Una Juve sotto Toni
Un’occasione persa. Per la Juve, dopo il 2-0 momentaneo a fine primo tempo, che aveva l’opportunità di dare il colpo di grazia al campionato.
Un’occasione persa. Per la Roma, dopo il pareggio del Verona allo scadere, che aveva la possibilità di riaprire definitivamente la corsa al titolo.
Ma non s’è avverata né l’una e né l’altra cosa, lasciandoci in eredità una “domenica delle occasioni buttate”.
Quella della Juventus, se vogliamo, è anche più clamorosa. La partita con il Verona era in pieno controllo, le occasioni per chiuderla a tripla mandata ci sono state. Eppure, a un certo punto della gara, è spuntato Luca Toni, che — accompagnato da un piccininiano “Proprio lui!” — ha guidato gli uomini di Mandorlini all’insperata rimonta.
Il bomber campione del Mondo 2006 non ha soltanto segnato il gol del momentaneo 1-2, ha combattuto per tutto il pomeriggio una vera e propria battaglia — vinta — dentro l’area di rigore contro Bonucci, Chiellini e poi Ogbonna. Ha fatto a spallate, si è procurato punizioni e corner, ha preso e dato botte, ha segnato e ha costretto Buffon a superarsi in un’altra occasione. Ha messo in apprensione un’intera difesa, talmente attenta a marcare il numero 9 che si è dimenticata Juanito nell’azione del pareggio finale.
Una Juventus che ha perso — perché questo pareggio ha il sapore della sconfitta — la gara di e con la testa: “di testa”, perché, così come successo a Firenze, gli uomini di Conte dopo il doppio vantaggio hanno spento il cervello e hanno permesso il ritorno del Verona; “con la testa”, perché entrambi i gol veneti sono arrivati su due azioni aeree, nonostante l’altezza media dei giocatori bianconeri fosse di gran lunga superiore a quella degli avversari.
E in tutto questo, nel pomeriggio delle occasioni buttate e delle battaglie nelle aree di rigore, un uomo solo ne esce trionfante: Luca Toni, gladiatore dell’area piccola e letale sotto porta nonostante gli anni passati e il fisico non più da ventenne.
Luca Toni, un uomo che da solo ha messo sotto la Juve.