Un posto vuoto a Pyeongchang
Nove febbraio del 2018, ci troviamo a Pyeongchang, in Corea del Sud, a un oltre un centinaio di km dalla capitale Seul. L’Europa e gli Stati Uniti appaiono in ripresa dopo la dura crisi economica e ora si preparano a essere protagoniste nella 23a edizione dei giochi olimpici invernali. Dopo Seul 1988, la Corea è tornata a ospitare le olimpiadi, entrando di diritto tra le nazioni che hanno avuto l’onore di ospitare nel corso della loro storia sia i giochi estivi che quelli invernali. La cerimonia inaugurale come sempre punta l’attenzione sulle tradizioni del paese ospitante, con giochi di luci e colori per accompagnare i vari balletti che si alternano durante lo spettacolo.
I giochi olimpici sono una moltitudine di vite, campioni e atleti sconosciuti, ognuno con una loro storia personale alle spalle. Tra queste ne abbiamo una in particolare che colpisce più delle altre. Julia, un’atleta tedesca, una biatleta talentuosa alla sua prima olimpiade. Ora è lì sulla pista atletica a fare foto per catturare i dettagli di questo particolare momento, ma dai prossimi giorni sarà pronta a dare battaglia alle sue avversarie. Una promessa dello sport teutonico costretta a fare i conti in passato con una triste malattia, una carabina puntata contro di lei e la voglia di farla finita con tutto. Pochi secondi e un proiettile avrebbe portato via una delle più forti biatlete dell’attuale panorama mondiale.
Ecco, questo è quello che tra quattro anni avremmo voluto scrivere per narrare l’apertura dei futuri giochi olimpici invernali. Purtroppo, però, nella vita reale non c’è sempre il “lieto fine” come nei film e quel fucile alla fine ha sparato. La vita di una ragazza di appena 19 anni si è spezzata così e con lei è andato via il suo futuro, le sue ambizioni e la speranza di poter partecipare un giorno alle olimpiadi. Difficile dare un perché a certe tragedie. La depressione è un male difficile da comprendere soprattutto quando davanti ti trovi un volto sorridente e solo immagini che in rete raccontano episodi felici di vita quotidiana, che, invece, celano un qualcosa di tristemente misterioso. A Julia forse sarebbe bastata anche una piccola parte dell’ottimismo posseduto da Maria per salvarla. Quella voglia di vivere anche quando il destino ti mette davanti a una prova durissima. La stessa volontà magari di quei tanti atleti paralimpici, pronti a gareggiare tra qualche settimana a Sochi. A tragedia avvenuta rimangono solo i “se” e il dolore della Germania che piange una sua giovane atleta e un posto in Corea che sarebbe potuto essere suo.