di San Pietroburgo e il calcio russo come corrotti e truffatori. La seguente analisi vuole provare a capire, studiare e interpretare cosa possa essere davvero accaduto, argomentando la tesi che vede innocente la società presieduta dal potente Aleksey Miller.
La considerazione di partenza è questa: perché Erik Hagen, difensore norvegese che ha vestito la casacca dello Zenit dal 2004 al 2008, dopo due lustri si ricorda di una presunta combine e si elegge paladino della giustizia nel denunciarla? Secondo lui, in una partita di Coppa UEFA un compagno avrebbe avuto ottimi rapporti con l’arbitro, connazionale, e tutti I componenti della squadra avrebbero versato 3000 euro al direttore di gara (forti di un premio vittoria di 12000) per essere certi di vincere. Lui si sarebbe opposto, facendo palesare la superiorità della propria squadra verso il modesto avversario, affermando che non c’era bisogno di comprare la partita, dato che lo Zenit era comunque più forte. Qualche ora dopo, Hagen è stato contattato dai colleghi di Sovsport, ai quali ha detto che lui si sarebbe tirato fuori, ma di dettagli ne sapeva effettivamente pochi, dato che non conosceva il russo. Ma poche ore prima non aveva parlato di cifre e di amicizie tra un giocatore e un arbitro? Qualcosa non torna.
Nell’intervista al giornale norvegese, Hagen fa riferimento a “quattro gol annullati”, e questo ci permette di risalire alla gara incriminata: Zenit-Vitoria Guimaraes 2-1, annata 2004/2005. L’arbitro è serbo, e l’unico connazionale tra i padroni di casa è Milan Vjestica, rognoso difensore che in quella partita non scenderà nemmeno in campo.
Hagen, a conti fatti, sporca e non poco il nome dello Zenit e accusa in maniera poco velata un ex compagno. Siamo a un viatico: o indica le prove, o va querelato. E se anche fosse vero quanto dice, fa sempre una figura barbina; voleva starne fuori, ma intanto se li è intascati i soldi, ha mangiato per quasi quattro anni grazie ai soldi di Miller, e dopo 10 anni, improvvisamente, si “ricorda” del fatto. Fornisca le prove alle autorità, che prenderanno i provvedimenti necessari (anche se, dopo così tanti anni, la prescrizione sarebbe probabilmente il procedimento più logico). O forse non lo ha fatto perch, dopotutto, non le possiede?
Già in passato accusarono lo Zenit di aver comprato la semifinale della Coppa Uefa 2007/2008, ma l’inchiesta fu chiusa proprio per mancanza di prove. La corruzione nel calcio esiste, ma quando si parla di Russia sembra essere più facile riscontrarla, o perlomeno credere di avvistarla. Molti giocatori stranieri guadagnano in Russia e poi, appena vanno via, non perdono occasione per denigrarla. Non un comportamente idilliaco, come quello di Hagen che, ormai, sarà ricordato o come un fanfarone di cattivo gusto (se non fornirà le prove) o come uno che parla quando gli fa comodo (se dovesse riuscire a fornire le prove).
San Pietroburgo è una bellissima città, così come lo sono le persone che ci vivono e lo è il suo club di calcio. Sparare a zero su di lei, come fatto da Hagen, non è il massimo dell’eleganza. Porti le prove, Hagen. Al momento, le sue frasi hanno poca rilevanza, e la risposta del club, attraverso un comunicato del portavoce Evgeny Gusev, risulta soltanto una perdita di tempo, perché il norvegese, al momento, non merita attenzione alcuna, e in conclusione nasce anche un pizzico di fastidio sia quando si cerca di macchiare il mondo del calcio senza prove adeguate, sia quando si cerca, in maniera aprioristica, di sporcare il nome di un club importante come lo Zenit.