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Serie B, così non va. Poco spettacolo, poco pubblico, c’è da fare qualcosa

Per fortuna che ci sarà la rivoluzione della Lega Pro, la prossima stagione. Almeno, abbiamo possibilità che il campionato di Serie B riesca, di rimando, ad accrescere il proprio livello, attualmente basso: decisamente basso. Abodi, da presidente di Lega, come istituzionalmente si è portati a fare quando si ricoprono cariche autorevoli, glissa: meglio gettare polvere su una situazione attualmente poco felice piuttosto che evidenziare un problema che invece è sotto gli occhi di tutti.

Di che problema si tratta? Suvvia, è palese, è evidente, è chiaro come un giorno limpido di agosto. Il problema è il preoccupante poco interesse che suscita quello che dovrebbe essere il campionato che lancia i nostri talenti verso il calcio vero. Il campionato che dovrebbe riempire gli stadi, quello che dovrebbe accendere la curiosità negli amanti del pallone, quello sport fatto di corsa, grinta e colpi alle caviglie, di spinte, sudore e passione. La Serie B dovrebbe entusiasmare, fungere da trampolino di lancio, dovrebbe essere competitiva e mostrare la differenza tra talento puro e normalità, distinguere il giovane campione dal resto della massa.

Invece no. Purtroppo, tutto ciò non accade, e se accade è raro, quasi un caso.

Lo abbiamo visto proprio ieri: recupero Carpi-Padova, al “Braglia” di Modena. Spettatori, quanti? Un centinaio? Per una partita di Serie B? Converrete con me che è un qualcosa di desolante vedere uno stadio, anzi, tutti quegli stadi vuoti, senza tifo, senza passione, senza… calcio. Piuttosto, che si regalino i biglietti. A bambini, famiglie, associazioni, oppure che si mettano al costo di un euro, ma no, gli stadi vuoti, per favore: no. E’ contrario all’essenza di calcio, è opposto al concetto di spettacolo, di gioco, di divertimento, di sport.

Immaginate le Olimpiadi, se non facessero pubblico, o i mondiali di calcio, o la finale di Champions League senza spettatori. Non sarebbero la stessa cosa. Così come non è la stessa cosa avere questa Serie B poco considerata nel panorama calcistico nostrano. Non è né onorevole né produttiva, anzi, è assolutamente controproducente. Perché il poco interesse porta il mercato a essere poco attivo in entrata, e un mercato poco attivo costringe i talenti a fuggire via. E se i campioncini vanno via, a noi restano… le briciole.

Il problema è che di briciole non vogliamo nutrirci, noi, che il calcio da bravi italiani lo viviamo sulla pelle, e la Serie B vogliamo che sia un campionato vero, pieno zeppo di squadre blasonate, con tifoserie all’altezza. Ok Avellino, ok Palermo quest’anno, perché l’anno prossimo tornerà nella A che merita; ok Pescara, Siena, Bari, Brescia, Reggina, anche Novara e ok lo storico Padova, nonostante il campionato negativo. Bene Latina, piazza trascinata dall’entusiasmo provocato dal terzo posto in classifica; tutte le altre non sempre all’altezza. Otto-nove squadre su ventidue meritevoli di un pubblico da Serie B: il rapporto fatelo voi. Valutate voi se si può considerare positiva, la cosa. Poco pubblico equivale a poco interesse, e poco interesse porta poco talento. E questa, più quella più quell’altra cosa è uguale a… poca Serie B. C’è bisogno di fare qualcosa? Sì, decisamente. Subito? Anche. Perché che “tutto va bene” no, proprio non si può dire. Perché se Mancosu è il capocannoniere di questo campionato, e Jonathas è considerato un “lusso” per la categoria, qualcosa forse non quadra. Perché per quanto la si voglia giustificare, questa cadetteria ha, purtroppo, veramente poco da offrire.