C’era in Europa: 1986, la storica impresa della Steaua Bucarest e del portiere Duckadam, ”Eroul de la Sevilla”
Nell’Europa dell’Est del dopoguerra, caratterizzata dall’influenza sovietica, la Steaua Bucarest divenne la rappresentativa del Ministero della Difesa. Squadra a lungo prevalente nel proprio campionato, dove rivaleggiava principalmente la Dinamo Bucarest – l’altra squadra cittadina e rappresentante del Ministero degli Interni -, in Europa la Steaua, anche per via di un certo declino avvenuto al principio degli anni ’80, aveva una notorietà modesta. Decisamente più quotati all’epoca, i connazionali dell’Universitatea Craiova, giunti ai quarti della Coppa dei Campioni nell’82 e semifinalisti Uefa nell’83, nonché principale serbatoio della Nazionale che aveva estromesso gli azzurri dagli europei dell’84.
Ma il 1986 fu un anno importante per il calcio dell’Europa dell’Est. Mentre la Dinamo Kiev andava a vincere la Coppa delle Coppe, la Steaua Bucarest si apprestava a scombinare clamorosamente ogni pronostico nella più ambita delle Coppe, la Coppa dei Campioni.
Rinata sotto le cure dell’ allenatore Jenei, la Steaua iniziò a radunare nelle proprie fila i migliori calciatori rumeni. Jenei fu abile a combinare con un assetto tattico accorto e difensivo alcune buone individualità, come l’attaccante Piturca, la mezzala Boloni, il libero Belodedici (che bissò il successo anche con la maglia della Stella Rossa, quattro anni dopo), l’ala Lacatus (in seguito anche a Firenze, ma con modesti risultati), ottimizzando le potenzialità della squadra con micidiali azioni in contropiede.
Il calendario inizialmente agevolò i rumeni, consentendo loro di affrontare il Velje, la decaduta Honved Budapest e i finlandesi del Kuusysi Lathi (che pure li costrinsero a qualche sofferenza di troppo), ma negli ultimi due turni riservò avversari temibilissimi. Dapprima i belgi dell’Anderlecht, squadra che nell’ 86 esprimeva un gioco moderno, grazie ad una peculiare derivazione della zona olandese e annoverava buoni talenti. A Bruxelles, l’Anderlecht si impose per 1-0, con una rete del talento italo-belga Vincenzino Scifo (noto anche ai tifosi di Inter e Torino). Ma al ritorno la Steaua dilagò a Bucarest per 3-0.
In finale, la sorte si riprese la fortuna fin qui concessa ai rumeni, poiché non solo toccò loro affrontare il Barcellona, ma per di più proprio in Spagna, a Siviglia, sede prescelta per la finale. Stante le difficoltà dell’epoca dei rumeni per recarsi all’estero e data la relativa vicinanza con la città di Barcellona, allo stadio si recarono quasi esclusivamente tifosi catalani, consentendo di fatto ai catalani di giocare in casa.
Si giocò a pochi giorni di distanza dal disastro nucleare di Chernobyl, di fronte ad un mondo scosso dall’evento. Il Barcellona, motivatissimo e alla ricerca della vittoria della prima Coppa dei Campioni, era allenato da Terry Venables ed aveva precedentemente eliminato la Juventus (in una serata rimasta impressa nella memoria bianconera per gli sciagurati errori dell’attaccante Pacione). Poteva contare sul carattere di giocatori come Alesanco o sui talenti dello scozzese Archibald e soprattutto del tedesco Bernd Schuster, centrocampista messosi in luce sei anni prima nell’europeo italiano dell’ ’80, dotato di carisma e tecnica in pari quantità.
Tuttavia, Jenei aveva saputo mettere in campo una squadra accorta e coriacea, capace di resistere all’onda d’urto blaugrana per l’intera durata dell’incontro e dei supplementari. La partita finì ai rigori e qui si aprì un altro capitolo della storia, legato alla leggenda del portiere rumeno Duckadam. Malgrado un errore iniziale dello Steaua, Duckadam divenne protagonista parando quattro rigori su quattro ai giocatori spagnoli. Grazie alle parate di Helmuth Duckadam, cui seguirono le trasformazioni di Lacatus e Balint, la Steaua raggiunse il maggior successo della storia del calcio rumeno. Rientrato in patria come un eroe, conteso dai principali club europei, in primis il Manchester United di Ferguson, per il portiere rumeno di origine tedesca sembravano aprirsi le porte di una grande carriera. Ma non fu così e pochi mesi dopo, Duckadam fu costretto addirittura ad interrompere l’attività professionistica pressoché definitivamente.
Per anni si susseguirono diverse ipotesi. Secondo quella oggi più accreditata ed avvalorata, seppure mai troppo decisamente, dallo stesso portiere, Duckadam venne colpito da una trombosi al braccio destro mentre giocava con i propri figli, rischiando perfino l’amputazione.
Secondo invece una versione che circolò per anni, prima di venire smentita dallo stesso Duckadam, il portiere subì una violenta ritorsione da parte del figlio del dittatore Ceausescu, che inviò una squadraccia a spezzargli le braccia. All’origine di questa leggenda, l’invidia per la fama del portiere e per un dono che Duckadam avrebbe ricevuto dal Re di Spagna Juan Carlos, tifoso del Real Madrid: una Mercedes – regalata come ringraziamento per aver deciso la sconfitta dei rivali del Barcellona – che il figlio del dittatore avrebbe preteso per sé.
Pur volendo credere alle smentite di Duckadam, ci sovviene comunque quanto detto recentemente dal brasiliano Roberto Carlos alla Gazzetta dello Sport, in risposta all’intervistatore che gli chiedeva se davvero avesse posseduto un elicottero: “L’elicottero ho dovuto venderlo. Era troppo caro per il Brasile ed era considerato offensivo per le persone”. Nella Romania di Ceausescu, possedere una Mercedes non era dissimile dal possedere un elicottero.
Oggi, Helmuth Duckadam è Presidente onorario della Steaua Bucarest.
Di seguito, il tabellino e il video di quel successo, in assoluto uno dei meno pronosticati nella storia della regina delle Coppe.
7 maggio 1986 – Siviglia, stadio “Ramon Sanchez Pizjuan”
STEAUA BUCAREST – BARCELONA 2-0 ai calci di rigore
(0-0 dopo i tempi supplementari)
Steaua: Ducadam, Iovan, Belodedici, Bumbescu, Barbulescu, Balint, Balan (72′ Iordanescu), Boloni, Majaru, Lacatus, Piturca (113′ Radu). All. Jenei.
Barcelona: Urruti, Gerardo, Migueli, Alexanco, Julio Alberto, Victor Munoz, Marcos Alonso, Schuster (85′ Moratalla), Pedraza, Archibald (111′ Pichi Alonso), Carrasco. All. Venables.
Arbitro: Vautrot (Francia).
Rigori: Majaru (parata), Alexanco (parata), Boloni (parata), Pedraza (parata), Lacatus (rete), Pichi Alonso (parata), Balint (rete) Marcos Alonso (parata).
Nella stagione successiva, la Steaua conquistò anche la Supercoppa Europea, superando per 1-0 la Dinamo Kiev, grazie ad una rete di un giovane campione che avrebbe giocato per anni a grandi livelli in Europa, George Hagi. E nell’ ’89 guadagnò nuovamente la finale di Coppa dei Campioni, contro il Milan di Sacchi, proprio al Camp Nou di Barcellona. Ma stavolta, l’effetto sorpresa era finito.