Spagna-Italia: Conte è poco amichevole

Temo che i lettori juventini non apprezzeranno la mia ironia, ma è un dato di fatto: parlando della sponda bianconera di Torino, la polemica è sempre dietro l’angolo. Poco importa, alla fin fine, far notare chi sia stato a lanciarla (qualche volta la società, spesso e volentieri gli avversari).

Solo che poi, a volte, bisogna anche guardare a quello che si gioca in campo. E stasera tocca a Spagna-Italia: i supercampioni del mondo mondiale contro gli azzurri (che, a onor del vero, due anni fa, proprio contro le Furie rosse, conclusero nel peggiore dei modi una bellissima cavalcata, agli Europei). La Juventus dov’è, come fa a entrare in polemica anche qui?

Facciamo un passo indietro, e guardiamo i protagonisti polemizzatori: Conte (Antonio per tutti, Andonio per se stesso) e Prandelli (Cesare per gli amici, Claudio Cesare per l’anagrafe), il nostro commissario tecnico. Oggetto del contendere: la convocazione di un giocatore (Giorgio Chiellini). Motivo del contendere: il difensore è acciaccato, la chiamata potrebbe essere stata inopportuna.

Le rispettive posizioni: siccome era acciaccato, la Nazionale avrebbe dovuto chiedere il permesso alla Juventus prima di convocarlo per un’amichevole; oppure, siccome il giocatore era disponibile (il medico aveva dato il suo placet da giorni, tanto che Chiellini sedeva in panchina a Milano), sarebbe stata semmai la Juventus a dover chiedere espressamente che al giocatore venisse risparmiata la convocazione.

Il contesto: la nazionale, che ha appena annunciato le nuove maglie (qui il video ufficiale), è alla fine della marcia di avvicinamento al Mondiale brasiliano; l’allenatore della Juventus, invece, è fresco di premio (seconda panchina d’oro consecutiva), di polemiche con molti colleghi (prima Mazzarri, poi Capello, ora Prandelli: avanti il prossimo), e di +11 sulle inseguitrici (virtualmente un +8: la Roma ha una partita in meno).

In tutto ciò, non devono passare in secondo piano alcune considerazioni ulteriori: come l’assenza di De Rossi, graziato dagli arbitri ma non da Prandelli (testuali parole: «Su certi gesti sconsiderati il giudice sono io», «non voglio arrivare lì [al Mondiale] e poi trovarmi a giocare in dieci») e dal codice etico, e le parole di Vicente Del Bosque (uno che qualche trofeo l’ha pur vinto, diciamo così), che sta considerando se adottare un codice analogo. Detto da chi vince tutto da anni, fa un certo effetto.

Risultato pratico: si dovrebbe parlare di un’amichevole di gran lusso, che per uno strano scherzo del destino è diventata anche il prodromo del Mondiale (potremmo ritrovarci ad affrontare gli iberici anche quando conta, in Brasile); e si dovrebbe anche pensare che, in questa ottica, siamo sì amichevoli, ma facciamo sul serio, giocandocela al meglio. Poi possiamo discutere su chi deve chiamare e chi deve rispondere; ma senza mai dimenticarci che stasera si gioca. Buona visione.

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Pietro Luigi Borgia