C’era in Europa: la leggenda dello Sport Club Hakoah Wien

Prima che l’Europa conoscesse i mercoledì di Coppa e le competizioni patrocinate dall’Uefa, durante l’infanzia del calcio, in un’epoca lontana in cui la misura del valore internazionale di una compagine era data dal raffronto con i maestri inglesi, vi furono alcune squadre che raccolsero risultati brillanti e che contribuirono a rafforzare la crescita delle scuole continentali. Una delle più note fu quella danubiana, che si espresse ai massimi livelli attraverso il “Wunderteam” austriaco, negli anni ’30, seguita poi dalla “Squadra d’oro” ungherese degli anni ’50.

Sicuramente particolare, e indissolubilmente legata alla storia dei quel periodo, è la vicenda dello Sport Club Hakoah Wien. Polisportiva fondata ad inizio secolo a Vienna che aveva la caratteristica di radunare atleti ebrei. (‘Hakoah’ in ebraico significa forza). A determinarne la nascita, l’idea sionista di applicare la dottrina del “Giudaismo Muscolare” che si prefigurava l’obiettivo dell’emancipazione degli ebrei, attraverso le attività sportive. In maniera inequivocabile, i giocatori indossavano maglie da gioco con una stella di David cucita sul petto.
Particolarmente radicata nella zona del Prater, a quanto sembra, l’Hakoah ebbe tra i propri sostenitori anche lo scrittore Franz Kafka. In un’epoca dove l’antisemitismo era crescente, non mancarono episodi di frizione con tifoserie avversarie.

La squadra, dopo un secondo posto in campionato nel 1922, vinse il titolo nel 1925, grazie ad un gioco brillante, elaborato dal tecnico scozzese Billy Hunter e dal tattico Arthur Baar.

Ma la vera impresa, fu quella compiuta nel 1923, allorché l’Hakoah si confrontò in due amichevoli con la squadra inglese del West Ham United. Dopo un pareggio a Vienna per 1-1, risultato già di per sé notevole, vista la superiorità tecnico – tattica del calcio inglese su quello continentale, fu nella sfida di Londra che l’Hakoah portò a termine la vera impresa: una netta vittoria per 5-0. Per la prima volta una squadra inglese perdeva un confronto sul proprio territorio e soprattutto, in maniera così clamorosa. Non bastò a ridimensionare la storica impresa il fatto che il West Ham schierasse diverse riserve.

In seguito all’episodio, la popolarità dell’Hakoah valse alla squadra l’ingaggio per alcune amichevoli in America. Da New York a Philadelphia, da Chicago a St. Louis, in poco più di un mese l’Hakoah giocò una dozzina di amichevoli, facendo segnare record di pubblico (46.000 spettatori a New York) che sarebbero durati sino agli anni ’70 e all’avvento del Cosmos di Pelè e Chinaglia, Tanto fu il successo della squadra – ricevuta anche dal Presidente degli Stati Uniti Coolidge – che molti giocatori accettarono di rimanere in America, siglando ricchi contratti per dar vita all’ Hakoah All-Stars.

Uno dei giocatori che decisero di rimanere negli Stati Uniti, fu Bela Guttmann, l’esponente più famoso della squadra. Ottimo giocatore, divenne in seguito uno degli allenatori più importanti di sempre. Svezzò Puskas in Ungheria, allenò al Milan il trio Gren – Nordhal – Liedholm, ma soprattutto portò il Benfica a vincere due Coppe dei Campioni, esaltando l’immenso talento di Eusebio. Quando lasciò la squadra lusitana, dopo la rottura con la dirigenza, lanciò la famosa ‘maledizione’ affermando che, senza di lui, il Benfica per cento anni non avrebbe più vinto alcun trofeo europeo. Allenò anche in Brasile, dove portò il modulo 4-2-4 al San Paolo, dettando la linea tattica che sarebbe poi stata ripresa dall’allenatore brasiliano Feola per allestire il primo spettacolare Brasile mondiale del 1958. Laureato in psicologia, precorse la tipologia dell’allenatore carismatico, come Helenio Herrera o Mourinho.

Da giocatore, nelle file dell’Hakoah, pretese e ottenne di indossare solo magliette da gioco in seta, per preservare la propria pelle ipersensibile. Il suo legame con il club e con Vienna rimase sempre molto forte, tanto che fu proprio nelle file dell’Hakoah che rientrò in Europa, dopo la parentesi americana, terminata con il fallimento economico in seguito al crack di Wall Street del ’28. E sempre nell’Hakoah, dopo il ritiro dal calcio giocato Guttmann intraprese la carriera da allenatore.

A determinare la fine dell’Hakoah furono le vicende storiche dell’epoca, che non risparmiarono al glorioso calcio austriaco quelle sofferenze che su larga scala coinvolsero il mondo, con l’avvento del nazismo, le politiche sociali antisemite e la seconda guerra mondiale. In seguito all’annessione dell’Austria alla Germania del 1938, l’Hakoah venne sciolto e sia Guttmann che i giocatori furono costretti a preoccuparsi innanzitutto della propria salvezza fisica. Uno di questi, Jozsef Eisenhoffer, tra i più rappresentativi, morì nei campi di concentramento.
Il club fu ricostituito solo nel 2000, con il nome di SC Maccabi Wien, e oggi milita nelle serie minori austriache.

Published by
Paolo Chichierchia