Il tiro mancino di Mihajlović si infrange sul Destro di Pjanić

Aveva sistemato per bene il pallone sul punto di battuta, il buon vecchio Siniša.
Aveva calcolato tutto nei minimi dettagli: schema, tattica, movimenti e aggressività sul primo possesso avversario. Era pronto a beffare la Roma così come beffava i portieri con le sue mortifere punizioni mancine.
Ma le giocate dei singoli — in questo caso Destro e Pjanić — hanno respinto il suo “tiro mancino”, rispedendolo al mittente. Tre a zero e Sampdoria a casa.

Se uno leggesse solamente il risultato potrebbe pensare a una partita mai in discussione o in equilibrio, con una squadra — la Roma — in totale controllo delle operazioni. Chi l’ha vista, però, sa che non è andata così.
Gli uomini di Garcia se la sono vista brutta per una buona mezzora contro una Doria ottimamente messa in campo e a cui è mancato solo il gol.

Ecco, forse la sconfitta così rotonda dei blucerchiati è iniziata da questo piccolo ma fondamentale particolare: il non aver segnato in quella mezzora di predominio, con una Roma in evidente difficoltà nel fare il suo gioco e nel far partire ogni singola azione, ha tolto sicurezza ed entusiasmo ai ragazzi di Mihajlović, poi moralmente abbattuti dalla rete di Destro sugli sviluppi di un corner sul finire del primo tempo.

È dura andare negli spogliatoi così. Prepari bene la gara, chiudi tutti gli spazi alla Roma, la metti in difficoltà ogni volta che prova a ragionare e a ripartire e vai al riposo sotto di un gol.
Eppure Siniša non si è dato per vinto: nell’intervallo ha ricaricato le energie mentali dei suoi e li ha ributtati in campo affamati di campo, di corsa e di pallone.
Ma, come nelle peggiori delle beffe, la grinta e la tenacia dei suoi uomini sono crollate sotto il colpo su punizione — proprio come Mihajlović era abituato a fare — di Miralem Pjanić, talento cristallino bosniaco che ha preso lezioni nel Lione da tale Juninho Pernambucano, il re della “foglia morta”. Da lì a breve Destro, di nuovo lui, darà il colpo di grazia a una Samp che non avrebbe meritato una sconfitta così rotonda.

Ma il calcio è così. Nel calcio dell’organizzazione e degli schemi disegnati a tavolino serve sempre il colpo del grande giocatore.
Perché le tattiche possono portare un uomo a tu per tu con il portiere o a conquistare una punizione in zona pericolosa. Ma poi lì devi avere un Destro o un Pjanić che la palla la sanno buttare in rete. Anche quando giocano peggio dell’avversario.

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Francesco Mariani