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Spesso e volentieri, gli editoriali del weekend si occupano di anticipare. Parlano degli eventi che ci saranno, presentano prima l’azione che nel fine settimana costruirà emozioni e disperazioni degli appassionati di calcio.

Stavolta, mi concedo uno sguardo retrospettivo, per fare il punto su quanto accaduto in settimana. Perché è stata una settimana lunga, piena, senza soluzione di continuità. Chi segue il calcio italiano ed europeo non s’è fermato un attimo: dal posticipo di lunedì sino alla notte dell’Europa League, una maratona di quelle importanti.

Probante, a tratti divertente: da un certo punto di vista va bene così e se ne sentiva il bisogno.

La settimana l’aveva iniziata un Verona-Toro discretamente importante. Mai come quest’anno i due club, sino a poco tempo fa arenati nelle secche della serie cadetta (lontanissimi dai fasti di un tempo), hanno navigato in acque non tranquille ma nobili, grazie alle intuizioni dei rispettivi allenatori, oltre alle prestazioni individuali di giocatori cui sta stretto giocare per una salvezza tranquilla. Il successo dei granata, condito dagli exploit di El Kaddouri, oltre che dei soliti Immobile e Cerci, ha ricompattato la zona di classifica che viene immediatamente dopo le grandi, accorciando le distanze, a sondare il terreno per la rincorsa al sesto posto. Che, a meno di improbabili crolli della Fiorentina, vorrà dire Europa League (ma occhio anche al redivivo Milan di Seedorf).

Da inizio settimana, che in realtà era l’appendice del weeekend precedente di Serie A, alla Champions il passo è breve. La massima competizione continentale, quella con l’inno magico, il sogno di ogni calciatore cresciuto in Europa, ha consegnato agli addetti ai lavori dei dati non trascurabili, pur nella cautela del caso: vince chi gioca in trasferta e certe grandi sono più grandi delle grandi.

Come altro commentare, per esempio, il successo del Barcellona a Manchester? Vero che il City senza Aguero è un’altra squadra, vero anche che essere una delle società più ricche al mondo e affrontare i blaugrana con un ex grande giocatore come Demichelis è bizzarro, ma la dimostrazione di forza è stata imponente, importante e significativa. Anche perché i Citizens così male non hanno fatto ma sono apparsi, semplicemente, meno forti degli avversari. A questo proposito, trovo interessante quanto discusso da Rafa Honigstein, Barry Glendenning e Paul MacInnes a Football Weekly Extra, il podcast del Guardian: è un Barcellona frustrato dal dover sempre essere perfetto. In corsa su tutti gli obiettivi immaginabili, eppure prigioniero dell’ombra e del ricordo del Barça macchina di guerra di pochi anni or sono. Come fare una corsa con una ghost car che è sempre più brillante di noi: magari vincere all’Etihad ha smentito qualche critico.

Se la dimostrazione di forza del Paris Saint Germain a Leverkusen era anche scontata (ma non nelle proporzioni), la vendetta tedesca si è scatenata sull’Arsenal, battuto a domicilio da un Bayern pragmatico e troppo sicuro di sé per poter inciampare. Gunners pure sciuponi e sfortunati, ma realmente in difficoltà contro chi ad oggi è il top mondiale. Mercoledì ha anche visto il Milan, tra cattiva sorte (in attacco) e distrazioni (in difesa), vanificare una delle migliori prestazioni dell’anno e cedere di misura a un Atlético non brillantissimo, per una due giorni di Champions che completa a metà l’andata del tabellone degli ottavi: ci stiamo leccando i baffi.

Ultima ma non ultima, l’Europa League: agrodolce per le italiane, in una rappresentanza così folta per via dei tonfi di Champions League.

Juventus e Fiorentina il loro derby italiano se lo stanno costruendo, e sinceramente mi sarei preoccupato del contrario. Queste sono affermazioni serie, che alleggeriscono la tensione di un ritorno che avrebbe potuto essere complicato, a stemperare la tensione nelle prossime. Spiace per lo scivolone della Lazio, ora chiamata alla prova della maturità fuori casa, mentre non stupisce lo 0-0 del Napoli in terra di Galles. Lo Swansea è un undici di tutto rispetto (sebbene lontano dalla brillantezza del passato recente), il Napoli fa bene a voler essere tutto sostanza e meno forma.

Queste le emozioni, queste le nostre (piccole) riflessioni: per dire che davvero non ci si è fermati un secondo, perché ne è valsa proprio la pena.

Sono scorpacciate che saziano la nostra voglia.

Con l’occasione di rifiatare stasera, per ricaricarci.

A meno di seguire (non senza ragione) Serie B o campionati stranieri: lì si corre, si suda e ci si sbatte anche di venerdì.

Evviva il calcio moderno.