Ho la febbre olimpica
Torni a casa la sera tutto sudato, la fronte che scotta, gli occhi lucidi e rossi, il cuore che batte all’impazzata e con un ritmo incessante. La diagnosi del dottore (abbastanza incavolato perché per visitarti si sta perdendo la gara della Roma in Coppa Italia) non lascia scampo: hai preso la FEBBRE OLIMPICA. Non c’è tachipirina o aspirina che possa aiutarti a guarire il più in fretta possibile. Lasciare che la malattia faccia il suo corso. La prognosi è abbastanza chiara: assenza assoluta dal lavoro dal 6 al 23 febbraio, né un giorno di più, né un giorno di meno.
Il virus influenzale è noto da tempo e proviene dalla Russia meridionale, per l’esattezza da un paesino chiamato Sochi, sede delle prossime olimpiadi invernali. Certo le foto sulla pagina Wikipedia non fanno pensare al luogo adatto per organizzare gare di sport invernali, ma questo è solo un piccolo particolare di poco conto. La città è gemellata con Rimini ed è abbastanza carina; peccato solo per quel divieto di pescare nei WC, una scelta obbligata forse per salvaguardare la splendida fauna ittica che si aggira per le fogne cittadine.
I sintomi della febbre olimpica sono chiari: improvvisa conoscenza dei termini sciistici, quasi da meritare il diploma professionale come maestro di sci, necessità di stare ore e ore attaccato alla televisione per seguire tutte le gare olimpiche in programma, una super vista con la possibilità di osservare tutto nel minimo dettaglio, anche dieci biatleti che sparano contemporaneamente, un tifo da stadio per gli atleti italiani e lacrimazione all’ascolto dell’inno di Mameli che accompagna ogni singola medaglia d’oro azzurra. Per i casi più gravi anche la nostalgia per i tempi della valanga azzurra e di Alberto Tomba oppure la voglia di partecipare in prima persona alle Olimpiadi, magari sotto la bandiera di qualche paese africano come Togo.
Punto K, slalom gigante, combinata, inforcata, cancelletto di partenza, skeleton, half-pipe saranno alcuni dei termini che arricchiranno il vostro dizionario durante il periodo di malattia. Ci sarà qualche difficoltà nel seguire e capire il funzionamento delle gare di pattinaggio artistico, le stesse difficoltà che avrà sicuramente Putin nel seguire uomini che scivolano veloci e aggraziati sul ghiaccio durante le gare di pattinaggio artistico maschile. Non vorrete perdervi nemmeno un minuto di gare, vi emozionerete come bambini piccoli con le partite di curling, lasciandovi distrarre ogni tanto dal fascino della nazionale russa femminile. Sarà tanta poi la voglia di correre al centro commerciale per comprare la divisa della nazionale norvegese.
Insomma questo è ciò che vi aspetta da qui per le prossime due settimane. Potevate evitare tutto questo facendovi per tempo il vaccino, annullando l’abbonamento alla pay-tv e distaccandovi da tutto ciò che è sport. Non l’avete fatto e ora ne pagherete a caro prezzo le conseguenze. Niente più vita sociale, ma solo gare, discese, salti, atleti, tempi, statistiche e partite da seguire. Salutate i parenti e i colleghi di lavoro e date loro un arrivederci a quando tutto questo sarà finito. Stanno per iniziare le Olimpiadi, che la febbre olimpica prenda il pieno possesso del vostro corpo e della vostra mente. Noi ovviamente cercheremo di aiutarvi e di assecondare la vostra malattia, fornendovi giorno per giorno notizie sulla programmazione e sui risultati.
Infine non dimenticate di celebrare Steven Bradbury, l’uomo da cui abbiamo imparato che tutto è possibile e non bisogna mai darsi per vinto.