Un Clasico a tre

Ore 21.00, il mondo del calcio si fermerà in rispettoso silenzioso per concentrare le proprie attenzioni sul “Santiago Bernabeu” di Madrid dove si giocherà il “Classico“, una sfida giunta alla sua 259a edizione tra amichevoli e partite ufficiali. Real-Barcellona è un match che va oltre l’importanza sportiva e nasconde un valore storico al suo interno: la forte rivalità tra la Catalogna, orgogliosa delle proprie tradizioni e desiderosa di autonomia, e il nemico Castigliano.

Quest’anno non c’è più la contesa Guardiola-Mourinho che aveva acceso alla vigilia del calcio d’inizio le ultime edizioni e che, per certi versi, aveva reso più simpatica la compagine blaugrana agli occhi degli appassionati calciofili. Resta, invece, il testa a testa tra Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, due degli attuali calciatori più forti del pianeta, riconosciuti tali dai parere dei più autorevoli esperti. A rendere avvincente questa gara, però, c’ha pensato la classifica della Liga, un campionato ancora in bilico e che quest’anno ci propone un’inedita contesa a tre. Già, perché se in passato il campionato spagnolo aveva perso un po’ di brio, restringendo la lotta per il titolo a un discorso a due tra le merengues e i maestri del tiki taka, quest’anno la presenza di un terzo incomodo, l’Atletico Madrid, ha reso aspra la battaglia per il primato, con la forte possibilità di ritrovarci da questa sera tre squadre in un fazzoletto di soli due punti.

E nel frattempo l’Italia non può far altro che guardare alla Spagna con un po’ di invidia. Loro con tre squadre nei quarti di Champions e noi ancora una volta assenti. Loro con un campionato incandescente e noi con la Juve, che ha dimostrato di non avere rivali alla sua altezza, e la sola sfida per il secondo posto tra Roma e Napoli a rendere pepata questa parte finale di stagione. Loro con il Clasico e noi con uno stadio Olimpico presumibilmente semi deserto per un Lazio-Milan tra due squadre chiamate a rispondere alle forti contestazioni delle rispettive tifoserie. E se pensiamo che nella stagione 1989/90 potevamo vantare un en plein di successi europei di tutto rispetto (Milan in Coppa Campioni, Sampdoria in Coppa delle Coppe e Juventus in Coppa Uefa) e una serie A ricca di campioni internazionali allora il rammarico del tifoso italiano cresce ancora di più.

 

 

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Elia Modugno