L’ Italia di Valcareggi si stava preparando per il Mondiale ’70, ma in Messico la spedizione azzurra perdeva Anastasi per un banale incidente. A sorpresa, il C.T., invece di un sostituto, ne chiamò due…
DATA: Giugno 1970
LUOGO: Messico
EVENTO: preparazione alla fase finale della Coppa Rimet
PROLOGO
L’ Italia nel 1968 si laureò campione d’Europa per la prima (e finora unica) volta. Disputò poi una convincente fase di qualificazione ai Mondiali di Messico 1970, trascinata dai gol di Riva, nutrendo legittime speranze di ben figurare. La squadra azzurra era oltretutto motivata a riscattare la figuraccia di quattro anni prima con la Corea del Nord. Insomma, le buone premesse sembravano esserci tutte. Valcareggi diramò la lista dei 22 convocati per la fase finale e la comitiva raggiunse così il Messico. Questi gli uomini scelti da Valcareggi:
Portieri: Albertosi, Vieri, Zoff
Difensori: Burgnich, Cera, Facchetti, Ferrante, Niccolai, Poletti, Puia, Rosato
Centrocampisti: Bertini, De Sisti, Furino, Juliano, Lodetti, Mazzola, Rivera
Attaccanti: Anastasi, Domenghini, Gori, Riva
Si fece male Anastasi, ma non sul campo: un colpo involontario del massaggiatore Tresoldi alle parti basse lo mise K.O. e così lo juventino dovette tornare in Italia. A questo punto, il selezionatore fu costretto a sostituire il centravanti catanese.
IL FATTO
La prima scelta del C.T. era Boninsegna, che però non era raggiungibile: il bomber dell’Inter, approfittando della mancata convocazione per il Mondiale, si era sposato ed era in viaggio di nozze. Non riuscendo a trovare “Bonimba”, Valcareggi chiamò anche Prati del Milan. Ma Boninsegna si fece vivo e diede, infine, la sua disponibilità. Entrambi i giocatori si recarono in Messico. Ma a quel punto, in raduno c’era un giocatore in più. Il tempo stringeva e stavano per scadere i termini per la consegna della lista definitiva alla FIFA. In una situazione surreale e impensabile, frutto di un’assurda gestione della vicenda, si decise l’allontanamento di uno dei 22 selezionati prima di Boninsegna e Prati (quest’ultimo oltretutto con una caviglia infortunata). Il massaggiatore Tresoldi ricevette l’indicazione di chiamare un giocatore perché desiderato al “piano di sopra”: si trattava di Giovanni Lodetti, che aveva già capito tutto. Infatti, comunicò ai compagni, ancora prima dell’ufficialità, “State tranquilli ragazzi, mandano a casa me”. E così infatti andarono le cose. Il centrocampista del Milan ascoltò l’offerta della Federazione, che gli chiese di rimanere comunque, invitando anche la famiglia per una vacanza ad Acapulco, e assicurandogli gli stessi premi in denaro degli altri 22 compagni. Lodetti, senza molti giri di parole, li mandò a quel paese. Esprimendo tutta la sua rabbia per un trattamento ingiusto, lesivo, in primis, della dignità dell’uomo ancor prima di quella del giocatore. Lodetti fece subito le valigie e tornò a Milano. Il suo rapporto con la maglia azzurra, neanche a dirlo, terminò in quell’istante, con 18 presenze e 2 reti all’attivo, la partecipazione al Mondiale ’66 e quella al vittorioso Europeo ’68. Un rapporto, a dir la verità, non troppo fortunato vista la concorrenza. L’ultima gara disputata in azzurro risaliva a ben due anni prima, la prima finale continentale contro la Jugoslavia. Al di là del suo scarso utilizzo nella gestione Valcareggi, e quindi il fatto che probabilmente in Messico non avrebbe visto il campo, resta questo un episodio poco edificante. Ma quale è stato il vero motivo del suo allontanamento? Gianni Rivera, di cui Lodetti era il fedele scudiero in rossonero, lo interpretò come un ulteriore segno della volontà dello staff tecnico di farlo fuori a favore di Mazzola. La realtà dei fatti non è mai stata appurata.
EPILOGO
La vicenda messicana lascia irrimediabilmente uno strascico nel giocatore, un boccone troppo amaro da digerire. Il centrocampista non venne certo aiutato dal fatto che, poco dopo il rientro in Italia, il Milan lo cedette alla Sampdoria: un trauma per Lodetti, che vedeva in poche settimane precipitare la sua carriera ad appena 28 anni. Particolare non trascurabile, solo l’anno prima era diventato campione europeo e mondiale con il Milan. Tutto a un tratto, si ritrova dai prestigiosi palcoscenici europei alla lotta per la salvezza. Terminata la carriera nel 1978 dopo le esperienze con Foggia e Novara, cercò discretamente di rientrare nel Milan, per allenare i giovani. Ma il club rossonero sembrava essersi dimenticato del suo glorioso passato e non gli concedette di ritornare. Ora Giovanni Lodetti è un opinionista televisivo. Il tempo avrà sicuramente lenito quella grande delusione, ma non eliminato la cicatrice.
Leggi anche le precedenti puntate di “Giallo Mondiale”:
1 1962: la Battaglia di Santiago;
2 Il male oscuro di Ronaldo;
3 Marmelada Peruana;
4 La Germania e il morbo misterioso.