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La determinazione del numero 10

Capitano i periodi negativi, basta superarli. Basta prenderli a calci, allontanarli il prima possibile, dimenticarli, e poi tornare a gioire. Di Natale, col gol al Milan, questo ha fatto: ha messo alle spalle, si spera per lui definitivamente, quello che è stato un periodo – lungo – senza gioire veramente, senza esaltarsi in maniera nuda e cruda come sa fare lui, come piace fare a lui.

Quella al Milan, per il capitano dei friulani, è stata la nona rete siglata in campionato in venticinque partite giocate (su ventisette, ne ha saltate solo due): un risultato che, seppur provvisorio, non è certamente all’altezza dei suoi standard, considerate sia le 23 reti della scorsa stagione, sia i complessivi 103 gol messi a segno nei precedenti quattro campionati, sia che la maggior parte dei centri realizzati quest’anno provengono da rigori (Atalanta, Bologna, Lazio, Sassuolo) e calci di punizione (Genoa e Cagliari).

Ci voleva, allora, un sabato di marzo a cambiare le cose. Un sabato in cui ti trovi là, al posto giusto, al momento giusto. Contro, quel Seedorf e quel Milan già battuti poco tempo fa, a San Siro, in Coppa Italia. Ti arriva un pallone orizzontale da spingere in porta, lo fai, nel secondo tempo di una gara combattuta, e inizi a esultare.

Ti mancava, Totò, esultare così, di’ la verità. Segnare al Milan, che sarà pure in difficoltà ma è comunque una squadra blasonata, una “grande”, ha un sapore sempre particolare. Tu l’hai fatto, anzi l’hai rifatto, perché al Diavolo ti è piaciuto spesso, in carriera, spuntargli il forcone e rispedirlo all’inferno. Due calcoli: hai 37 anni suonati; sei a 185 gol in carriera in Serie A, al decimo posto della classifica dei marcatori di tutti i tempi, a -3 da Del Piero, che ti precede; con il gol di ieri sera, hai messo a segno il centro numero 112 nelle ultime cinque stagioni, e l’attuale campionato, ovviamente, ancora non è finito. Hai annunciato che hai voglia di ritirarti perché lavorare è dura, l’età avanza, e le gambe sono sempre più pesanti. Scelta saggia tutto sommato, anche se… Totò – e lo dico da grande estimatore tuo e di un calcio “passato”, ma che tu rappresenti perfettamente – sarebbe bello e affascinante vederti lottare, segnare ed esultare per qualche anno ancora.