Home » In Serie A si gioca di più che nella Liga

Una rivelazione quasi sconvolgente quella che emerge dai dati forniti da Opta, che ha stilato la classifica dei tempi effettivi nei campionati europei.

Così, dall’indagine scopriamo che nel confronto con i maggiori campionati europei, la Serie A per minuti giocati è al terzo posto con durata media di 55’54” minuti, subito dietro Premier League (56’35”) e Bundesliga (56’31”) e nettamente davanti alla Ligue 1 (55’24”) e alla decantata Liga (53’18”).

I dati stupiscono molto e, andando a fondo nell’analisi, si nota che il trand negli ultimi tre anni è in crescita, tanto da salire fino al terzo posto in Europa. Un miglioramento incredibile che porta la Seria A superare il Paese del tiki taka, da sempre preso da noi a modello e invidiato su questi argomenti.

Bene così, quindi, anche se il traguardo dell’ora effettiva di gioco è ancora lontano. Traguardo fondamentale e mezzo utile per portare di nuovo la gente allo stadio. Lo spettacolo deve essere garantito e di qualità, lo spettatore non può spendere cifre importanti per uno evento, per poi accontentarsi di poco più di 45 minuti di gioco su 90. Basta pensare all’ultimo match Chievo-Genoa, durata appena 46’34”.

Purtroppo, in Italia più che altrove, soprattutto nelle partite in cui si gioca per non retrocedere, i giocatori cercano spesso espedienti per rallentare la partita e far passare minuti preziosi, complice la paura di perdere.
In Serie A, infatti, si assiste spesso a rappresentazioni teatrali verso il finale di gara. Dal portiere che, prima di rinviare, non trova il pallone, si pulisce gli scarpini sul palo, sistema con cura la sfera più volte, richiama la squadra a salire e poi rinvia; ai giocatori che, dopo un semplice contatto o per crampi, passano minuti a terra tra urla, massaggi, medicazioni, ecc.

La soluzione drastica, sarebbe quella di introdurre il tempo effettivo nel calcio. Soluzione che ha già molti estimatori come Capello, Guardiola, Conte, allenatori di squadre tecniche che subiscono moltissimo i furbi rallentamenti di gioco degli avversari. Non a caso, le squadre più dotate dal punto di vista tecnico emergono proprio alla distanza, quando la tecnica prevale sulla stanchezza degli avversari.

Il rimedio sarà quindi un compromesso, con l’introduzione sperimentale di altri mezzi atti a ridurre le perdite di tempo, come per esempio il time out grossa novità del prossimo Mondiale brasiliano. Aumenterà quindi così la responsabilità degli arbitri che dovranno regolarizzare e controllare anche questa innovazione. Il direttore di gara resta quindi la leva principale su cui agire per abbassare i tempi morti di uno sport che necessita sempre di più di tutelare lo spettacolo che offre.