Vi portiamo alla scoperta di tutte e sedici le compagini che a partire dall’8 marzo torneranno a darsi battaglia nel massimo campionato russo di calcio. Ogni giorno analizzeremo i punti di forza e di debolezza di ciascuna squadra; oggi tocca al Rubin Kazan.
Stagione altalenante, poi il terremoto – Fortissimi in Europa, mediocri in patria. E’ questo il leit motiv della seconda metà di 2013 in casa Rubin, con gli uomini di Berdyev praticamente perfetti nella ex Coppa Uefa (10 vittorie e due pareggi) ma in palese difficoltà nel torneo casalingo. Questione annosa, di difficile compresione: il gioco difensivista di Berdyev aveva cominciato a fare il suo tempo? Possibile, ma la realtà mostrava un Rubin votato all’attacco il giovedì e uno più titubante, frenato da una forza invisibile e ignota il fine settimana. Il piazzamento europeo al momento pare un miraggio, soprattutto perchè non vediamo quale delle prime in classifica possa essere scalzate dai tartari; ancor più dopo quanto accaduto in inverno, con il clamoroso licenziamento di Berdyev, da 12 anni alla guida dei granata, e l’arrivo di Rinat Bylyaletdinov, alla prima vera esperienza da allenatore.
Un rientro pieno di dubbi e incognite – Come lasciato intendere in chiusura del precedente paragrafo, a dicembre è accaduto un vero e proprio terremoto a Kazan. La società ha, abbastanza sorprendentemente, esonerato Kurban Berdyev; l’allenatore turkmeno siedeva sulla panchina dal Rubin da 12 anni, ed è stato il principale artefice della crescita esponenziale che ha portato il club dall’anonimato alla Champions League (e allo storico successo al Camp Nou del 2009). Al suo posto è arrivato Rinat Bylyaletdinov, padre di Dinyar, finito all’Anzhi, il quale non ha mai allenato alcuna squadra, nonostante l’età non più così giovane. Dopo un ciclo così importante, dunque, la nuova era si apre con numerose incognite. Se ne sono andati, infatti, calciatori importanti come l’eclettico mediano Natkho, il taglialegna Marcano e il goleador Rondon, senza essere degnamente sostituiti.
La stella: Gokdeniz Karadeniz – Passano gli anni ma il turco rimane un pilastro di questa squadra. Giocatore tecnicamente dotato e intelligente sul piano tattico, esalta per la sua duttilità in fase offensiva. Inserimenti, tiri da fuori, profondità: Karadeniz è il giocatore in più di questo Rubin, e in questo momento di difficoltà dovrà far sentire maggiormente il suo peso e la sua esperienza. Senza Rondon il reparto d’attacco appare decisamente impoverito e il suo contributo sarà vitale per le sorti del Rubin, sia in patria che in Europa.
L’allenatore: Rinat Bylyaletdinov – E’ stato decisamente difficile preparare questo paragrafetto, dato che Rinat è alla prima esperienza da allenatore. Un giovane tecnico, a quanto pare: no, Bylyaletdinov ha 57 anni e ha svolto soltanto alcuni incarichi di collaborazione con la Lokomotiv. Si poteva scegliere decisamente meglio, invece il Rubin si è giocato una scommessa ancora più grande di quelle che abbiamo citato ieri con l’Anzhi. Soltanto il campo saprà definire la bontà di questa decisione che al momento appare folle e inspiegabile.
La formazione tipo – Impossibile capire quale siano lo stile e le idee di gioco di Bylyaletdinov, quindi noi di Mondopallone schieriamo il Rubin secondo i nostri personali credo tattici. Scelte obbligate in difesa, puntiamo sul duo M’Vila-Vakaso in mezzo al campo, più una linea di trequartista che conta di Kulik come prima alternativa. Tra Mukhametshin e Prudnikov optiamo per il primo, meno fumoso del secondo.
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