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Tutt’a un tratto, Mazzarri non piange più

L’Inter vince a Verona, migliora la sua classifica, e infila il sesto risultato utile consecutivo. Vittoria di prestigio quella del Bentegodi, perché lo sappiamo tutti: passare nella città di Giulietta mica è facile. Soprattutto, il successo sui gialloblù consente oramai a tutti di poter dire che, finalmente, questa Inter ha trovato quell’identità che per gran parte del campionato non era riuscita a dimostrare.

Mazzarri, il suo, lo sta facendo, concentrandosi sul campo ed evitando – a suo dire – futili discorsi, seppur sia palese che ogniqualvolta ci sia stato da spiegare i motivi di una disfatta le “lacrime” non siano mai mancate. “Mazzarri piange” è oramai un modo di dire universale. Le sue uscite sono state di volta in volta accompagnate da chiacchiere e polemiche (il suo “se la Juve avesse fatto due gol in meno avremmo pareggiato” è tuttora qualcosa di epico”) a tal punto che, pian piano, in parecchi hanno di frequente messo in discussione il suo modo di fare calcio.

A Napoli, il tecnico toscano ha lasciato un ricordo spaccato. C’è chi lo ricorda in maniera positiva, chi al suo ritorno al San Paolo lo ha accolto con fischi e striscioni provocatori. Ma è normale che sia così, perché questo è il suo “destino”: il buon Walter ha praticamente fatto capire negli anni che il suo modo di intendere e praticare il pallone o lo si ama o lo si odia, In casa Inter, in molti non è che lo abbiano proprio amato finora, anche se, come detto, man mano, di giornata in giornata, soprattutto nelle ultime uscite, la sua Inter sembra stia riuscendo a ricevere qualche consenso in più.

Caparbio, tenace, un po’ troppo chiacchierone ma dalla personalità comunque forte, che lo si voglia ammettere o no, lui in questa Inter (e sottolineo in “questa” Inter, fatta di tanti operai e pochi veri campioni) ci sguazza che è una meraviglia. Lui, Mazzarri, è fatto per allenare squadre composte da tanti gregari e poche prime donne: troppi campioni gli sballano le idee, gli rovinano gli schemi. Lui deve avere una squadra che sia capace di vivere la partita alla sua maniera, soffrendo e pungendo quando può, quando riesce. Bel gioco? Raramente. Tanta corsa, una buona dose di concretezza, evitando il più possibile gli errori, 3-5-2, esperienza, pochi giovani e via a calciare i palloni e mordere le caviglie. I 47 punti finora conquistati, e il 4′ posto provvisorio in classifica (in attesa di vedere cosa farà la Fiorentina, impegnata stasera alle 20:45 al “Franchi”, contro il Chievo) sono un qualcosa che, per come sembravano mettersi le cose solo un paio di mesi fa, può dirsi soddisfacente. Raggiungere il Napoli? Dura, durissima, a tratti impossibile: servirebbe un harakiri clamoroso della squadra di Benitez. Che non avverrà, dai, le possibilità sono radenti allo zero. Ma accontentati ugualmente, Inter: restare sopra la Viola sarebbe un ottimo risultato, in attesa dei super rinforzi di Thohir. Riuscirci vorrebbe dire obiettivo, alla fine, raggiunto (Roma, Napoli e, ovviamente, Juventus sono superiori quest’anno) con Mazzarri che potrebbe ritenersi più che soddisfatto. Soprattutto, vorrebbe dire niente “lacrime”, niente giustificazioni da dare e, perché no, qualche chiacchiera in meno sul conto del tecnico di San Vincenzo, che di critiche oramai ne vive e vi convive. Meno chiacchiere, dunque? Magari: sarebbe oro colato, in questo mondo in cui tutti siamo diventati allenatori.