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Caracciolo, il folle che per il Brescia ha rifiutato la Premier League

Con il gol di ieri sera al Novara Andrea Caracciolo, 32 anni, è salito a quota 14 reti in stagione. L’Airone ha la maglia del Brescia cucita addosso e, per amore dei lombardi, in estate ha rifiutato addirittura la Premier League: una storia, quella del bomber milanese, tutta da leggere…

Alda Merini scriveva che anche la follia merita i suoi applausi. Andrea Caracciolo, se la mettessimo in questo modo, si guadagnerebbe senza ombra di dubbio una standing ovation. Si è definito lui stesso un folle, l’attaccante del Brescia. Alzino la mano i calciatori di Serie B che, a 32 primavere suonate e con un contratto in scadenza fra un anno, rifiuterebbero le offerte milionarie di, nientepopodimeno che, Glagsow Rangers e Dynamo Kiev, club europei prestigiosi e con vista, almeno nel caso dei russi, sull’affascinante Europa League. Beh, magari qualche mano alzata ci può stare. Gli scozzesi, pur essendo una delle società più gloriose d’Europa, militano in terza divisione, a causa del fallimento di un anno fa. E giocare in Ucraina… sì, può far storcere il naso a qualcuno. Ma quale giocatore della Serie B italiana rifiuterebbe un biennale da una squadra della Premier League? In questo caso, non ci possono essere mani alzate. L’opportunità di assaporare il campionato più bello del mondo, di giocare contro campioni come Agüero, Gerrard, Rooney, Van Persie, Lampard e di vivere l’inebriante emozione degli stadi inglesi è impossibile da non cogliere al volo. Ma Caracciolo è riuscito nell’impresa di dire no al Norwich City, di rinunciare all’ultimo, fuggente, treno della sua carriera. Di alzare quella mano. Ecco perché si è definito folle: ad agosto, quasi fosse stato il caldo cocente a farlo parlare, ha dichiarato di aver rifiutato le offerte (cospicue) pervenutegli da questi club per riportare in A il Brescia. Il suo Brescia. Come l’ultimo dei romantici.

caracciolo bresciaNO AL DENARO – Lui però, paradossalmente, si è definito folle. E forse non ha avuto torto. Ma l’Airone (o il folle, fate come vi pare), è stata l’ancora di salvataggio per il Brescia di questa metà stagione. I lombardi, affidati a Bergodi dopo le dimissioni-fuga di Giampaolo e l’avvicendamento temporaneo di Maifredi, ci hanno messo molto a carburare e, per essere riusciti ad annusare la zona play-off, devono ringraziare vivamente il buon Andrea, il folle. Quattordici reti, con lampi di rara bellezza come la rovesciata di Castellammare di Stabia e il colpo al volo sfoderato contro il Varese. Ma sulle sue doti realizzative non c’erano dubbi, le aveva dimostrate anche la scorsa stagione quando, scaricato dal Genoa, era arrivato a un passo da quel sogno, riportare le Rondinelle in A come avvenuto nel 2010, stroncato solo da un devastante Paulinho nella semifinale play-off contro il Livorno. Piuttosto, è da ammirare l’attaccamento alla maglia che Andrea ha dimostrato. Qualcosa di utopico nel mondo calcistico dei petrodollari e degli sceicchi del giorno d’oggi. Rifiutare un biennale dalla Premier League a 32 anni, dopo una carriera vissuta ad alti e bassi, è qualcosa di impensabile. Lui è riuscito a farlo, in barba ai soldi e al fascino del tifo d’oltremanica. Diventando anche il miglior marcatore del club lombardo. Eppure poteva essere la sua ultima occasione. La chance per dimostrare che, anche fuori da Brescia, è uno che la sa mettere dentro.

caracciolo palermoLONTANO DA CASA NON VA – Perché, purtroppo, lontano dalla Lombardia non è mai riuscito a esprimere a pieno il suo potenziale. Dopo le 24 reti messe a segno nelle stagioni 2003/2004 e 2004/2005 con le Rondinelle, all’età di 24 anni, ecco la prima chiamata importante, quella del Palermo di Zamparini. L’anno prima campione d’Europa con l’Under 21, Caracciolo ha il, duro, compito di sostituire Luca Toni, passato alla Fiorentina. Una prima annata discreta, 9 centri, e una seconda dove, a causa dell’esplosione di Amauri, bivacca in panchina. Anzi: quando l’italo-brasiliano finisce ai box per sei mesi, Andrea fallisce l’occasione per mettersi in mostra, con i rosanero che non riescono a centrare il tanto sognato piazzamento in Champions League. Decide di puntare su di lui la Samp, ma anche l’avventura a Genova sarà un tracollo. Caracciolo mastica amaro, doveva essere l’idolo di tanti tifosi e, invece, si ritrova etichettato come un flop. Andrea torna a Brescia nel mercato invernale. E ci resta. Tre stagioni e mezzo condite da ben 60 reti, una promozione e la retrocessione in B della stagione 2010/2011. Sta di fatto che, comunque, è riuscito di nuovo a sfondare. L’aria di casa fa bene.

caracciolo genoaIL SOGNO DELL’AIRONE – Eppure l’Airone, nell’estate 2011, decide di salire su, probabilmente, un ultimo treno: quello del Genoa. I rossoblù puntano forte sul centravanti. Genova, però, gli porta davvero male. Una sola rete, peraltro contro la Juventus, e tante critiche. A gennaio fa di nuovo le valige. La consapevolezza di aver fallito un’altra occasione importante c’è, e per Andrea è un brutto colpo. Aver preso sì quel treno, ma esser salito in seconda classe. Passa al Novara, giusto il tempo di segnare due gol (uno decisivo a San Siro all’Inter) e di guardare i piemontesi sprofondare in cadetteria. Torna di nuovo a Brescia. Dove, ancora una volta, riesce a risorgere. Altro che pensionato. Lo fa da campione, da uomo vero. Sedici gol e, come detto, promozione sfumata solo ai play-off. Brescia lo ama. E lui da folle, quale si è dimostrato rifiutando la fama e il prestigio della Premier, gli rimane fedele. Per un sogno, quello di vedersi ancora in alto con la maglia bresciana. Ce ne fossero come lui. Chiamatelo bandiera, altro che folle.