Iniziamo questa settimana un viaggio nelle passate edizioni dei Mondiali, con l’intento di raccontarne aspetti e storie attraverso alcune partite simboliche, che ci auguriamo possano far rivivere una scintilla del loro fascino. Buona lettura.
La lunga marcia di avvicinamento a Italia ’90, che aveva previsto i lavori per rinnovare gli stadi e sondaggi indetti per la scelta del nome della mascotte (Ciao ’90), contribuì a diffondere entusiasmo per un evento che si ripeteva a distanza di 56 anni dall’edizione ospitata nel 1934 e di cui ormai in pochi conservavano memoria. Se nel 1934, il mondiale italiano era pienamente immerso nel contesto dell’esperienza fascista, nel 1990 invece, l’intero sistema politico mondiale stava assistendo alla caduta del blocco sovietico e degli stati satellite dell’ Europa dell’Est. Il muro che divideva Berlino era caduto appena un anno prima, nell’89 e così anche regimi sedimentati nei decenni, come quello di Ceausescu in Romania. Il mondiale di Italia ’90, sarebbe stata anche l’occasione per vedere all’opera proprio la Germania, la Romania e, per l’ultima volta, l’URSS.
Durante la manifestazione, poteva capitava di ascoltare la voce in telecronaca di Bruno Pizzul che aleggiava nelle piazze, grazie alla diffusione dei maxischermi. Furono i mondiali di Baggio e Schillaci, ma anche quelli di Van Basten e Gullit, Maradona e Careca, Hagi e Stojkovic. Tutti campioni da ammirare nei torpidi e gialli pomeriggi di giugno o nelle sere estive, rinfrescate dalla brezza. Ma accanto alle classiche espressioni calcistiche delle superpotenze del pallone, si stavano ritagliando un proprio spazio anche squadre emergenti, come i “Leoni Indomabili” del Camerun e i “Cafeteros” della Colombia. Primi segnali etnici di un mondo avviato alla globalizzazione anche nel pallone. E squadre facilmente identificabili attraverso divise colorate e allegre, un po’ come furono quelle notti magiche mondiali.
Il Camerun si era già visto ai mondiali dell’ ’82, aveva destato una buona impressione, ma fu comunque eliminato dall’Italia, per differenza reti. All’epoca, le stelle della squadra erano il portiere N’Kono e l’attaccante già trentenne, Roger Milla. Otto anni dopo … furono ancora loro due a rappresentare i Leoni Indomabili. N’Kono, il portiere che vestiva la calzamaglia anche d’estate, idolo di Gigi Buffon, sostituì a 35 anni il titolare Bell, suo ex secondo (reo di aver criticato i vertici della propria federazione) e fin dalla prima partita contro l’Argentina dimostrò il proprio valore assoluto.
Roger Milla invece, a 38 primavere compiute, aveva già lasciato la massima serie francese e svernava giocando da dilettante dalle parti delle isole Mauritius. La sua partecipazione al mondiale fu voluta direttamente dal Presidente del Camerun.
Proprio al Camerun spettò l’onere di aprire il mondiale contro i detentori dell’Argentina, a San Siro. E fin da subito, fu chiaro che sarebbe saltato il banco dei pronostici. Dopo aver resistito grazie alle grandi parate di N’Kono all’offensiva biancoceleste, al 66’ minuto, l’attaccante camerunense Omam Biyik, con uno stacco esplosivo raggiunse un pallone tra le nuvole, infilando il portiere Pumpido. Malgrado due espulsioni, il Camerun mantenne il risultato sino al termine.
Nella partita successiva, ecco venir fuori l’altra stella: Roger Milla, subentrato nel secondo tempo, folgorò la Romania con una doppietta, celebrando le reti con un ballo di fronte alla bandierina del corner, al ritmo di Makossa. Il Camerun si qualificò così agli ottavi.
Dall’altra parte del tabellone, si era fatta strada la Colombia allenata da Maturana. Teorico di una zona “dinamica”, anticipatore del tiki-taka ed ex allenatore del Medellin, poco tempo prima Maturana aveva dato vita ad una sfida scacchistica tra zone contrapposte con il Milan di Sacchi in Coppa Intercontinentale, sbloccata solo all’ultimo minuto dei supplementari da una punizione di Evani.
