Zona NBA #18 – La grinta di Noah, i progressi di Davis e “Coach Zen” ai Knicks

Doveva essere la stagione del riscatto Knicks, invece si è trasformata nell’ennesima annata anonima fatta di scelte sbagliate e stracolma di infortuni ,come solo nella Grande Mela sanno fare: quella in corso, però, potrebbe improvvisamente illuminarsi di una luce particolare, quell’aurea abbagliante che solo un grande conoscitore di pallacanestro come Phil Jackson può darti. L’offerta di New York è già sul tavolo, il diretto interessato pare essere intrigato dalla proposta giunta dalla squadra arancioblu, ma i dettagli non sono noti: potrebbe essere un ruolo dirigenziale alla Pat Riley negli Heat o un normalissimo contratto da Head Coach, ma in ogni caso la squadra di Carmelo Anthony ha bisogno di credibilità, competenza e tanta esperienza per uscire dalla fossa che si è scavata da sola. E quello di Jackson è sicuramente il profilo giusto. Il Madison Square Garden potrebbe fare il resto, visto che l’arena più famosa del Mondo è un vero e proprio fattore, sia in negativo che in positivo: sta alla dirigenza trasformare l’arena in una virtù e non in un vizio di cui doversi pentire. Lo location, infine, non può che essere gradita a qualunque tipo di free agent, perché sino adesso chiunque abbia raggiunto la Grande Mela lo ha fatto soprattutto per viverci, non con la speranza di vincere un titolo: l’arrivo di Phil Jackson, in questo senso, potrebbe scombussolare tutto. Il percorso è tanto intrigante quanto difficile e ufficialmente non c’è nulla di deciso, ma la suggestione è forte.

Tornando al Basket giocato, in questa settimana sono accaduti alcuni avvenimenti importanti: il crollo momentaneo di Pacers e Thunder, quest’ultimi superati dagli Spurs nella Western Conference, l’addio di Minnesota ai playoff dopo la sconfitta rimediata ieri notte contro i Raptors, ma soprattutto il grandissimo apporto emotivo di Joakim Noah, il centro dei Bulls che in settimana ha sfoderato una clamorosa prestazione proprio contro i New York Knicks: una prestazione da 13 punti, 12 rimbalzi e 14 assist che gli hanno permesso di ottenere la sua quinta tripla doppia in carriera, un risultato eccezionale per un centro. In tutto questo Noah riesce anche a risultare decisivo nella metà campo difensiva, qualità per cui si è fatto apprezzare già da molti anni: c’è un video, su internet, che riprende il padre di Joakim mentre si emoziona per le spettacolari giocate del figlio, che prima sfida in uno contro uno difensivo Lebron James, poi lotta sul pallone vagante e successivamente converte un canestro da sotto. L’emblema di quello che ogni allenatore vorrebbe da ogni atleta.

Eppure all’inizio della carriera era considerato poco più che un giocatore mediocre, con una meccanica di tiro rivedibile e, soprattutto, molti limiti nella metà campo difensiva: esattamente il contrario di Anthony Davis, il giocatore scelto dai New Orleans Pelicans nella scorsa stagione al Draft. Il lungo sta ottentendo medie pazzesche per un giocatore al secondo anno, dando sempre più l’impressione di essere uno che dominerà la lega negli anni a venire. Un Garnett 2.0, un’ala grande che può anche fare il centro dalla grande attitudine difensiva ma con mani educatissime e, soprattutto, un’intelligenza cestistica fuori dal comune.