F1, GP Malesia: Mercedes sola al comando

Avevamo avuto due settimane di tempo per dimenticare lo scarso spettacolo offerto dal GP inaugurale,
La dura cronaca è questa: le Mercedes sono davanti a tutti, punto. Inutile girarci intorno: la pioggia può giusto rimescolare un po’ le carte, ma la Malesia ha soltanto ribadito le impressioni australiane: in questo primo scorcio di stagione, la Formula 1 ha un chiaro padrone.

Basta pensare a un Hamilton costantemente in testa, alla partenza di Rosberg… e anche soltanto alla zampata finale del vincitore: non pago di aver dominato in lungo e in largo, ha tolto ad Alonso (tra i due neanche corre buon sangue) anche il giro veloce. E il ferrarista aveva fermato i cronometri un secondo dopo l’inglese.

Dopo le libere del venerdì, tra gli addetti ai lavori trapelava un velato ottimismo: sia Alonso che Räikkönen avevamo lavorato bene e mostrato nuovi tempi; non ancora sufficienti per arrivare davanti a tutti, ma bastanti per lottare con i primi, si pensava, e le prove sembravano corroborare questa impressione (quarto e sesto tempo: si è visto di peggio).

La pista ha parlato diversamente: niente diluvio, quindi niente spettacolo. Peggio: a pochi giri dalla fine, ci siamo sentiti costretti a sperare che arrivasse la pioggia, se non altro per scombinare un po’ i piani dei primi tre (Hamilton, Rosberg e Vettel), che ancora dovevano fermarsi per montare le gomme dure. I componenti del podio difficilmente sarebbero cambiati, ma almeno avremmo avuto un po’ di incertezza in più.

Un padrone c’è già, e uno sfidante sembra essere già pronto: la Red Bull è veloce, e conferma di essere macchina da podio, a differenza della Ferrari. Parliamoci chiaro: Alonso è riuscito a superare Ricciardo soltanto grazie al parametro dell’affidabilità, ma non certo con una manovra delle sue. Dopo due prove, si è vista una monoposto affidabile, ma ancora limitata sul piano della velocità. Una macchina superiore alla Williams, ma inferiore alle prime della classe.

Difficile capire le McLaren: sempre avanti in Australia, in second’ordine ieri; e se si era parlato anche troppo bene di Magnussen, il doppiaggio subito sicuramente lo aiuterà a tenere i piedi per terra (o incollati all’acceleratore); e comunque un altro giovane ha confermato quanto di buono visto due settimane prima: parliamo del russo Kvyat, nuovamente a punti con la sua Toro Rosso. Niente male, per un esordiente che parte dalle retrovie.

I temi di questi primi GP, e dei prossimi due che arriveranno, sembrano chiari. Possiamo solo aggiungere che Räikkönen ieri è stato sfortunato, ma curiosamente in classifica adesso ha gli stessi punti del suo predecessore, Felipe Massa, su una Williams che ha scelto il motore giusto (Mercedes). Sperando che i risultati arrivino prima che il finlandese si senta schiacciato (dalla macchina, o da Alonso).

E adesso: Bahrain in soli sette giorni, non vedremo grosse novità tecniche; in Cina già di più, poi ci sarà la pausa pre-europea per smuovere qualcosa. La Ferrari, a oggi, è in grado di superare le Force India, ma non le Red Bull (giudizio sospeso sulla McLaren); si sta giocando tutto su un’affidabilità che sicuramente tornerà utile, lungo la stagione; ma per adesso sembra quasi un limite. È necessario lavorare a Maranello, per portare sviluppi corposi a una vettura solida, ma non ancora performante.

Poscritto. Non ne avevamo ancora parlato; ma la Ferrari ha deciso di pubblicare 72 messaggi, tanti quante le sue vittorie in rosso, per Michael Schumacher. C’è chi parla di ricordi in pista, chi al muretto, chi in fabbrica e chi altrove. E c’è chi, come Ivan Capelli, parla di dare e ricevere regali. Quello che tutti aspettiamo, e – come per ogni regalo – non vediamo l’ora di poterlo gioire.

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Pietro Luigi Borgia