Si diceva che a questa squadra mancasse cattiveria in trasferta, quella voglia di vincere che contraddistingue tutte le grandi squadre a livello europeo. Sfatato anche questo mito, adesso l’Olimpia Milano è una solida realtà dell’Eurolega, oltre che aritmeticamente qualificata come seconda in classifica in uno dei gironi più difficili nella storia recente della competizione; davanti, nemmeno a dirlo, i marziani del Barcellona che mercoledì prossimo faranno visita al Mediolanum Forum, in quello che si preannuncia un tutto esaurito coi fiocchi.
Milano ha vinto, convinto e ha saputo soffrire nei momenti positivi del Fenerbahce, considerando anche l’atmosfera dell’Ülker Sports Arena: a dir poco un girone dell’Inferno dantesco. Nonostante una partita irreale di Bogdanovic, infatti, i meneghini hanno avuto la grande capacità di scappare nei momenti chiave della partita, ossia a cavallo tra le due pause brevi, spezzando le gambe a un avversario che era partito fortissimo – caricato dai propri sostenitori – e poi spegnendo sul nascere le fiamme di un eventuale ritorno a pochi minuti dal termine. Planinic insegna. Si aspettavano segnali forti, anzi fortissimi dai due lunghi e lo show a tutto campo di Lawal, uno di quelli arrivati a stagione in corso, è sicuramente una notizia più che positiva per Banchi. A proposito, quasi me ne dimenticavo: fate un monumento a quell’uomo, perché è riuscito a trasformare un’accozzaglia di giocatori con talento in una Squadra, con la esse volutamente maiuscola. Perché Milano ha sempre avuto compagini potenzialmente forti sulla carta, solo che poi in campo la voglia di sacrificio veniva meno: l’ex tecnico di Siena, invece, ha compiuto il miracolo facendo difendere anche gli attaccanti o presunti tali.
“Qui si sottovaluta un fattore: noi siamo una squadra operaia, non voglio più vedere atteggiamenti snob. Perché quando giochiamo così, possiamo perdere da chiunque. Però voglio che passi un messaggio, perché qua ci sono attaccanti di primissimo livello europeo che, ogni santo giorno, tirano giù il sedere quando necessario per difendere“. Queste parole le ha dette di fronte a me, in conferenza stampa, dopo la vittoria contro la Reyer Venezia, con una proprietà comunicativa degna più di un oratore che di un tecnico della pallacanestro. Una frecciatina, probabilmente, a chi in passato non ha avuto voglia di fare sacrifici, mettendo le proprie statistiche di fronte al bene della squadra.
Sono passati quasi due mesi da quando, dopo il quarto di finale perso contro la Dinamo Sassari, un gruppo di ultras interrompeva l’allenamento scatenando l’ira del patron Giorgio Armani. Oggi è tornata la serenità e, di conseguenza, anche la consapevolezza di poter far bene in campionato: sognare in Europa non può che essere positivo, ma il quarto di finale sarà molto duro, con il Maccabi Tel Aviv tra le squadre più gettonate per essere accoppiate con i lombardi. Sarà fondamentale il ritorno di Langford, così come il gioco sotto canestro e il lavoro degli esterni in entrambe le metà campo. Le Final Four a Milano sono un’occasione troppo importante, per l’Olimpia e per tutto il basket italiano: farsela sfuggire non macchierebbe comunque una stagione sino adesso strepitosa, e i giocatori devono contare proprio su questo fattore e giocare spensierati, con l’atteggiamento di chi non ha nulla da perdere. Ancora più importante, però, sarà avere la voglia di “tirare giù il sedere” per ogni singolo minuto di tutto la serie; coach Banchi d’altronde vi aveva avvisato.