Né allievo né maestro. Lopez sfida Guidolin, a Cagliari vera sfida salvezza
Sarà una sfida incredibilmente tattica quella del Sant’Elia. Cagliari e Udinese, si sa, sono due squadre che quando si tratta di scendere in campo lo fanno rendendo ben consapevoli le squadre avversarie che il loro modulo di gioco no, proprio non può essere snaturato. Merito di due tecnici caparbi e capaci, Diego Lopez e Francesco Guidolin, il primo fedele al suo 4-3-1-2, il secondo affezionato alla sua difesa a tre, al suo folto centrocampo a cinque, e al tandem offensivo capitanato oramai da anni dall’eterno Totò Di Natale.
Il tecnico Cagliari, uruguaiano, di Montevideo, ex difensore proprio della squadra rossoblù, con cui ha collezionato, dal 1998 al 2010, 314 presenze con sette gol, è praticamente un emblema in casa sarda. Campione della Coppa America nel ’95 con il suo Uruguay, vicecampione nel 1999, diviene capitano del Cagliari nel 2007, dopo l’addio di Suazo all’Inter. E’ nella storia del club sardo il quinto giocatore rossoblù per presenze in campionato, e dal 2011 ricopre il ruolo di allenatore: prima dei giovanissimi del Cagliari, poi della Primavera, e infine, dal 2012, della prima squadra, diventando inizialmente il vice di Pulga; dal 2013, allenatore a tutti gli effetti.
I suoi meriti sono tanti: gioco spigliato, utilizzo della punta di movimento, fluidità a centrocampo e soprattutto un grande equilibrio nei movimenti tra i reparti. Il suo Cagliari, quest’anno, sta comunque facendo un po’ di fatica, anche se la salvezza non dovrebbe essere un problema. La sfida contro l’Udinese di Guidolin sarà interessante, anche per scoprire come le due squadre si disporranno sul terreno di gioco: l’undici bianconero, come sempre, scenderà in campo per proporre la sua manovra, fatta di ripartenze e folate sugli esterni; dal 2010 in bianconero, il tecnico di Castelfranco Veneto è oramai di casa, in Friuli. Alla sua seconda esperienza sulla panchina dell’Udinese dopo la stagione ’98-’99, Guidolin ha voglia di continuare a togliersi belle soddisfazioni. Quest’anno non ci sarà l’Europa, ma un anno di transizione ci può stare. L’importante è dimostrare di esserci, sempre e comunque, e giocare ogni partita col massimo impegno; per costruire, anzi, continuare a costruire il proprio futuro.