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Formula 1, GP Australia: Rosberg ha vinto il GP della paura

Non inizia certo bene, questa nuova stagione di Formula 1: i tantissimi cambiamenti tecnici non hanno finora avuto l’effetto sperato. Nel senso che ieri abbiamo assistito a un Gran Premio scialbo, privo di grandi emozioni. Ma un risultato c’è stato sicuramente: la stagione è iniziata con una polemica.

Sì, perché sulla squalifica di Ricciardo si discuterà un po’. Sull’affidabilità dei sensori, e sulla fama di Newey & co. di portare la macchina al limite estremo. Quest’anno, forse, non sarà la scelta migliore: occorre dare più spazio agli errori.

A ogni modo, non è bello iniziare con una polemica; e in casa Red Bull sarà ancora meno bello pensare che i cugini “poveri”, gli italiani della Toro Rosso, sono sei punti avanti. Cioè: laddove la casa madre è stata tradita da due problemi tecnici, la scuderia satellite ha portato entrambe le squadre a punti (perdipiù anche con un esordiente, Kvyat). Il lato positivo, però, c’è tutto: Ricciardo ha completato la gara, e non era scontato, dato che durante i test invernali non c’era mai stato tempo o modo per fare una simulazione di lunghezza.

Detto questo, bisogna anche guardare alle note positive: a cominciare da una McLaren ritrovata e di nuovo con un esordiente che è apparso sveglio e reattivo (ma occhio: Magnussen l’ha comunque scelto Whitmarsh, prima di essere mandato via come unico colpevole della scorsa stagione). Si è poi vista una buona Williams: Maldonado se n’è andato nel momento sbagliato, perché adesso la ruota sembra girare decisamente meglio lì che in Lotus), e si è visto un bel Bottas (non solo contro il muretto al decimo giro).

E sicuramente qualche nota positiva l’avranno anche i vincitori della Mercedes: Rosberg ha guidato con autorevolezza, e ha confermato quanto di buono si era visto nei test invernali. Poi, chiaramente, c’è Hamilton che non può sorridere: sorpassato già in partenza, e fuori dai giochi dopo pochi chilometri; ma è comprensibile che anche i migliori possano avere problemi, in un contesto del tutto inedito.

Se invece dobbiamo parlare della Ferrari, c’è da dire che sembra affidabile: entrambi i piloti al traguardo, con un Räikkönen che sta comunque facendo progressi nella conoscenza della vettura, e con la squadra che deve riabituarsi a lui. Non è comune avere due opportunità alla Ferrari: non ha di certo incantato, ma oggi il finlandese non ha deluso del tutto. Rimane pesante il distacco dalla Mercedes, e soprattutto c’è il forte dubbio che anche quest’anno si sia fatta una macchina troppo conservativa (come era stato anche nel 2009, l’ultima volta che il regolamento era stato rivoluzionato).

Alla fine, però, rimane soprattutto una impressione: le nuove regole ci hanno dato un GP fiacco, floscio, moscio. Più che la voglia di vincere, c’era la volontà di arrivare in fondo: non soltanto per i punti, ma anche solo per poter conoscere meglio la macchina (si veda la Marussia: con i piloti praticamente ritirati, è invece scesa di nuovo in pista, per accumulare chilometri).

Importante era arrivare alla fine: è stato come un giorno di prove libere, più che altro. I piloti devono imparare a gestire la benzina e soprattutto la potenza in uscita di curva e in frenata; e gli spettatori devono scoprire se, insieme a qualche dato in più, arriverà anche lo spettacolo.