Giampiero Ventura è amareggiato per il punteggio ma non affranto, e si è detto confortato dalla prestazione dei suoi, specialmente nel secondo tempo. Il mister granata s’è detto particolarmente orgoglioso della prestazione dei suoi difensori, i quali non avevano mai giocato assieme e, per un motivo o per l’altro, erano tutti reduci da lunghi stop.
“Oggi non volevamo concedere profondità sugli esterni all’Inter e infatti in tutti i 90′ hanno creato sì e no quattro palle gol ma noi abbiamo saputo togliere ai nerazzurri tutte le armi. Nella ripresa abbiamo subito molto meno che non nel primo tempo e abbiamo potuto creare anche qualcosa ma io devo fare i complimenti soprattutto a Rodríguez, che rientrava oggi dopo sei mesi, a Vešović, che ha esordito da titolare a 22 anni a San Siro, a Farnerud, che mai nella vita avrebbe immaginato di poter giocare da terzino sinistro, a Moretti, che otto giorni fa è stato operato al menisco e oggi è stato titolare e credo che sia un record mondiale. Ultimo passaggio? Spesso ci è un po’ mancata la scelta giusta e spesso s’è cercato di servire Cerci con Basha libero dall’altra parte… Ma ci sta. Peccato“.
“Immobile e Cerci sotto tono? Mah, ogni tanto ci sono demeriti tuoi e meriti altrui, oltre a varie altre concause che non ti portano a esprimerti come sai: oggi penso ci fossero più demeriti nostri nel non riuscire a giocare palla a terra. L’esperienza di quest’anno fa parte di un percorso di crescita che parte con la salvezza e, un domani, con qualcosa di più ambizioso. Noi non abbiamo obblighi come l’Inter o il Milan ma stiamo crescendo per arrivare magari ad avere quegli obblighi anche noi, noi vogliamo fare un iter che ci consenta di crescere progressivamente ogni anno“.
“Se il Torino sta stretto a Cerci e Immobile? Non penso. Per essere un bravo professionista devi lavorare sapendo che c’è sempre un percorso di crescita davanti a te così come dei margini di miglioramento: io lavoro ancora adesso, per esempio, quando i miei colleghi coetanei si sono tutti ritirati da più o meno dieci anni, perché a me piace crescere, perché io ho sempre voglia di migliorare e di mettermi in gioco. Credo che questo sia il segreto della mia longevità. Questo per dire che il ‘trucco’ di una buona carriera è la voglia di mettersi in gioco, di migliorarsi continuamente perché alcuni che avevano qualità enormi non sono arrivati dove avrebbero potuto mentre altri non così dotati si sono fermati ben prima. Questo non è riferito direttamente a Cerci e Immobile, ma in generale a tutti“.