Home » Top e flop della 24a giornata di Serie A

Gilardino e Destro, doppiette con dedica a Prandelli e con vista Mondiali. Il Catania doma la Lazio nel segno di Peruzzi. Agazzi arrugginito, Benalouane “fantozziano”, Conti perde la testa.

 

TOP

Alberto Gilardino: se il Genoa si è salvato da una sconfitta che sembrava ormai inevitabile lo deve solo ed esclusivamente all’innato istinto del gol del bomber biellese. Con la doppietta all’Udinese il Gila arriva a quota 11 gol in campionato e lancia un chiaro messaggio a Prandelli: ai Mondiali vuole esserci anche lui.

Gino Peruzzi: le qualità dell’esterno argentino  del Catania si notano settimana dopo settimana. E’ lui il principale artefice della vittoria sulla Lazio, di vitale importanza per le speranze di salvezza degli etnei. Una prova sontuosa la sua, suggellata dalla splendida azione culminata con il suo primo gol in Serie A, che manda definitivamente al tappeto l’undici di Reja. Ha solo 22 anni e tanti margini di miglioramento.

Mattia Destro: il discorso fatto precedentemente con Gilardino, volendo, si può allargare anche al bomber della Roma, che da quando è rientrato dal lungo infortunio viaggia a una media gol spaventosa: un gol ogni 75 minuti, più di uno a partita. Schianta la Sampdoria con una doppietta e iscrive ufficialmente il suo nome tra le candidature alla maglia azzurra.

 

FLOP

Michael Agazzi: Corini lo ha preferito a Puggioni e il campo non gli ha dato ragione. Il portiere appena acquistato dal Chievo ha sulla coscienza due delle tre reti con cui la Juve ha sconfitto il Chievo. Quella di Marchisio nasce da una goffa respinta sulla punizione di Pirlo, mentre è fuori tempo sul corner, battuto sempre dal regista della Nazionale, corretto poi in rete di testa da Llorente. Il mea culpa a fine partita gli fa solo onore.

Yohan Benalouane: probabilmente l’Atalanta avrebbe perso lo stesso, ma a condannarla in maniera definitiva è stata la grottesca autorete del difensore franco-tunisino, con quel retropassaggio fantozziano di petto alla “tenga, portiere!”. Emblema di una giornata sfortunata, per lui e per i nerazzurri bergamaschi.

Daniele Conti: può un capitano lasciare in dieci la propria squadra, impegnata in un disperato tentativo di rimonta, per protestare con l’arbitro a 20 minuti dalla fine?