“Neopromosse a chi?” Quando si può essere grandi in provincia

Ad agosto c’erano 4 neopromosse che nella storia del calcio avevano fatto poco, e secondo molti, se non tutti, avrebbero continuato a far poco. 7 mesi e 169 punti dopo, di queste quattro squadre il mondo si è accorto.

Difficile pensarlo vedendo il Latina delle prime 3 giornate, una squadra con un punto all’attivo e 7 goal incassati, già segnata come sicura retrocessa. Il lustro sportivo della Città di Latina, fino a poco tempo fa dato soltanto dalla pallavolo grazie alle imprese europee dell’Andreoli, adesso è tutto del Latina Calcio.

Poi però, un’apparizione quasi divina: Roberto Breda. Doveva arrivare un trevigiano nel pontino per dare la svolta, e poi ci voleva un ex giocatore del Treviso come Cottafava (36) per far prendere alla sua squadra 13 goal in 25 partite, issandola al terzo posto in classifica. Al resto ci pensa un brasiliano con un fisico da tedesco e piedi da brasiliano. Si, perché Jonathas Cristian de Jesus Mauricio (25) è stato esiliato dalla Serie A dopo una stagione da incubo trascorsa tra Torino e Pescara. Oggi però, veste nerazzurro e la Serie A se la vuole prendere da solo.

La Serie A. C’è uno che è passato anche da Latina e che al massimo campionato non ci aveva mai pensato. Matteo Mancosu (29) era troppo impegnato a giocare con le maglie, non proprio prestigiosissime, di Nuorese e Villacidrese, mentre suo fratello Marco era l’astro nascente in casa Cagliari. Basta poco per cambiare il mondo. Boscaglia lo chiama a Trapani dopo una super stagione con il Vigor Lamezia. Il risultato è che i siciliani arrivano in Serie B, e questo ne mette due a Padova alla prima giornata. Così, come se niente fosse. Ne fa 19 in 27, con la stessa fame del suo tecnico e di Trapani. Una città troppo importante per non aver mai assaggiato nulla del calcio che conta. 42 punti, una sconfitta in più del Palermo e tanti sogni che si concretizzano giornata dopo giornata davanti alla torcida del provinciale.

Provinciale. Difficile esserlo più del Carpi, che forse ha studiato dal Sassuolo la ricetta per diventare grande. Carpi, come Sassuolo, in provincia di Modena. I nero-verdi finirono settimi nel loro primo campionato di B nel 2008/09, il Carpi è 11esimo in questo, ma a 8 punti dal secondo posto. Una squadra folle, capace di perdere 7 partite in casa e vincerne 7 fuori, capace di battere il Palermo e di perdere con 3 goal di scarto contro la Reggina. Capace di divertire e di fare una cosa che ormai raramente si fa in Italia. Giocare a calcio. Filosofia di mister Stefano Vecchi (42) fin da quando allenava la Colognese in quel di Cologno al Serio. Una storia, quella di queste 3 squadre, che gli annali dimenticavano, che gli almanacchi ignoravano.

L’Avellino però, ha contribuito a scriverli quegli almanacchi, che nel 2009 lo azzerarono. Nemmeno 5 anni fa ripartiva la corsa degli irpini che si iscrissero al campionato di Serie D. Alla velocità della luce, triplo salto mortale che li porta in Serie B. La luce che puoi vedere chiaramente sulle montagne dell’Irpinia che ha nuovamente illuminato una città ed il vecchio Partenio. Un fortino da 28 punti in 14 partite interne. E non importa se il capocannoniere sia uno che si chiama Galabinov e di certo non ha la residenza in Campania, quel che importa è che gli anni 80, quelli in cui l’Avellino stazionava in maniera fissa in Serie A, non sono così lontani. Incroci di periferia dimenticate, di province affamate di calcio ma rimaste a digiuno per tanto, troppo tempo. Adesso però, il buffet è servito. Buon appetito, neopromosse.

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Redazione