Sotto la direzione tecnica dell’avanguardista Maturana, la Colombia si stava facendo apprezzare per un calcio spettacolare, che ebbe il suo apice prima nel ’93, con uno storico 5-0 rifilato all’Argentina, a Buenos Aires e nel 2001 con la Coppa America, vinta proprio in Colombia.
La squadra aveva una spiccata caratteristica corale, con buone individualità, come Alvarez, lo sfortunato difensore ucciso dopo un’autorete ad Usa 94 e Freddy Rincon, mezzala che giocò anche nel Napoli. Ma soprattutto, nella Colombia destavano stupore due giocatori molto appariscenti, il regista Valderrama ed il portiere Higuita. Carlos Valderrama, centrocampista dai piedi tanto storti quanto sensibili, si distingueva per la folta chioma bionda di ricci, simile alle treccine di Gullit, i baffi neri e un gran numero di braccialetti. Metronomo di grande qualità, capace di dosare passaggi millimetrici, lento ma al tempo stesso dotato di buon dribbling, Valderrama sapeva governare il centrocampo della Colombia senza perdere mai un pallone. Tra i pali invece, spiccava la sagoma inconfondibile di Renè Higuita. Portiere e rigorista, interpretava il ruolo del portiere molto oltre le concessioni deliberate dopo l’avvento della zona. Capace di spingersi ben fuori dai pali pur di partecipare alla manovra, esprimeva il proprio carattere istrionico anche attraverso divise colorate come un lancio di coriandoli sul bancone di una gelateria. Famigerato il suo “colpo dello scorpione”, ovvero una parata effettuata inarcandosi con la schiena e respingendo poi con i talloni.
Camerun e Colombia si affrontarono a Napoli, alle 17 del 23 giugno 1990.
Durante i tempi regolamentari, in campo le risorse muscolari africane e le velleità manovriere dei colombiani si annullarono sullo 0-0 e si rese necessario andare ai supplementari.
Per sbloccare la partita, ci volle una grande azione camerunense al 106’, conclusa con doppio dribbling e tiro vincente proprio del subentrato Roger Milla. Il Camerun era andato in vantaggio e alla Colombia non restava che riversarsi in attacco. Tre minuti dopo, l’episodio che segnò la partita. Renè Higuita, si attardò a giocar palla sulla linea di centrocampo, nel tentativo di far salire la squadra. Pressato da Roger Milla, Higuita provo disinvoltamente a dribblarlo, regalando a Milla l’occasione di andare in contrasto, vincente. Piazzata la zampata, Milla scattò con passo da gazzella verso la porta spalancata, inutilmente rincorso da Higuita che inutilmente provò s staccargli una gamba con una scivolata assassina. Deposto il pallone in porta, Milla scattò di nuovo, stavolta verso la bandierina, per condividere la sua gioia con tutti i tifosi del Camerun ma anche con tutti gli spettatori che avevano assistito al match. Inutile il gol del colombiano Redin, a quattro minuti dal termine. Per la prima volta, una squadra africana approdava ai quarti di finale.
Di seguito, il tabellino dell’incontro.
23.06.90 (17.00) Napoli, Stadio San Paolo
CAMERUN-COLOMBIA 2-1 d.t.s.
Reti: 1:0 Milla (106), 2:0 Milla (109), 2:1 Redin (116)
Camerun: N’Kono, Ebwelle, Onana, N’Dip, Tataw (c), Kana-Biyik, M’Bouh, M’Fede (58 Milla), Maboang, Makanaky (71 Djonkep), Omam-Biyik
Colombia: Higuita, A.Herrera, Perea, Escobar, Gomez Monsalve, Gomez Jaramillo (79 Redin), Alvarez, Valderrama (c), Rincon, Fajardo (63 Iguaran), Estrada
Arbitro: Lanese (Italia)
Qui, il video della gara
Ai quarti poi, il Camerun fu eliminato dall’Inghilterra, nonostante un vantaggio mantenuto fin quasi allo scadere dei tempi regolamentari. Eppure, la storia di Roger Milla non era finita. A 42 anni, lo rivedremo ancora a Usa ’94.
Il mondiale di Italia ‘90 fu vinto dalla Germania di Matthäus, Klinsmann e Brehme e festeggiato da milioni di tedeschi in tutta la Germania, anticipando i festeggiamenti che sarebbero poi avvenuti di lì a poco, il 3 ottobre 1990, quando l’Ovest e l’Est del Paese, si riunificarono ufficialmente nell’attuale Germania.