Caro Benitez, non è questione di mentalità

L’altro giorno facendo zapping mi sono imbattuto su queste dichiarazioni di Rafael Benitez in merito al calcio italiano: “Il calcio europeo è un calcio d’attacco, è il calcio che piace alle tv e ai tifosi. Quello italiano, invece, pensa molto a non subire gol. Questo cambio di mentalità è necessario. Può essere determinante la fase difensiva, ma non sempre. In Italia tutti dicono di giocare con la difesa a tre, ma sono undici dietro al pallone. Forse devo girare la mia tv al contrario, non so cosa succede… In Italia molti vincono 1-0 in questo modo, poi in Europa fanno fatica…”. 

La sua personale critica al nostro calcio ci sta, il suo Napoli infatti ha mostrato di soffrire troppo quelle squadre che in Italia si chiudono e pensano poco a offendere per racimolare punti per loro importantissimi per la lotta salvezza. Però l’Italia è questa, lo dice la sua storia, lo raccontano i suoi successi e se siamo diventati campioni del Mondo, d’Europa e vincenti giocando così non è semplice cambiare la cultura di uno sport.

Tuttavia mi sento di fare un appunto al buon Rafa che mendica da sapiente, ma si ritrova terzo in campionato, eliminato in Champions e oggi anche fuori dall’Uefa League. L’Italia nelle competizioni Europee non brilla da qualche anno, precisamente dal Triplete nerazzurro, da allora sono cambiate le gerarchie nazionali, ma da quei successi è cambiato anche lo scenario del calcio europeo.

I soldi non girano più in Italia dove i migliori giocatori del Mondo non vedevano l’ora di approdare per ambizione sportiva e ingaggi. Gli sceicchi, i russi, le banche ora portano i top player in altre nazioni come Spagna, Germania, Inghilterra e Francia e se non hai campioni in squadra puoi avere anche la mentalità e la propensione offensiva, ma non si fà molto strada.

Un esempio è stato lo Shalke 04, terza forza della Bundesliga, che propone un calcio moderno e offensivo che tuttavia ne ha presi 9 di gol in 2 partite dal Real Madrid. Altri esempi simili sono Arsenal,  Bayer L. e lo stesso  Napoli se vogliamo.

Attaccare per una squadra è molto più semplice se a difendere la sua porta ci sono giocatori di alto livello ed esperienza piuttosto di giovani scommesse o modesti interpreti del ruolo. Messi, Ronaldo, Ibrahimovic, sono giocatori che da soli spostano l’ago della bilancia di una match se non limitati e contrastati a dovere, basti vedere il buon Olimpiakos di Michel impotente di fronte alle magie dell’attacco dei Red Devils.

Quindi più che di mentalità come limite del calcio italiano, caro Rafa, parlerei di rose perché per vincere in Europa il connubio è proprio questo: mentalità e campioni. Squadre come Manchester City, Atletico M. e Borussia D. quest’anno non vinceranno nulla nonostante abbiano la mentalità e una buona rosa, figuriamoci le altre che hanno limiti maggiori dettati magari dai conti, come ad esempio la Juventus.

Il problema non è tattico, ma economico. Capello, Lippi, Mancini, Ancelotti sono allenatori ricercati da tutto il Mondo non possiamo sentirci inferiori a nessuno quindi per tattica e atteggiamento. Nelle dichiarazioni di Benitez sembra trasparire piuttosto ancora la sofferenza per le vittorie altrui, come quelle dello Special One che con i suoi 11 uomini dietro la palla ha vinto 2 Champions.

Il calcio moderno è meno romantico e si vince dove si spende, dove il denaro porta campioni e buoni allenatori. La mentalità offensiva è una buona caratteristica per lo spettacolo, ma non una garanzia di successo.

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Francesco Filippetto